Recensione del librogame Where is The Wolf? di Antonio Costantini
«Lupo ulula?»
«Là?»
«Cosa?»
«Lupo ululà e castello ululì.»
«Ma come diavolo parli?»
«È lei che ha incominciato.»
Confido che molti di voi riconosceranno questa citazione e, soprattutto chi mastica inglese, potrà capire il motivo per cui mi è sembrata adattissima per il librogame di cui parlerò oggi: “Where is the wolf?”
È una domanda retorica, non serve che rispondiate. D’altronde l’editore Dracomaca ci ha abituati a questo genere di titoli fin da “Mi vuoi adottare?”.
Da notare poi che l’autore di oggi è qualcuno che ormai abbiamo visto già tantissime volte, ciascuna di queste con un editore differente: l’onnipresente Antonio Costantini. Si può dire ormai che ci sta prendendo la mano, di questo passo me lo ritrovo ovunque, anche nella scatola dei cereali.
Premetto fin da subito che questa recensione è un’assoluta anteprima, siccome il librogame non è ancora uscito a tutti gli effetti, ma è disponibile nel preordine assieme a un altro titolo che molti finora pensavano fosse solo un pesce d’aprile. Sto parlando di Maremma che Zombies, che si andrà a inserire nel numero 1,5 della collana principale di titoli Dracomaca. Where is the Wolf? per la cronaca occupa la posizione numero 2.
Entrambi i titoli potranno essere acquistati anche singolarmente, ma il risparmio maggiore lo si otterrà acquistandoli in combo. Peraltro siamo un periodo dell’anno in cui è davvero impossibile non essere tentati a spendere.
Sì, so che il Black Friday è praticamente finito, ma vogliamo parlare dei regali di Natale? Ve lo dico così eh, giusto per aumentare il vostro livello di stress.
REGOLAMENTO:
Non è un caso che io abbia parlato di “livello di stress”, essendo a tutti gli effetti uno dei valori da tenere costantemente d’occhio sulla propria scheda personaggio. Una scheda personaggio che, per chi effettuerà il preordine, sarà fornita a parte con tanto di firma dell’autore (no, la firma non è quel graffio che vedete. Quello è del gatto dell’autore che si è messo di mezzo).
Lo stress, insieme alle ferite, sono molto importanti perché potranno sancire la fine anticipata dell’avventura nel caso in cui uno dei due raggiungesse valore 10 (il valore iniziale per la cronaca è 0). Durante l’avventura, potrà capitare di effettuare delle prove fisiche o psicologiche, basate su una difficoltà dettata dal testo di volta in volta, che equivale al numero di dadi che, lanciati, necessiteranno di un numero pari a 4 o superiore. La quantità di dadi da lanciare dipende dai valori di ferite e stress: più sono alti, meno dadi si potranno lanciare.
Per facilitare alcune prove si potranno collezionare oggetti o abilità speciali (queste ultime hanno la peculiarità di rimanere intatte anche nelle run successive!), nonché alcuni stati emotivi che si riveleranno molto utili nei momenti di maggiore panico. Anche i punti di Genetica potranno salvarvi la vita, concedendovi un totale di 5 occasioni in cui potrete rilanciare un dado (qualora il suo risultato non vi soddisfi), per non parlare delle classiche parole chiave, che in alcuni casi saranno in grado addirittura di evitarvi scontri mortali. Ma attenzione, perché a un certo punto entra in gioco un fattore fondamentale, che potremmo rinominare…
Il “no Maria io esco” si applica quando lo stress o le ferite raggiungono il valore 7 o più: in questi casi, quando si lanciano i dadi, anche un numero pari a 3 viene considerato un successo.
L’ultimo aspetto da memorizzare del regolamento sono i dadi. Sì, di quelli ho già parlato… Ma stavolta sono dadi particolari, che prendono il nome di “dado bianco” e “dado nero”: all’inizio dell’avventura dovrete lanciare un dado e appuntare il numero uscito in entrambe le categorie, dopodiché non vi resta che addentrarvi nella storia e scoprire sulla vostra pelle cosa vi riserverà il destino.
LA MIA ESPERIENZA:
Mi sveglio rimbambito e legato a una sedia, ricordo poco di come sono finito qui. Di fronte a me si accende un monitor dove qualcuno mi propone di fare un gioco. Ecco dunque che nella mia testa partono i ricordi di Saw.
Distinguo due persone armate con indosso una maschera da lupo, come quella che a quanto pare indosso anche io. Alle loro spalle, si intravede un uomo con le dita congiunte in forma piramidale che mi ricorda tanto il Signor Burns dei Simpson… Se non fosse che il suo volto è coperto dall’oscurità.
In fondo è un’abitudine abbastanza comune nascondere la faccia di alcuni personaggi. Ho passato tutta la mia infanzia a cercare di risolvere il mistero dei genitori di Mucca e Pollo, ma di recente ne sono venuto a capo e sono pronto a condividerlo con il resto del mondo.
Non serve che mi ringraziate… ma ora torniamo al nostro misterioso individuo, che senza che io glielo abbia chiesto (e senza che io abbia confermato di volerne prendere parte) mi spiega le semplici regole del gioco:
Se vi togliete la maschera: morite.
Se dite il vostro nome: morite.
Se parlate di voi: morite.
Se consigliate Lupo Solitario a un utente in cerca di librigame non fantasy: morite.
Se venite uccisi: morite.
Se, al termine del terzo giorno, ci sarà più di uno ancora in vita: morirete tutti.
Severo ma giusto. Si direbbe proprio che sono finito in un autentico gioco al massacro. Un massacro che potrebbe già iniziare con l’altro tipo chiuso nella mia stessa stanza… Se non fosse che è già morto. Non vale, mi tolgono il divertimento!
Esco dalla stanza mediante un complesso marchingegno, salvo poi ritrovarmi in un corridoio oltre il quale si sentono grida strazianti. La curiosità prende il sopravvento e mi avvicino: a quanto pare, è in corso una divertentissima partita a carta-forbici-sasso nella sua versione più estrema.
No, non quella… Intendo dire che chi perde, muore.
E siccome scommetto che voi morite dalla voglia di scoprire come andrà avanti la storia, interrompo proprio qui sul più bello la narrazione!
CONSIDERAZIONI FINALI:
Dopo Lupo Solitario e Il lupo del Maine, i librigame si arricchiscono di un ulteriore “tenero” lupacchiotto tra le proprie file. Più volte ho sottolineato come Antonio Costantini fosse una garanzia nel campo della narrativa interattiva, e anche stavolta non ha deluso le aspettative. Anzi, continua a dimostrare di essere ancora molto affamato, alzando sempre più l’asticella di qualità delle proprie opere.
“Il prossimo sarà migliore” è quello che in fondo lui stesso ammette sui social. Inutile dire che col passare del tempo questa sfida si sta rivelando sempre più difficile da mantenere (eppure Antonio ci sorprende!).
In questo caso, vivremo in prima persona un’esperienza in stile Squid Game made in Italy, con qualche piccola variazione… Perché se fosse davvero una versione di Squid Game ambientato in Italia, ci sarebbe stato un massacro già alla seconda prova.
Ovviamente le ispirazioni non sono solo quelle di Squid Game (come lo stesso autore conferma e svela nel libro, tramite diversi indizi per i lettori più attenti). In generale, abbiamo tra le mani un vero e proprio Battle Royal dove per proteggere la nostra vita e andare a caccia dei nostri avversari potremo sfruttare un sistema a mappa aggiornabile (vale a dire coi numeri di paragrafo relativi alle varie stanze che cambieranno dopo ogni nostra azione) già visto in Yaga! e già sperimentato dall’autore in una sezione di gioco all’interno di Persephone X.
Where is the Wolf? è un librogame dall’altissimo potenziale ancora inespresso, con un finale da urlo che apre le strade a tantissime variabili che potremo vedere presto per iscritto (e chissà… forse anche sul grande schermo?), dal momento che sia l’editore che l’autore hanno già delle idee chiare su un possibile sequel (anzi, più di uno!) la cui pubblicazione dipenderà esclusivamente dal successo ottenuto da questo primo libro. Il finale sarà solo uno, anche per collegarsi in maniera coerente al prossimo volume che riprenderà la storia dal punto in cui è stata interrotta, ma in compenso il libro nasconde un’elevata variabilità di scene. Ve ne accorgerete già dalla seconda run (necessaria, perché sarà difficile se non addirittura impossibile ottenere il finale alla prima botta), perché potrete vivere le stesse situazioni scoprendo che basta davvero un nonnulla per cambiare le carte in tavola. In questi casi, dovrete fare attenzione ai dettagli per evitare di farvi cogliere impreparati.
Sarà che ho vissuto quest’opera da vicino, avendola playtestata fin dalle sue prime evoluzioni, ma devo ammettere che mi ha lasciato davvero uno splendido ricordo… E confido che anche voi, giocandola, potrete dare una risposta a quella che apparentemente sembrava una domanda retorica.
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