Mario + Rabbids: Sparks of Hope – Recensione – Nintendo Switch

Mario + Rabbids: Sparks of Hope – recensione

Se è vero che “squadra che vince non si cambia”, non c’era alcuna ragione per cui Nintendo e Ubisoft non avrebbero dovuto nuovamente far convergere i loro universi per dar vita ad un sequel di Mario + Rabbids: Kingdom Battle: con Sparks of Hope, il team di Ubisoft Milano torna a proporre una formula da strategico che possa non solo sposarsi egregiamente con l’ibrida-portatilità di Nintendo Switch, ma che sappia soprattutto rivolgersi sia ad un pubblico di amanti del genere sia ad una serie di curiosi al primo approccio. Se avrete la voglia di addentrarvi con me in questa recensione, scoprirete perché l’unione tra Mario e i conigli di casa Ubisoft ha fatto nuovamente centro! 

Mario + Rabbids: Sparks of Hope – Recensione –  Ancora guai, ancora Rabbids!

Si sa che, dove Mario e compagni risiedono, la pace non dura mai troppo: in seguito alle vicende di Kingdom Battle e dopo aver sventato una minaccia ben più grande di loro, la squadra capitanata dall’idraulico baffuto è chiamata nuovamente alle armi! Lasciamo per una volta in pace il povero Bowser, persino derubato dei suoi scagnozzi, per concentrarci su Cursa, un’entità misteriosa che ha in mente di assumere il controllo del potere degli Sparks, piccoli esserini dalla forma di stella nati dalla fusione tra gli Sfavillotti e i Rabbids. 

Una principessa Rosalinda dispersa e la necessità di riportare la pace nell’universo saranno due motivi più che sufficienti per metterci in cammino per la galassia, pronti a scendere sui diversi pianeti per recuperare l’energia necessaria a portare la nostra nave fin dalla malefica Cursa. 

Ammetto che, nonostante la natura pretestuosa per gettarci in battaglie fatte di tattica e rimbalzi a destra e sinistra, la trama di Sparks of Hope si lascia seguire, presentando persino delle note finali quasi commoventi. Ovviamente, il vero obiettivo della produzione è quello di garantirci un cast allargato e capace di proporre nuove formule di gioco.. e ci è riuscita! 

Mario + Rabbids: Sparks of Hope – Recensione – Più di una “scintilla” di novità!

Potremmo suddividere il gameplay di Sparks of Hope in due macro-fasi: la fase esplorativa e la fase di battaglia. Il nostro viaggio fino all’area finale, dove affronteremo la temibile Cursa, ci porterà infatti in diversi pianeti dalle vibes “stagionali”, capaci di offrirci scontri divertenti e aree da esplorare per raccogliere oggetti e scoprire segreti nascosti. 

Ogni mondo ha infatti una serie di sub-quest che ci permetteranno di ottenere le monete caratteristiche di quel pianeta, utilizzabili presso lo shop locale per ottenere potenziamenti, chiavi di accesso ad aree segrete, oggetti di supporto o skin puramente decorative per le armi del nostro party. Lo svolgimento di queste missioni è opzionale, sebbene recuperare almeno quelle necessarie ad accedere alle aree contenenti Sparks aggiuntivi mi sembra più che consigliato! 

Equipaggiare gli Sparks è infatti una delle grandi innovazioni della produzione, capace di modificare criticamente soprattutto le battaglie più avanzate: ogni membro della squadra può essere accompagnato da ben due Sparks, ognuno capace di garantire un’abilità attiva o passiva; ad esempio, vi saranno piccoli aiutanti che infuocheranno o ghiacceranno i colpi delle armi, garantendo bonus una volta colpito un nemico. Ancora, vi sono Sparks capaci di attuare una significativa riduzione del danno avversario o altri che cureranno i personaggi con il passare dei turni. Inutile dire che ogni Spark è liberamente associabile a quello o quell’altro componente del nostro team, garantendoci massima personalizzazione e diversificazione tra uno scontro e l’altro. Inoltre, ogni Spark può salire di livello, migliorando le proprie abilità. 

Il nostro party sarà composto da 3 personaggi schierabili sul campo di battaglia e ben 6 riserve, per un totale di 9 Eroi controllabili; ognuno di essi possiede delle abilità specifiche ed un equipaggiamento peculiare, da combinare agli effetti garantiti dagli Sparks per creare piccole e colorate armi di distruzione di massa! L’introduzione di nuove personalità nel roster rispetto al precedente capitolo porta una ventata di aria fresca e permette di dar vita a nuovi abbinamenti fra i personaggi, generando combo particolari a seconda del nostro approccio.  

Due ulteriori cambiamenti alla formula di gameplay permettono poi di dinamizzare un po’ tutte le fasi di battaglia: la rimozione della griglia e l’utilizzo in tempo reale dei membri del party. Il giocatore assume infatti il controllo diretto di ogni personaggio schierato e lo fa muovere entro un raggio di azione che cambia da Eroe ad Eroe e che si può estendere sia tramite l’upgrade degli stessi, con l’utilizzo dei Punti Abilità sbloccabili durante l’avventura, sia utilizzando piccoli “trucchetti” quali saltare sulla testa dei compagni per entrare in una “mini-fase di volo” che ci fa spostare più in là del limite, anch’essa estendibile! Restano determinanti anche le scivolate, utilissime per infliggere danno ed effetti ai nemici. 

Parlando di nemici, la varietà di avversari che incontreremo durante il corso dell’avventura è piuttosto soddisfacente; ho trovato appagante doversi adattare ai malus inflitti dai componenti dell’esercito di Cursa, arricchito dalla presenza di vecchie conoscenze “Bowseriane”: ogni nemico ha infatti un proprio raggio di movimento e una serie poteri applicabili ai nostri Eroi, alcuni particolarmente fastidiosi, come una temporanea impossibilità di usare armi o abilità oppure una continua evocazione di nuovi alleati. Anche i Boss risultano interessanti, spesso circondati da una marea di aiutanti e capaci di garantire battaglie sempre diverse grazie alle loro peculiarità. 

Le mappe di battaglia sono spesso molto verticali, con alture da sfruttare a nostro vantaggio, piattaforme da evocare per poter proseguire fino all’obiettivo, tunnel da sbloccare per passare alle spalle dei nemici ecc. 

Tutto questo contenuto si traduce in una durata che può variare dalle 20 alle 35 ore, a seconda dell’accuratezza dei giocatori nella ricerca di oggetti e nello svolgimento di scontri secondari. In questo monte ore si deve considerare anche una difficoltà che non ho trovato particolarmente elevata e che tende ad impennarsi verso le battaglie finali, forse anche un po’ troppo drasticamente rispetto alla “passeggiata di salute” delle prime 15 ore di gioco. Un bilanciamento migliore, forse, sarebbe stato più gradito. 

Un’ulteriore nota negativa, richiamando l’argomento “nemici”, potrebbe essere la ripetizione puramente estetica di alcuni concept visivi, come ad esempio i “tigroni” che si limitano a cambiare colore per indicare il cambio delle abilità ad essi collegate… ci voleva molto ad ideare un paio di nemici in più? Per quanto concerne il resto dell’impatto estetico, Mario + Rabbids Sparks of Hope è colorato e gradevolissimo da vedere, sia nelle animazioni che nella gestione delle aree da esplorare. Bellissimi anche i filmati che accompagnano i momenti più importanti, ben animati e capaci di rievocare tutta l’ironia tipica del brand di Mario. Peccato per qualche bug sparso, raro nelle produzioni Nintendo, non in quelle Ubisoft!

Anche la colonna sonora non delude, con brani da battaglia ben orchestrati e alcune tracce finali che garantiscono una certa tensione: del resto, i compositori sono alcuni tra i nomi che hanno firmato le musiche di Kingdom Hearts e Ori and the Will of the Wisps. 

Amante di videogiochi e libri fin dalla nascita, ha poi sviluppato una grande passione per tutto ciò che è nerd. Originaria della terra del bergamotto e del piccante, vanta radici nordiche niente male e ha una passione irrefrenabile per il mondo animale. Logorroica e amante delle discussioni costruttive, datele un argomento di conversazione a vostro rischio e pericolo!