1899 – Netflix – Recensione
Uscita su Netflix il 17 novembre, 1899 è la nuova serie dei coniugi Baran Bo Odar e Jantje Friese, gli stessi creatori di Dark. C’è chi ne è rimasto entusiasta e chi, invece, deluso. Per noi di Nerdream la serie è promossa!
1899 – La trama e il cast
La serie è ambientata alla fine del 19° secolo a bordo di una nave di immigrati che partita dall’Europa si dirige verso New York. Sulla nave Kerberos viaggiano passeggeri di diverse nazionalità, origini e classi sociali. Durante la traversata dell’Oceano Atlantico, ricevono una comunicazione dalla Prometheus, una nave della stessa compagnia misteriosamente scomparsa mesi prima. La nave che avrebbe condotto i passeggeri verso un nuovo inizio nel “Nuovo Mondo” subirà quindi un inquietante deviazione, allontanandosi dalla speranza del sogno americano per trascinarli in un incubo.
Nel cast troviamo Andres Pietschmann (che già abbiamo avuto modo di conoscere in Dark), Lucas Lyngaard e Clara Rosager (The Rain), Miguel Bernardeau (Elite), Mathilde Ollivier, Aneurin Barnard, ed Emily Beecham.
Il doppiaggio – No Spoiler
La prima cosa da dire su 1899 è come vederlo su Netflix. Già lo avevamo anticipato nel nostro articolo un mese fa e che potete leggere qui, ma è meglio ribadirlo. 1899 deve essere visto in lingua originale!
Essendo una serie in cui i personaggi, provenienti da nazioni differenti, parlano lingue diverse, per tutta la durata della stagione hanno problemi nel comunicare tra di loro. Capite bene da voi che con il doppiaggio, sentendoli parlare tutti in italiano, non solo non si capisce quali sono le cose che riescono a comprendere da quelle che invece ignorano, ma si perde anche uno dei messaggi che vuole passare la serie.
Infatti, in vari momenti, sembra quasi che riescono a comprendersi di più i personaggi che hanno difficoltà nel comunicare verbalmente, a causa del linguaggio differente, perché sono le azioni e i modi a parlare al posto loro.
L’inglese viene utilizzato come lingua franca, ma c’è comunque chi non lo capisce e non lo sa parlare, quindi per tutto il tempo deve cercare di intuire cosa sta accadendo e destreggiarsi nell’intricata situazione in cui si trova.
Consiglio vivamente, quindi, di impostare la serie in lingua originale con i sottotitoli per godersela al meglio, così come vorrebbero gli stessi creatori.
1899 e Dark – No spoiler
1899 ha molto in comune con il suo predecessore. La serie, infatti, riprende molte caratteristiche di Dark, dall’interpretazione grave e afflitta dei personaggi alla narrazione enigmatica. La stessa Friese è un’appassionata di puzzle quindi non potevamo aspettarci diversamente.
Un altro aspetto in comune è la musica, che ci trasmette questa sensazione minacciosa e angosciante. Ad occuparsene è il compositore, musicista e produttore australiano Ben Frost, autore già convocato per la realizzazione della colonna sonora di Dark.
Entrambe le serie presentano simbolismi, allegorie e questioni etiche e filosofiche, il tutto contornato da un’atmosfera cupa con qualche riferimento steampuck qua e là.
Per questo motivo, tutti quelli che hanno trovato Dark appassionante, potranno quasi sicuramente entusiasmarsi anche per questa nuova serie, nonostante il principale mistero alla base di 1899 possa risultare chiaro fin da subito per uno spettatore più attento.
Difatti, per quanto venga esplicitamente affermato solo negli ultimi episodi della prima stagione, il mistero che si nasconde dietro la Prometheus e la Kerberos può essere intuito, se non compreso appieno, già nella prima puntata. Sicuramente chi ha già visto opere che trattano lo stesso argomento può essere facilitato in tal senso, e potrebbe trovare la serie piuttosto prevedibile.
Ma le incognite dietro 1899 sono davvero molte, quindi per quanto alcuni possono arrivare a comprendere il meccanismo che guida la serie, c’è molto altro da dover scoprire, e per questo non ci si annoierà di sicuro.
Non si può aggiungere altro senza fare spoiler, quindi vi invito a tornare una volta finito di vedere 1899. Per chi lo ha già fatto invece, seguitemi così entriamo più nel dettaglio.
Il contorto segreto di 1899 – Spoiler Alert
Come detto poco fa, la serie nasconde alla sua base un mistero che viene chiarito solo verso gli ultimi episodi. Per chi ha prestato un po più di attenzione a certi dettagli, però, potrebbe riuscire a risolverlo già dall’inizio.
Il primo episodio si apre con una poesia di Emily Dickinson:
“La mente è più estesa del cielo perché, mettili fianco a fianco, l’una conterrà l’altro, con facilità, e te anche. La mente è più profonda del mare perché, tienili azzurro contro azzurro, l’una assorbirà l’altro, come una spugna un secchio assorbe”
Molti spettatori già da queste prime parole hanno intuito dove la serie voleva andare a parare. Andando avanti vengono poi aggiunti dettagli e indizi che cercano di portarci sempre più vicini alla soluzione.
Più che grazie alla poesia della Dickinson, io sono riuscita a risolvere il mistero dopo aver ascoltato la sigla iniziale. “White Rabbit” di Jefferson Airplane, non solo è una metafora del celebre romanzo “Alice nel Paese delle Meraviglie“, ma è anche la canzone utilizzata nel trailer dell’ultimo film di Matrix.
Inoltre, in ogni episodio, vengono fatti continui riferimenti alla mente e alla concezione della realtà, e inseriti parecchi elementi disturbanti alla visione.
Insomma, sembra quasi che Baran Bo Odar e Jantje Friese volessero farci capire prima del tempo quello che stava succedendo!
Il tema della realtà fabbricata in cui i personaggi non sanno di vivere, è già stato utilizzato più volte, non solo in Matrix. Eppure è interessante vedere come in 1899 questo tema viene affrontato. E come continuerà ad essere affrontato nelle stagioni successive.
La prima stagione di 1899 sembra volerci solo introdurre nella storia, e come in Dark, c’è molto più dietro ciò che abbiamo appena visto. Se la storia ci è sembrata intricata adesso, scommetto che in futuro sarà ancora più contorta.
“Ciò che è andato perso sarà ritrovato”
Per quanto si possa aver capito, o anche solo intuito, quasi immediatamente il segreto dietro questa stagione, non lo considero un aspetto negativo della serie. Ci sono ancora molte domande a cui non abbiamo una risposta, e sembrano essere proprio quelle il vero enigma da dover risolvere.
Nell’ultimo episodio vediamo Maura svegliarsi e uscire dalla simulazione. C’è, però, la possibilità che sia solo passata da una simulazione ad un’altra.
C’è da chiedersi poi, in cosa consiste questa simulazione.
Sebbene Maura abbia creato la sua prima realtà alternativa perché incapace di abbandonare il figlio morto (come ci viene fatto capire mostrandoci la camera dei giochi di Elliot sotto quella che molto probabilmente è la sua tomba), come si sono ritrovati tutti i personaggi in quella situazione?
I partecipanti hanno deciso spontaneamente di far parte della simulazione?
A muovere i fili della realtà fittizia è veramente il fratello di Maura oppure si tratta di un’altra falsa pista come nel caso di suo padre?
Si potrebbe continuare all’infinito.
Sono molte le domande che la serie ci lascia. Così come sono molte le teorie e le speculazioni che stanno crescendo in questi giorni.
Sfortunatamente, non sono una persona paziente. Per quanto apprezzi i gialli e mistery, posso tollerare al massimo una giornata di teorie, dopodiché necessito di risposte.
1899 si sta decisamente prendendo più di un giorno. Considero, quindi, questo un elemento a sfavore della serie.
Non si può finire con più domande di quelle che avevamo quando la serie è iniziata, dai!
Faccio i miei complimenti a Baran Bo Odar e Jantje Friese, così come a tutto il cast e la troupe, per aver realizzato una così bella serie. Speriamo che la seconda stagione non tardi ad arrivare e che la fiducia in questo progetto non sia malriposta.
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