Glass Onion Knives Out – Recensione – Rian Johnson

Glass Onion Knives Out – Recensione – Rian Johnson

Mercoledì è arrivato al cinema Glass Onion – Knives Out, sequel di A cena con delitto – Knives Out e secondo film della trilogia di Rian Johnson incentrata sulla figura del detective Benoit Blanc, interpretato da Daniel Craig. Al suo fianco compaiono nomi come Edward Norton, Janelle Monáe, Kate Hudson, Dave Bautista e tanti altri.

Un sequel difficile da realizzare

Potrà sembrare strano, ma le aspettative verso questo film non erano altissime. Principalmente per il fatto che si tratta di un giallo e perché è il sequel della pellicola che è.
Con ciò non vogliamo dire a prescindere che il giallo sia un pessimo genere, semplicemente che sta diventando un tipo di racconto sempre più difficile da realizzare, poiché possiede una caratteristica che rischia di penalizzarlo e non poco: c’è ogni volta un colpo di scena alla fine.

Quando si sta per guardare un film che già da subito si sa avrà un colpo di scena, diventa più difficile per la pellicola stessa riuscire a portare a termine il suo obiettivo di stupire. Questo perché lo spettatore passa tutto il tempo a cercare di risolvere l’enigma inscenato, arrivando spesso anche a capire tutto ancora prima che lo riesca a fare il detective.

Il principale punto di forza del primo Knives Out consisteva nel fatto che riusciva ad essere imprevedibile dall’inizio alla fine, soprattutto perché Johnson aveva stravolto molti canoni del genere, portando qualcosa di nuovo, di fresco.

Era quindi davvero molto difficile riuscire a replicare lo stesso con un nuovo capitolo; il rischio che Knives Out fosse un colpo fortunato, un qualcosa che ti viene bene una volta e basta, era davvero molto grande.
Fortunatamente però, Johnson è riuscito a replicare il risultato, realizzando una storia che riesce a tenere incollati allo schermo e che riesce a stupire.

Il lato tecnico

Molto valido anche il lato tecnico. A partire dalla sceneggiatura, che offre una storia davvero interessante, parecchio articolata ma che è stata gestita in maniera impressionante.
Sono tante le cose che succedono, in maniera poi piuttosto rapida, ma tutte con il giusto spazio.
Ogni singola vicenda che viene aperta viene anche chiusa e data una spiegazione logica al tutto.

Ad essere tanti sono anche i personaggi, che riescono ad avere i giusti tempi ed un validissimo approfondimento psicologico. Sono tutti mossi dalle proprie motivazioni. Non sempre particolarmente condivisibili, ma comunque perfettamente credibili.
Gli attori, inoltre, hanno fornito delle ottime performance, portando sullo schermo un gruppo di personaggi molto convincente.

Ben gestita anche la comicità, sempre ottimamente bilanciata, mai fuori luogo o banale. Offre un umorismo davvero intelligente.

Interessante anche la fotografia, molto colorata, che va quasi in contrasto con le situazioni delicate in cui si muovono i personaggi, ma che in tal modo riesce a creare un’atmosfera parecchio suggestiva.

Molto valido, infine, anche il montaggio, che riesce ad alternare le varie sottotrame in maniera dinamica e mai pesante, dando a ciascuna situazione il minutaggio perfetto per portare avanti il tutto con un ritmo incalzante che riesce ad intrattenere.
L’unico difetto è che forse in alcuni punti è un po’ prolisso, ma comunque non appesantisce la visione.

Alcune piccole tematiche

Si tratta di un prodotto che offre principalmente intrattenimento, ma che riesce anche a ritagliare alcuni spazi per fare qualche riflessione interessante.

Si parla della falsità di certi esseri umani e di quanto essi siano attaccati o dipendenti dal potere (o da chi ce l’ha) e si riflette sul ruolo della donna, del suo posto all’interno della società, di come può fare per raggiungere posizioni di rilievo e di quanto nel frattempo venga oggettificata.

Non ci si sofferma più di tanto su questi aspetti, ma quanto basta per poter ricordare a chi guarda che queste cose, purtroppo, esistono.

Una riflessione sui titoli

Concludiamo con una piccola riflessione sulla traduzione dei titoli di entrambi i prodotti.
Il capitolo del 2019, in originale, si intitola Knives Out, tradotto in Italia con A cena con delitto – Knives Out.
È vero che il tutto lì si ambienta durante una cena, ma il titolo italiano non riesce a risultare particolarmente azzeccato, perché alla fine non c’entra assolutamente con il concetto di cena con delitto che conosciamo.

Per questo invece, il titolo originale è Glass Onion – A Knives Out Mistery, mentre quello italiano è più semplicemente Glass Onion – Knives Out. Per assurdo, “A cena con delitto” avrebbe avuto molto più senso qua, perché, come si vede anche nel trailer, i personaggi raggiungono l’isola in cui si ambienta il tutto proprio con lo scopo di fare una cena con delitto.

Per concludere

Glass Onion – Knives Out è un film che avrebbe potuto risultare decisamente inferiore rispetto al precedente. Fortunatamente però non lo è poiché si tratta di una creazione di Rian Johnson, un regista che si sta facendo notare in particolare negli ultimi anni e che riesce sempre a portare sullo schermo storie di alto livello; che presentano tantissimo impegno, soprattutto in fase di scrittura.
Finche le pellicole della saga rimangono su questo livello, potrebbero farne anche altre cento.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.