Black Panther Wakanda Forever – Recensione – Marvel Cinematic Universe

Black Panther Wakanda Forever – Recensione

È finalmente uscito Black Panther Wakanda Forever, trentesimo film del Marvel Cinematic Universe che ha l’obiettivo di risettare la figura della Pantera Nera all’interno di questa saga, per via della prematura scomparsa del suo interprete: Chadwick Boseman.

Un film ed un eroe da reimpostare

Ciò che la pellicola offre non è sicuramente ciò che i Marvel Studios avevano inizialmente previsto, perché difficilmente avrebbero potuto pensare che cosa sarebbe successo all’attore che avevano scelto come protagonista.
Si è deciso di non optare per un recast, in modo tale da poter celebrare il ricordo di chi purtroppo ci ha lasciati prematuramente.
Ciò che quindi il film fa, fondalmentalmente, è un passaggio del testimone. Raccoglie l’eredita lasciata dal compianto Boseman e cerca qualcuno a cui lasciarla (che non diciamo chi è per non fare spoiler).

Un omaggio sentito e non strumentalizzato

Che l’omaggio ci sarebbe stato era palese, lo avevano fatto capire dai trailer e dalle varie notizie. Il timore era che avrebbero potuto strumentalizzare un po’ la cosa, che ci avrebbero potuto marciare un po’ sopra. Fortunatamente così non è stato. Hanno dato vita ad una commemorazione davvero sentita e parecchio toccante. Minuti posizionati in testa alla pellicola, ancora prima che parta il logo dei Marvel Studios che emozionano e lasciano in silenzio, nonostante il pubblico di questa saga cinematografica sia spesso poco silenzioso quando va in sala.

Troppo tempo per reimpostare il Wakanda

Il fittizio stato del Wakanda è scosso per la morte del re e deve ritrovare il suo equilibrio. Nel frattempo però deve affrontare un’altra minaccia: un mutante di nome Namòr inizia a fare visita ai protagonisti, mettendo loro ulteriore pressione.

In seguito a ciò, vanno anche a cercare una studentessa di nome Riri Williams (il cui alter-ego ha il nome Iron Heart) e torneranno anche in rapporto con l’Everett Ross di Martin Freeman.

In un primo momento potrebbero sembrare tante cose, ma in realtà no. Sicuramente non è giustificata una durata che raggiunge le due ore e quaranta.
Non per una trama così semplice almeno, perché tutto questo minutaggio appesantisce notevolmente il film.
Dicendo questo non vogliamo dire che a prescindere sia noioso, si tratta di un giudizio parecchio soggettivo, poiché a tante persone sono pesate mentre ad altrettante no.

Noi non ci siamo annoiati durante la visione, per quanto comunque si poteva far durare il tutto probabilmente anche una quarantina di minuti in meno.

Da cosa è generata questa lunghezza esagerata

Il motivo principale per cui questo film è così lento è perchè si è cercato di impostare il film in maniera un po’ troppo più seria rispetto a quello che dovrebbe essere.

Un po’ come è stato fatto con Eternals (solo che lì il tutto funzionava meglio). Ogni vicenda è stata inscenata con un’elevata dose di enfasi, che ha rallentato abbastanza il tutto.

Durante la visione, però, si ha la sensazione che tutto ciò non era necessario. Poteva funzionare ugualmente (anzi, poteva funzionare meglio) se non ci si fosse focalizzati così tanto su ogni singola cosa. Facendo scorrere più rapidamente i passaggi ed avere un film dal tono leggero che non avrebbe appesantito (o comunque molto meno) il tutto.

Il lato tecnico

Per quanto riguarda i lato tecnico in realtà non c’è molto da dire. Non siamo davanti ad un film che punta molto su ciò, si limita a funzionare. Cosa che comunque fa. Non spicca per una determinata componente che risulta fatta particolarmente bene. Tutto appare perfettamente nella norma.

Una questione delicata, ultimamente, è composta dagli effetti visivi, che con le tecnologie a nostra disposizione dovrebbe essere sempre fenomenali, ma gli viene dedicato sempre meno tempo del necessario, inserendo nel montaggio definitivo elementi in computer grafica non particolarmente di qualità. In questo caso, fortunatamente, i livelli raggiunti non sono così bassi. Anzi, la CGI risulta credibile. Poteva dare di più, ma risulta credibile.

Le uniche due cose che si notano un pelo di più sono la regia, che in qualche momento, e solo in qualche momento, ci prova un mimino e presenta alcune inquadrature leggermente ispirate; l’interpretazione di
Angela Bassett nei panni della regina Ramonda, che ha fornito un’interpretazione molto sentita e valida.

La storia raccontata

Nonostante tutto ciò che è stato scritto si concentra per lo più sui lati negativi, c’è da riconoscere dopotutto che la storia comunque funziona. E lo fa bene.

Le vicende raccontate sono interessanti, i personaggi sono ben approfonditi, il villain è decisamente carismatico ed è stata affrontata in maniera ottima tutta la questione del lutto.

Questo non è altro che l’argomento centrale della pellicola, sia per quanto riguarda la morte di Chadwick Boseman, sia per tutto il resto di cose che succedono.
Il risultato è una storia bella a cui assistere.

Tiriamo le somme

In sostanza, Black Panther Wakanda Forever è un film che, se realizzato in maniera diversa, avrebbe funzionato molto meglio, ma comunque fa bene il suo dovere.
Pellicola che, nonostante la storia raccontata sia bella, poteva essere raccontata in molto meno tempo e più rapidamente. In questo modo da l’impressione di essere un film che vuole risultare imponente quando in realtà non dovrebbe esserlo.
Al netto dei difetti si tratta in ogni caso di un’opera piacevole da vedere. Un buon film che intrattiene e che può soddisfare i fan del Marvel Cinematic Universe.

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Nato a Bologna nel 1996, si appassiona al cinema da bambino, quando capisce gli piacerebbe lavorare in quel campo. Più nello specifico come regista e sceneggiatore. Nel 2020 apre su Instagram un profilo che chiama "Recensisco Cose Audiovisive", con cui inizia a parlare di cinema e serie televisive con altre persone che condividono la sua passione.