A Plague Tale: Requiem – Recensione – Xbox Series X|S, PS5, PC

A Plague Tale: Requiem – Recensione

Recensione di A Plague Tale: Requiem, un gioco capace suscitare forti emozioni in chi lo gioca, sia di tristezza che di felicità. Venite che vi racconto la mia esperienza in questo fantastico mondo creato da Asobo Studio.

Descrivere le emozioni che ho provato giocando A Plague Tale: Requiem non è per nulla semplice, lo dico con il cuore in mano. Asobo Studio ha regalato una nuova perla videoludica a questo settore, riuscendo a superare il primo capitolo, A Plague Tale: Innocence, in tutto e per tutto. Capace soprattutto di rimanere il più possibile fedele al capitolo precedente, senza stravolgere la formula di quest’ultimo ma semplicemente migliorandola completamente, sia dal lato del gameplay ma soprattutto per la narrazione. Quest’ultima è la parte centrale del capitolo, ancora più matura e capace di far provare emozioni così forti, come pochi giochi riescono a fare. Insomma Asobo Studio ha fatto centro nuovamente e adesso scopriremo il perché.

A Plague Tale: Requiem – Recensione | Una storia di crescita e di consapevolezza

a plague tale requiem
A Plague Tale: Requiem, dialogo tra Amicia, Lucas e Beatrice

Requiem inizia proprio da come ci aveva lasciati Innocence. Amicia e il fratellino Hugo De Rune, insieme alla loro madre, Beatrice e al giovane alchimista Lucas, sono in viaggio in cerca dell’antico Ordine di Alchimisti, gli unici capaci di aiutarli a capire e combattere la Macula, maledizione che scorre nel sangue del piccolo Hugo e causa della peste in Guienna. Il bambino sta ancora cercando di riprendersi dagli orrori che ha dovuto passare durante il primo capitolo, dunque la priorità della sua famiglia, soprattutto di Amicia, è proteggerlo. Le cose però peggiorano, rendendo il viaggio per raggiungere l’ordine ancora più complicato. Il resto ve lo lascio scoprire, per non rovinarvi l’esperienza di gioco.

I primi capitoli servono ad Asobo Studio come introduzione alla storia per i vecchi e anche per i nuovi giocatori. Un’introduzione che copre i primi tre capitoli, molto lenta ma utile a instradare la trama verso direzioni completamente inaspettate. Una narrazione di crescita, di consapevolezza, ancora più di quanto lo è stata quella della primo capitolo, in cui viviamo nei panni di una giovane ragazza, completamente esausta ed esasperata, che non desidera altro che vivere in serenità con il fratellino Hugo. Ed è proprio qui su cui si poggia la trama, capace in qualche modo di farti entrare nella mente di Amicia, comprendendo le sue scelte condizionate da momenti di esasperazione nei confronti di Hugo, talvolta strazianti, che mi hanno reso davvero difficile talvolta proseguire oltre.

Dialogo tra Lucas e Amicia

Scelte di una ragazza, dettate da una caratterizzazione così umana e cruda, costruita talmente bene che per quasi tutta l’avventura ho avuto la pelle d’oca e le lacrime agli occhi. Soprattutto nei dialoghi dei due fratelli, in cui si può notare la maturazione di una sceneggiatura scritta dannatamente bene, influenzata soprattutto da un doppiaggio in inglese che è proprio ai limiti dell’arte e della perfezione. Ascoltare i discorsi che Amicia fa a Hugo, da sorella maggiore a fratello minore, in cui si vede come lei voglia nascondere le sue paure, le sue preoccupazioni e soprattutto le sue angosce al fratellino, così da tranquillizzarlo… vedere le ovvie difficoltà nel riuscire a farlo, rendendo il tutto talmente umano che è impossibile non emozionarsi.

Sono questi i caratteri che distinguono questa storia da molte altre, che la rendono così reale e allo stesso tempo straziante, tanto da rimanere così per tutta la durata del racconto. Una sceneggiatura perfetta, unita a una caratterizzazione sublime dei personaggi.

A Plague Tale Requiem – Recensione | Un gioco intenso dove la storia non tende mai a frenare

Questa parte merita un paragrafo completamente a sé essendo uno degli elementi che ha condizionato totalmente il gioco.

Nelle prime ore, il gioco rimane sulla stessa andatura, anzi sembra perennemente in salita in termini di intensità, sembrava non volere ingranare mai. Ma in realtà, A Plague Tale: Requiem arriva a un certo punto in cui la storia accelera in una maniera esponenziale e completamente in discesa. Un po’ come quando acceleriamo a tutto gas con una macchina in discesa ripida e non si può più fermare, ecco, questo è l’analogismo perfetto.

Per farvi capire, già da metà gioco avevo l’impressione che ormai mi stessi avvicinando verso la fine, quando in realtà mancavano almeno ancora 6 ore. 6 ore in cui gli sviluppatori di Asobo non hanno voluto dare tregua a chi gioca il loro titolo, rompendo qualunque barriera fisiologica e psichica, che non solo spezza i due protagonisti e compagnia, ma anche il giocatore insieme a loro. Per rendere meglio l’idea, dalla metà del gioco fino alla fine, che sono più o meno 9 ore, per non perdere l’intensità, le emozioni e l’adrenalina che stavo provando in quel momento, ho deciso di completare tutta quella parte in un pomeriggio, tutto d’un fiato, 9 ore di fila.

Il gioco non avvisa quando sta per frenare o quando sta per accelerare, lo fa e basta.

A Plague Tale Requiem – Recensione | Un gameplay più ricco e divertente

A Plague Tale: Requiem Gameplay

Il gameplay si appoggia sulle basi solide del primo capitolo, senza stravolgere nulla ma semplicemente migliorando e smussando. Si basa sempre sullo stealth, cardine principale dei due capitoli, ma con la possibilità di affrontare in maniere differenti le varie situazioni. Infatti nei primi capitoli del gioco, le meccaniche sono molto simili a quelle del primo titolo di Asobo, ma man mano che procediamo nella storia la situazione comincia a cambiare, offrendo più varietà in termini di gameplay.

Le zone che dobbiamo affrontare ci vengono poste come dei livelli che dobbiamo superare, con nemici che presenziano l’area, offrendoci diversi modi di affrontarli. Che si voglia affrontare le zone in stealth o andando a muso duro, la situazione non cambia, l’importante è raggiungere la porta di uscita, in modo da passare alla zona successiva. Inoltre, in base a come ci approcciamo alla zona da affrontare, ogni volta che la superiamo, progrediamo nei talenti, che in tutto sono tre: opportunismo, cautela e lotta. Se per esempio abbiamo deciso di affrontare una zona completamente stealth, progrediremo nel ramo della cautela, sbloccando diversi talenti che ci offrono dei bonus relativi a quella meccanica.

C’è da aggiungere come l’IA non sia evoluta per nulla. Quando veniamo scoperti e ci nascondiamo, i soldati cominceranno a perdere interesse nel cercarci quasi immediatamente, altre volte invece, quando un nostro compagno passa di fronte ai nemici, quest’ultimi non lo considerano minimamente, un po’ come accadeva su The Last Of Us per PS3.

L’utilizzo delle alchimie con la fionda è ciò sui cui si basa il combattimento: proprio come nel primo capitolo, quando dobbiamo affrontare i soldati, bisogna giocare di strategia, spegnendo la loro torcia con l’utilizzo dell’extinguis così da farli divorare dai ratti, o magari utilizzare la pece utile ad affrontare nemici più complessi, per stordirli o ucciderli dandogli fuoco, dipende dal tipo di avversario che ci troviamo di fronte. Se abbiamo un soldato in armatura pesante, avremo bisogno di accecarlo con la pece e rompergli l’armatura, in modo tale da poterlo finire utilizzando l’alchimia ignifer per incendiarlo. Il tutto a discrezione di come vogliamo affrontare le situazioni, tal volta andando incontro a un loop di try and error che non ho trovato per nulla fastidioso.

Il crafting delle alchimie si basa sempre sui materiali che possiamo trovare all’interno delle casse, sparse quasi ovunque all’interno dei capitoli, quindi non ci troveremo praticamente mai senza alchimie. Mentre i vasetti lanciabili vengono gestiti in modo più parsimonioso rispetto al primo capitolo, talvolta anche difficili da trovare.

Novità assoluta nel gameplay invece sono i poteri di Hugo e la balestra: il bambino comincia a percepire la piaga, permettendogli di utilizzare una sorta di visione termica con cui possiamo vedere i nemici nello scenario, in modo simile a una sorta di occhio dell’aquila. In più possiamo controllare anche piccoli gruppi di ratti, i quali risultano tremendamente efficaci contro i soldati che magari abbiamo appena privato delle torce. Mentre per quanto riguarda la balestra, devo dire che non sono riuscito ad utilizzarla in modo frequente, complice forse delle munizioni che si trovano di rado, ma rimane uno strumento utile in tutti i frangenti, soprattutto per quanto riguarda alcuni enigmi ambientali.

A Plague Tale: Requiem
A Plague Tale: Requiem, banco da lavoro

Mentre un punto dolente è il crafting al banco di lavoro: personalmente l’ho trovato quasi del tutto inutile, considerando che nella maggior parte delle volte non si hanno i materiali adatti per migliorare gli strumenti.

A Plague Tale Requiem – Recensione | Un’ambientazione più varia

A Plague Tale: Requiem
A Plague Tale: Requiem Ambiente

Come detto prima, progredendo nella storia si moltiplicano le possibilità a nostra disposizione, così come le ambientazioni che ci troveremo a visitare. Infatti ci troveremo a un punto della storia in cui potremo esplorare una piccolissima porzione di mappa, in cui potremo risolvere diversi enigmi ambientali o magari esplorare in cerca di risorse. Insieme alla narrazione, sono proprio le ambientazioni le colonne portanti del gioco. Ogni volta che ne avevo la possibilità mi fermavo ad ammirare i vari paesaggi, davvero ricchi di dettagli e con toni di colori accesi e allegri. Talvolta mi trovavo anche a passeggiare per i sentieri boschivi, senza correre troppo, gustandomi il più possibile i vari paesaggi. Altre volte, mi fermavo ad ascoltare e osservare tutta quelle persone sullo schermo, ignare o perlomeno disinteressate di ciò che accade fuori dalle mura, riuscendo a distrarre il giocatore dal proprio obiettivo.

A Plague Tale Requiem – Recensione | Realizzazione tecnica

A Plague Tale: Requiem
A Plague Tale: Requiem visivamente stupendo

Ora bisogna affrontare forse il vero e unico problema del gioco: la realizzazione tecnica. A Plague Tale: Requiem gira a 30 fps su PS5 e Xbox Series X,  privo di una modalità prestazioni che consenta al gioco di ottenere più frame a discapito della risoluzione. Una questione che purtroppo, ultimamente, sta venendo messa in discussione, complice Gotham Knights. Stessa cosa vale anche per PC, gioco veramente troppo pesante che fa fatica a mantenere dei frame alti su schede come la RTX 3070 senza utilizzare il DLSS. Ci sono evidentemente dei reali problemi di ottimizzazione.

Ma tutto ciò può essere giustificato dalla qualità visiva del gioco? Direi si e no. La grafica è sorprendente, forse una delle migliori di questa generazione. A partire dalle texture fino ad arrivare a un comparto luminoso davvero strabiliante, pur senza ray-tracing. In più gli spazi sono molto più aperti e la quantità di elementi a schermo è enorme, soprattutto per quanto riguarda i ratti, con sciami composti da oltre 300.000 ratti contemporaneamente su schermo. Il tutto aumenta il tasso di spettacolarità a livelli eccelsi, che forse possono giustificare la pesantezza del gioco, considerando inoltre come questa non venga considerata un’opera AAA e che quindi non può vantarsi dello stesso budget.

Per molti è sicuramente una delusione, ma personalmente sono riuscito a farci l’abitudine, raggiungendo senza troppi problemi la fine del gioco. Ma rimane il fatto che la situazione preoccupa, considerando che le macchine su cui gira non hanno ancora due anni di vita.

Non possiamo invece non elogiare il fantastico comparto audio di cui vanta il gioco. Un doppiaggio, che come già detto in precedenza, riesce a regalare caratterizzazione ai personaggi, risultando impeccabile, e una colonna sonora firmata da Olivier Deriviere, che riesce a dare sempre la giusta intensità alle varie situazioni di gioco, riuscendo a suscitare forti emozioni.

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Classe 2002, amante dei videogames (forse troppo) è cresciuto grazie a console passate dal fratello maggiore come delle antiche reliquie. Si perde spesso nella lettura di comics americani e manga dal dubbio gusto