Fresh – Recensione
Il film Fresh, recentemente aggiunto al sempre più ricco catalogo di Disney+, è un’intelligente operazione cinematografica, con una bella regia e una trama interessante. La regista, Mimi Cave, ha diretto una storia dalle tinte horror, nella quale ha inserito evidenti riferimenti alla situazione attuale. Ma procediamo con ordine.
La protagonista è una dolce ragazza di nome Noa (Daisy Edgar-Jones) che è alla ricerca disperata dell’uomo giusto. Va ad un sacco di appuntamenti e ha spiacevoli conversazioni online, quando finalmente sembra che abbia trovato l’uomo perfetto, Steve (Sebastian Stan), mentre sta facendo la spesa. Lei gli lascia il suo numero di telefono, lui si rivela spiritoso, affabile ed anche un chirurgo plastico che, come in tutte le commedie romantiche, dedica tutto il tempo non al suo lavoro ma alla sua nuova fiamma. Noa è del tutto rapita e decide di accompagnarlo in una vacanza, va a casa di Steve, sviene e, come in ogni storia d’amore che si rispetti, si ritrova incatenata in una stanza della lussuosa villa di Steve.
Fresh – Recensione – Uomini che odiano le donne
Lo spettatore, dopo trenta minuti di una stereotipata commedia americana, si ritrova dinnanzi ad una storia horror che tratta di cannibalismo. Naturalmente, Noa non è la sola vittima di questo macellaio, ma una delle tante donne rapite, tagliate pezzo per pezzo e destinate a consumatori cannibali, tutti rigorosamente uomini. Perché proprio le donne? Ci risponde Steve, il cui vero nome è Brandon: “Perché sono molto richieste dal mercato e perché hanno un sapore migliore”. Adesso sono finalmente svelate le intenzioni della regista. È interessante che a questi uomini non basti divorare le donne, ma desiderino avere anche una scatola con i loro effetti personali, in modo da rendere più completa la loro esperienza culinaria. La donna riesce a liberarsi da questa spiacevole situazione alleandosi con altre due ragazze, entrambe catturate, e attraverso un’alleanza al femminile riesce ad avere la meglio sul suo aguzzino. Il tutto è reso possibile dall’abile seduzione della donna, grazie alla quale è riuscita ad ottenere la fiducia dell’uomo e la possibilità di scampare ad un terribile destino.
Fresh – Recensione – La battaglia dei sessi
In questa guerra tra i sessi, è chiaro che l’intento della regista sia promuovere una solidarietà al femminile, in modo da poter attuare un capovolgimento di questa società “mangia-donne” e l’evirazione (ergo, sottrazione del potere e forza virile) del maschio cannibale. Così come è chiaro che, per ragioni completamente diverse, Mimi Cave si sia rifatta a due film premiati all’oscar per la sceneggiatura (che a conti fatti è la grande mancanza di Fresh): innanzitutto, Una donna promettente, splendida pellicola del 2020, e Get Out, altro film meraviglioso del 2017, sul razzismo e sul finto perbenismo della società. Seppur si parli di film che affrontano la ribalta della minoranza emarginata in maniera totalmente diversa e molto più potente. Eppure, seppur con i suoi limiti, il film Fresh è un prodotto interessante e, visto che in questo tempo storico si punta maggiormente sul women power, si inserisce perfettamente nella categoria anche con preziosi momenti di originalità, ma soprattutto con uno stile che non lascia scampo allo spettatore. Non gli viene data la possibilità di fare elucubrazioni: l’allegoria è chiara, quello che vedi è quello che senti.
Fresh – Recensione – The Wife
Il film ha dei palesi buchi di trama, che però nell’economia generale si possono anche comprendere, visto quale sia lo scopo della regista. Una grande mancanza è, però, non spiegare molto della moglie del matador: perché si comporta così? Qual è il suo passato? Era una vittima anche lei? Non interessa alla regista, che invece sceglie di rappresentare la donna che accetta la supremazia del maschio macellaio, anche se è la prima a subire i suoi assalti. Alla questione del cannibalismo si unisce un sottotesto sessuale: queste donne, seppur rapite, provano uno strano desiderio erotico nei confronti del rapitore, che a sua volta manifesta tale sessualità nel possesso di corpi inermi. La sua sicurezza e arroganza è legata proprio alla gioia di questo possesso e alla reclusione di donne che non possono liberarsi o reagire. E probabilmente è proprio questa la componente più interessante del film: la sicurezza dell’uomo e il suo desiderio di essere solamente adulato e compiaciuto (nonché compreso nella sua insana passione per la carne… femminile) gli si ritorcono contro, dando modo a donne apparentemente impotenti di sfruttare le loro poche armi a disposizione per compiere la rivoluzione. E una volta che si è innestato il meccanismo di liberazione o, se vogliamo, emancipazione in senso lato e stretto, non c’è nessuno che possa invertire il processo, né Brandon, né sua moglie, né chiunque altro. Insomma, non un film da 10 e lode ma un bel modo per riflettere la società e sulla società.
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