Stranger Things 4 – Recensione del volume 1
Torna la serie con protagonisti Winona Ryder, David Harbour, Millie Bobbie Brown, Finn Wolfhard ambientata nella cittadina americana di Hawkins. Questa è la stagione della serie che più a lungo abbiamo atteso. Un po’ perché la pandemia da Covid-19 non ha aiutato ed un po’ perché i fratelli Duffer, dopo la seconda, hanno capito di aver bisogno di più di un anno per fare le cose al meglio. Ne sono passati tre questa volta, saranno bastati? Scopritelo nella nostra recensione di questo primo volume di Stranger Things 4!
La caratteristica principale della serie
Come sappiamo sin dai primissimi episodi, si tratta di un prodotto televisivo che omaggia in lungo e in largo gli anni ’80 del Novecento, sia per quanto riguarda il periodo in cui è ambientata, sia per la storia che racconta, poiché ha sempre presentato caratteristiche ed elementi stilistici che all’epoca erano molto comuni. Tutto questo, però, ricordandosi che si tratta comunque di una storia scritta ed inscenata dopo circa quarant’anni dalla sua ambientazione. Sarà riuscita a ricordarselo anche questa volta?
La scrittura
Voglio partire con quella che probabilmente è la pecca più grande di queste nuove puntate: la scrittura.
La scrittura di questa serie ha il problema di risultare spesso abbastanza prevedibile; ci sono troppi momenti in cui si capisce in modo pressoché perfetto come si concluderà la scena. Anche se, e non contestualizzo altrimenti rischio di spoilerare, c’è uno sviluppo di trama davvero ben realizzato e contestualizzato, impossibile da prevedere.
Complessivamente, però, riesce a mettere le basi per dell’ottimo intrattenimento.
Questa cosa è data in grandissima parte dallo sviluppo dei personaggi, iniziato con la prima stagione.
È sì una storia con tantissimi elementi di fantasia, ma i rapporti tra i personaggi e l’approfondimento psicologico vengono gestiti in modo realistico. Sono state inoltre affrontate alcune tematiche della fase adolescenziale. Nulla di particolarmente innovativo, però si tratta comunque di argomenti attuali di cui è giusto parlare. Tutti i temi vengono inscenati in maniera curata e veritiera verso la realtà. Veritiera, a parte ciò che riguarda il sovrannaturale, ovviamente.
I personaggi, inoltre, sono il maggiore punto di forza di tutta la serie. Sarà probabilmente perché gli attori sono perfetti per i propri ruoli, o che si vede che c’è chimica tra di loro, in ogni caso i protagonisti riescono a reggere tutto quanto in maniera davvero ottima. Risulta difficile non affezionarcisi. E fortunatamente questa caratteristica si ripresenta anche con i nuovi episodi.
In caso non dovesse piacere la storia, i personaggi potrebbero comunque tenere gli spettatori incollati allo schermo.
Il ritmo
Il primo episodio risulta più lento rispetto ai successivi, perché deve reimpostare quasi del tutto l’ambientazione.
Come sappiamo dal finale della terza e dai trailer, una parte dei protagonisti si è trasferita in un’altra città, lontana da Hawkins.
Ci sono quindi da introdurre dei nuovi personaggi e la serie si prende tutto il tempo necessario per presentarli, dopo di che parte in quinta.
Recentemente si è iniziato a parlare di quanto durino gli episodi. Effettivamente si tratta di una stagione piuttosto lunga, ma scorrono davvero molto bene.
Le sette puntate che compongono la prima parte (poco più dei due terzi della serie alla fine, dato che in totale ce ne saranno nove) durano tutte un’ora ed un quarto, a parte una che conta dieci minuti in meno e la settima, che arriva ad un’ora e quaranta.
Escluso però il primo episodio, sembrano durare la metà.
La regia
La componente registica in Stranger Things non è certo un qualcosa che solitamente ci si ricorda.
Questa prima parte mostra una regia che in alcuni punti riesce risultare ricercata, ma ci sono altri momenti in cui appare un po’ forzata. Tutto sommato un buon lavoro, ma probabilmente si poteva fare di meglio.
Il che è un po’ sprecato in realtà, essendo Shawn Levy uno dei registi, colui che l’anno scorso ha diretto Free Guy, in cui ha dimostrato di saperla muovere bene la macchina da presa.
Ciò si presenta principalmente nelle scene più vicine alla vita quotidiana. Nei punti in cui la messa in scena diventa chiaramente horror bisogna riconoscere che questa componente è stata gestita meglio. Rimane comunque molto semplice, ma riesce a creare dei momenti parecchio suggestivi.
Il forte impatto visivo
Come appena accennato, le scene che presentano atmosfere horror sono davvero suggestive.
Nonostante siano “solo” quattro stagioni, la serie va avanti da più di quattro anni, quindi nel frattempo i bambini che vediamo nella prima sono cresciuti e diventati degli adolescenti. Ad essere cresciuto con loro è anche l’impatto visivo della serie.
Siamo davanti a degli episodi che presentano sequenze molto più violente e splatter rispetto alle stagioni precedenti.
Anche i momenti horror riescono a risultare più inquietanti. Probabilmente non si può dire che trasmettano paura, però sono comunque molto più forti ed intensi rispetto al passato.
Si può quindi notare una maturità dei contenuti mostrati, come se la serie crescesse assieme ai suoi protagonisti più giovani.
Com’è quindi complessivamente?
Nonostante la scrittura poteva essere più curata in tanti punti, si tratta comunque di una stagione estremamente piacevole da guardare.
Non saprei dire se sia la stagione migliore uscita fino ad ora, perché la precedente ha alzato l’asticella non di poco per quanto riguarda la qualità. Questa è una cosa che verrà capita con il tempo, quando l’hype sarà passato e ragioneremo in maniera più obiettiva. Si può però già forse dire che, se non la raggiunge, ci va davvero tanto vicina.
In ogni caso si tratta di un modo perfetto per spegnere il cervello e divertirsi per qualche ora, a seconda di quanti episodi si decida di guardare.
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