Black Mirror – Approfondimento Stagione 4 Episodio 5 – Metalhead

Metalhead è uno degli episodi di Black Mirror più corti e quello su cui ci si sofferma a riflettere soprattutto partendo dal suo finale.

In questa puntata di Black Mirror ci ritroviamo in un paesaggio desolato, spoglio, si potrebbe definire post apocalittico. Che tipo di apocalisse sia stata non ci viene detto, ma sembra piuttosto recente e, considerando la tecnologia, forse non si è trattato d’altro che di una guerra. Tuttavia gli esseri umani vivono in condizioni disastrose, almeno in questa parte di mondo che ci viene presentata.

La protagonista, Bella, è in missione per cercare qualcosa che allevierà il dolore di qualcuno che sta per morire. Presentata così, chiaro che la missione appare di grande importanza allo spettatore che tuttavia ancora non sa con che cosa Bella avrà a che fare.

Si palpa la paura, no, il terrore, di muoversi su quelle strade. Che si sia in auto o a piedi non cambia molto, si ha paura. Si parla a bassa voce, ci si muove circospetti, si calcola ogni cosa.

Il bianco e nero utilizzato per l’episodio è quanto di più azzeccato si potesse pensare. Ricorda molto i primi episodi di The Twilight Zone o film come The Day the Earth Stood Still; dà un senso di oppressione, di sconforto, di perdita incredibile. Un mondo senza colori e devastato, l’impatto è immediato. L’ennesima scelta stilistica di Black Mirror che oltre a rendere un omaggio si adatta perfettamente alla narrazione.

Scopriamo che in questa landa desolata il pericolo è costituito da robot dalle sembianze canine, anche questo un omaggio ai BigDog ai quali assomigliano quasi in tutto e per tutto, che, come veri e propri Terminator, una volta agganciato il bersaglio umano non lo mollano finché non l’hanno eliminato.


Bella scapperà dal robot cane che ha alle calcagna per tutto l’episodio, prima arrampicandosi su un albero, poi rifugiandosi in una casa ormai priva degli inquilini ed infine tentando una fuga in auto che però non le riuscirà. L’episodio finirà con lei ormai braccata da più di un robot e costretta o ad attendere la morte o a darsela da sola.

Nell’ultimo frame della puntata capiamo che la persona che sta per morire è un bambino e che la missione tanto importante era recuperare un orsacchiotto da portargli.

E a dispetto di tutto ciò che accade, del dolore, del terrore, del senso di disperazione che tutto quest’episodio di Black Mirror comunica, che la missione che ha portato alla morte di ben tre persone fosse quella non stupisce affatto. Non mi stupisce affatto.


In quella situazione in cui le macchine sembrano aver preso il sopravvento e non avere più controllo, in cui il solo fatto di essere umano e muoverti ti etichetta come bersaglio da eliminare, in cui non è rimasto più nulla da fare se non sopravvivere e in cui per una volta la tecnologia non è nelle mani degli umani, ma è libera di agire per i fatti propri, in quella situazione ci si può appigliare solo a ciò che rimane dell’essere umani.

Voler rendere più liete le ultime ore di un bambino morente portandogli un orsacchiotto da stringere, allora, diventa una missione di vitale importanza che si intraprende nonostante tutti lì sappiano a cosa stanno andando incontro.

Non sembra qualcosa successo da tantissimo tempo, perché la casa dove Bella si rifugia è ancora perfettamente funzionante e molto moderna rispetto al resto della location, una landa deserta senza vita. Però è successo da abbastanza tempo perché gli umani sappiano che contro i robot cani non c’è scampo. Li temono come fossero morte certa e si può capire perché.

Bella lotta con tutte le sue forze dall’inizio alla fine, e anche quando si renderà conto di non avere speranze da lei non usciranno mai parole di rammarico per la missione in cui si è imbarcata. Anzi, le dispiacerà solo di non averla portata a termine. Manderà un messaggio d’amore a chi è ancora in ascolto, anche se la certezza che qualcuno ascolti non ce l’ha, e poi attenderà il suo destino.


Nel panorama di protagonisti di Black Mirror, Bella è l’essere umano più bello e pulito incontrato fino ad ora. Priva di colpe, dal buon cuore e dal grande spirito combattivo. Una Sarah Connor contro un T-800 che, seppure sconfitto, è riuscito comunque a condannarla a morte negli ultimi istanti di funzionamento.

Anche qui le macchine vincono, alla fine. E probabilmente anche qui a causa di un utilizzo sbagliato fatto in precedenza. L’essere umano ne esce almeno da eroe, in questo caso, e tenendosi stretto la sua umanità. Il futuro non appare roseo e lo spettatore ha la sgradevole impressione che non ci sia più molto da salvare ormai.

Scrivere rappresenta tutto ciò che sono, il resto è aria. Conviviamo in tanti nella mia testa e stiamo tutti una favola. Amo ciò che si lascia interpretare: non ho bisogno di sapere tutto, ditemi qualcosa, il resto me lo invento io. Libri, film, serie tv, videogiochi, manga, comics, anime, cartoni, musica... da tutto ciò che è intrattenimento posso imparare tanto e posso soprattutto trarre ispirazione, quindi ringrazio che esista. Ciò non significa che io non possa criticare anche ciò che amo, lo amo ugualmente senza per quello esserne accecata. It's fine to be weird. Live free or die. Canzoni della mia vita: The Riddle (Five for Fighting), Una Chiave (Caparezza), Dream (Priscilla Ahn). Film della mia vita: Donnie Darko, Predestination, Big Fish, The Shape of Water, Men & Chicken... Non esistono sessi, non esiste una sola forma d'amore, non è tutto bianco, non deve sempre vincere la maggioranza se la maggioranza è ferma nel Medioevo.
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