Elden Ring – Recensione
Prendi un uomo allergico ai souls, legalo e tienigli gli occhi aperti come Alex DeLarge in Arancia Meccanica, costringilo a giocare ad Elden Ring per ore ed ore e vedi cosa accade… facciamo che provo a spiegarvelo, perchè quell’uomo sono io!
Nella mia vita ho sempre vissuto un’avversione nei confronti dei Souls tridimensionali. Non chiedetemi perchè questo feticcio del 3D, ma vi assicuro che titoli come Hollow Knight o Blasphemous mi hanno esaltato, ma quando mi sono trovato alle prese con Dark Souls e soci ho sempre faticato ad empatizzare con quello stile e quel genere di gameplay.
Per i GdR sono sempre stato un fan dei vari Skyrim, Oblivion e soci, di quei giochi di ruolo dove hai delle meccaniche differenti rispetto a quelle del filone From Software, eppure ho voluto fare il grande passo, ho voluto cercare di capire se con questo Elden Ring si fosse trovato un’escamotage per avvicinare un allergico a questo mondo… sarò morto di shock anafilattico?
Elden Ring è l’apoteosi dei Souls. E’ il re incontrastato. E’ un’esperienza allucinante e castrante nei confronti della vita reale, perchè nel momento in cui deciderete di lasciarvi travolgere dovrete munirvi di tante ore, tanta pazienza, tante energie, e dovrete capire che la vostra vita sociale avrà un brusco stop.
Il tutto è davvero strano, perchè poi, a ben vedere, Elden Ring ti permette di giocare al tuo ritmo, ti permette di girovagare nell”immensa mappa di gioco a tuo piacimento, senza importi alcuna scelta, senza obbligarti a fare nulla che non sia seguire il tuo istinto, esplorare, eventualmente morire e riprovare, in un loop che però alla fin fine, nella sua semplicità e nella sua “libertà concessa” finisce per travolgere il giocatore.
Iniziamo dalla genesi del gioco. In questa nuova fatica di From Software i cervelli che erano stati messi “lobo temporale contro lobo temporale” erano quelli del celeberrimo Hidetaka Miyazaki e dell’altrettanto famoso George R. R. Martin (che di finire Cronache del ghiaccio e del fuoco non vuole saperne). In cuor mio speravo in una virata abbastanza netta in termini narrativi, con un modus operandi differente rispetto alle precedenti edizioni dei giochi pubblicati dalla software house, ma invece devo dire che non si percepisce alcun cambio di rotta.
La narrazione sarà sempre oscura, frammentaria, starà a noi cogliere, carpire, ricostruire, mettere insieme i pezzi e costruire il nostro filo logico personale di fronte ad avvenimenti che non saranno mai esplicitamente e linearmente spiegati per bene. Sicuramente lo scrittore ci avrà messo del suo in termini di idee, e quelle di sicuro al gioco non mancano, per una trama che, seppur esplicata in questo modo “poco potabile“, finisce per generare una certa curiosità ed attenzione nei confronti dello svolgersi degli eventi.
Eventi che avranno luogo nell’Interregno, a seguito della catastrofica distruzione dell’Anello Ancestrale. Tale Anello, frammentatosi in Rune Maggiori, è giunto ai figli della Regina Marika l’Eterna, un frammento ciascuno, facendoli diventare dei semidei con poteri straordinari, ma allo stesso tempo degli esseri corrotti.
Nei panni di un reietto, allontanato illo tempore dall’Interregno, definito come Senzaluce, cercheremo di riconquistare i vari frammenti dell’Anello per essere il nuovo Lord Ancestrale.
Capirete bene che già questa sola striminzita sinossi mette i brividi. Un piccolo Davide pronto ad affrontare una schiera di Golia… (che uno lo ammazzi, ma il problema è che questi sono molti di più! – ndr)
Approfitto di questo “momento trama principale” per parlarvi della longevità di questo titolo che, per i completisti sarà forse impossibile da quantificare in ore di gioco, ma che per la sola “quest principale” (se così la vogliamo chiamare) vi porterà via una buona cinquantina di ore. Ad occhio e croce vi direi di moltiplicare almeno per 3 quel dato, per poter avere una buona padronanza del gioco, e così mi ricollego bellamente al fatto che se avete una vita, un lavoro, dei figli… vi state per gettare tra le fiamme dell’inferno!
E questo vasto Open World che vi ritroverete innanzi non aspetta altro che essere esplorato da cima a fondo, anfratto per anfratto, dungeon per dungeon, alla ricerca di tutto quello che gli sviluppatori hanno voluto inserire, con un boato di contenuti extra, unitamente a qualche inevitabile ripetizione.
Vi capiterà di tanto in tanto di imbattervi in qualche boss-fight con qualche NPC già visto, qualche clone qua e là, ma vi assicuro che queste ripetizioni di personaggi o di scenografia (molto più raramente), mai e poi mai vi faranno avere la sensazione “scomoda” di dejavù, perchè subito dopo la battaglia sarete già focalizzati su una novità che vi farà dimenticare all’istante di avere appena battuto un personaggio già visto altrove.
L’open world è dunque il fulcro di tutto in questa avventura, con una mappa fondamentale compagna di viaggio, che dovremo aggiornare e “potenziare” passo dopo passo, raccogliendone frammenti extra nelle vicinanze delle pietre miliari, e tutto questo ci darà nuove mete ma anche nuovi grattacapi, perchè le ambientazioni saranno così “parlanti” e piene di maestosi edifici o strutture che ci incuriosiranno e porteranno fuori strada, che alla fine perdersi e morire male sarà un batter d’occhio!
Per un appassionato dei giochi From Software questo sarà forse uno dei più grandi fiori all’occhiello della produzione, con un mondo vivo, un rapporto tra vastità e presenza di cose da fare che sarà sempre ad altissimi livelli e non permetterà distrazioni, quasi mai.
Elden Ring – Recensione – Un giorno credi di esser giusto e di essere un grande uomo, un altro giorno ti svegli e devi… RICOMINCIARE DA ZERO!
La morte sarà un’altra compagna di viaggio… Sarà spesso motivo di frustrazione, sarà forse il motivo principale che vi farà droppare il titolo se non siete fatti per questo genere di gioco, sarà amara e problematica.
Si perchè se ai classici falò (ora noti come Luoghi di Grazia) si sono aggiunti dei checkpoint intermedi, denominati Statue di Marika, che permetteranno di non dover ricominciare da millemila chilometri di distanza dal punto in cui siamo passati a miglior vita, è pur vero che proprio là dove saremo morti perderemo tutte le nostre Rune! Le Rune sono punti esperienza/valuta, fondamentali per sopravvivere nell’Interregno, grazie alla possibilità di utilizzarle per livellare e per migliorare o cambiare il nostro equipaggiamento. Una volta morti dovremo raggiungere il punto della nostra morte e recuperarle tutte… Se nel mentre dovessimo morire nuovamente, addio Rune, addio esperienza, e si ricomincia da zero.
Le classi tra le quali potremo scegliere sono ben 10, e potremo effettuare una scelta in base alle nostre caratteristiche d’azione, scegliendo un personaggio forte e fisico se si vorrà cercare lo scontro diretto o un personaggio intelligente e scaltro se si vorrà provare l’approccio meno diretto.
Questo assume un valore interessante alla luce della presenza di magie che, se utilizzate a dovere, ci aiuteranno non poco sia per offendere che per difenderci.
Flessibilità comunque è la parola d’ordine perchè potremo creare delle nostre build totalmente atipiche, senza coltivare i nostri iniziali punti di forza o anche addirittura resettare tutto a gioco in corso (in una determinata situazione) e rivedere in toto quello che è il nostro livello delle singole abilità.
Tutto questo è il preludio a ciò di cui tocca parlare subito dopo, ovvero il combat system che, beneficiando degli ottimi esperimenti fatti con i cugini di Dark Souls, ovvero Sekiro e Bloodborne, acquisisce sfaccettature su sfaccettature, dagli attacchi stealth agli attacchi con salto, per una serie davvero complessa di possibilità tattiche nell’approccio ai combattimenti con nemici piccoli e grandi.
Anche in questo caso è ben riuscita la fusione tra tutto quanto imparato da From Software con le precedenti esperienze al fine di creare l’esperienza definitiva anche in termini di gameplay.
Importantissima anche l’aggiunta delle cavalcature, con Torrente pronto a traghettarci in maniera più veloce in un mondo così vasto che forse a piedi avrebbe messo ancor più a dura prova le nostre sinapsi, e salvandoci la pelle spesso e volentieri.
Insomma anche dal punto di vista ludico siamo all’evoluzione della specie, con tantissimi input interessanti inseriti dal team, probabilmente per mettere un filo più a proprio agio i meno avvezzi al genere, ad esempio con un sistema di crafting che permette di usare con più frequenza consumabili e affini, con la maggiore quantità di armi ed equipaggiamenti personalizzabili al punto da dover studiare come a scuola, per trovare l’alchimia giusta tra personaggio e oggetti, al fine di diventare più forti.
Tutto è finalizzato a dare manforte a questa nuova struttura di gioco che non ci pone mai di fronte a sfide insormontabili che dobbiamo superare per forza, ma che ogni volta ci lascia liberi di tirare i remi in barca, prendercela in saccoccia, andare altrove, crescere e magari tornare solo dopo, con lo spirito giusto per riprovarci… (il problema è quando poi le becchi pure al ritorno – ndr).
Elden Ring – Recensione – Tutto tranne che in solitaria…
Un altro punto a favore della produzione è la community di gioco, che grazie alle meccaniche cooperative del gioco riesce a trovare la sua massima espressione di utilità e bellezza, ma il bello è che non c’è solo quello.
Gli elementi multiplayer online sono infatti presenti in tre diverse forme: battaglie PVP brutali, modalità cooperativa, interazione passiva…
Come già visto in altri Souls si possono lasciare dei messaggi destinati ad altri giocatori durante il gioco, e questa che può sembrare una cavolata è invece un primo tassello per creare la community di gioco, il banco del mutuo soccorso, il fatto che tutti condividano la difficoltà e cerchino di aiutare il prossimo in qualche modo, lasciando messaggi spesso importanti e salvifici.
Il gioco poi non prende senza dare, ma ridà a chi ha offerto il suo tempo per aiutare qualcuno, premiandolo con la cura in tempo reale mentre si gioca. La cosa è utile per chi magari si ritrova esanime contro un boss potentissimo e con quel boost può riuscire in un’impresa che oramai sembrava impossibile! Questo rende tutto anche molto divertente (ma non esaltatevi troppo eh… si muore male lo stesso – ndr)
Puoi poi guardare i fantasmi di altri giocatori che si trovano nella tua stessa area! Come fossero dei piccoli promemoria vedi morire male qualcun’altro e se da un lato dici “oh cazzo qui si muore male” e ti fai prendere dal panico, dall’altro puoi cercare di interpretare e studiare quella determinata morte, per capire come affrontare ciò che ti aspetta!
C’è poi anche il gioco cooperativo diretto, in cui puoi invocare l’aiuto di un altro giocatore casuale in scenari specifici ed anche questa è sicuramente un’esperienza gratificante.
E che dire del PVP? Elden Ring ti consente di invadere i mondi degli altri e affrontarli in duelli brutali. Anche questo può essere un modo divertente per mettere alla prova il tuo coraggio, sempre che ne avrai tempo e modo!
Ma alla fin dei conti tutto questo è servito ad addolcire l’amarissima pillola per me?
Beh in parte… Se non ho ancora droppato definitivamente il gioco è solo per tutto quello che ho cercato di trasmettervi, e permettetemi di fare un paragone più semplice per farvi capire… E’ come essere stati tifosi del Milan ai tempi di Arrigo Sacchi, odiare profondamente il Napoli, ma veder giocare Maradona e dover alzare le mani di fronte alle sue abilità. Ecco questo è Elden Ring, un fuoriclasse che può stare sul cazzo per i suoi modi di fare, ma che vale la pena provare a vedere sul campo, perchè qualcosa può riuscire a trasmettere e lasciare in qualsiasi giocatore.
C’è chi ce la farà, c’è chi abbandonerà la nave prima ancora di averla portata in salvo, ma di sicuro non sarà un’esperienza che potrete dimenticare facilmente.
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