Brew – Recensione e Tutorial – Pandasaurus Games

Il fantastico mondo di Brew sta per collassare per colpa del completo disordine temporale: è sparito il corretto ciclo giorno-notte e non esistono più le stagioni. Tutto accade senza più logica, lasciando spazio al caos più totale. E qui entrate in gioco voi, il mondo ha bisogno del vostro coraggio, della vostra intelligenza e soprattutto… dei vostri dadi! Pozioni, elementi e magiche creature vi aspettano in Brew!

Brew è un gioco da tavolo strategico ideato da Stevo Torres, per 2-4 giocatori e dalla durata media variabile di 45-90 minuti, dettata dal numero di giocatori presenti al tavolo. Il gioco, pur essendo piuttosto semplice nel regolamento, necessita di una certa propensione al ragionamento ed alla capacità di crearsi proprie strategie; quindi, il 10+ sulla scatola ritengo sia un dato corretto. Prodotto originariamente dalla Pandasaurus Games (la versione inglese utilizzata in questa recensione), Brew verrà portato in Italia dalla Ghenos Games: la data di rilascio è stata fissata per marzo 2022.

Brew sul tavolo

Le meccaniche di gioco di Brew sono molteplici, ma senza dubbio quella principale è legata ai magnifici dadi che troverete nella scatola ed al loro utilizzo intelligente: verranno infatti piazzati su particolari spazi che permetteranno di ottenere risorse, azioni aggiuntive e particolari bonus. Da qui, arriviamo alla gestione di risorse ed all’utilizzo delle carte Pozione e Creatura. A sorpresa, non manca una buona dose di interazione diretta tra i giocatori.

VI SPIEGO IL REGOLAMENTO DI BREW…

Ma non perdiamo altro tempo e andiamo subito a vedere come si gioca a Brewgrazie al mio video tutorial proprio qui sotto, dove vi spiego il regolamento nel dettaglio. Fatto ciò, potrete scorrere l’articolo e scoprire le mie impressioni sul gioco!

LE MIE IMPRESSIONI SU BREW…

Pur sapendo che Ghenos lo avrebbe pubblicato in Italia in tempo abbastanza breve, ho voluto prendere Brew con anticipo approfittando di uno scambio interessante al mercatino dell’usato. Lo seguivo da tantissimo e non avendo problemi con l’inglese mi sono chiesto: “Perchè aspettare?”. In realtà, chi me lo ha venduto non era molto entusiasta del gioco, anzi devo dire tutt’altro. Ma nonostante ciò, non mi sono fatto scoraggiare, perchè dentro di me sentivo che Brew non avrebbe tradito le mie aspettative. Ed effettivamente, ci ho preso in pieno.

Questa volta comincio parlando dei materiali di gioco, i quali sono stati i primi a fare uscire un bel “WOW!” dalla mia bocca. Straordinari sia dal punto di vista della solidità, ma soprattutto dal punto di vista estetico. Infatti, a mio parere la grafica cartoonesca è una delle migliori mai viste in un gioco da tavolo, riportandomi alla mente una delle mie serie videoludiche preferite in assoluto, ovvero quella di Ni No Kuni. Ovviamente, da protagonisti quali sono, anche i dadi ricoprono uno ruolo da protagonisti nell’ambito dei componenti: rifiniti, intagliati, colorati. Difficile trovarne di più belli.

Ma ora passiamo al gioco vero e proprio. Brew lega perfettamente con i miei gusti ludici, ma nonostante ciò cercherò di essere il più obiettivo possibile: ho annotato tantissimi pregi, ma anche qualche difettuccio l’ho trovato. Cosa mi è piaciuto di Brew? Beh, dal punto di vista delle meccaniche di gioco, praticamente tutto. Ho apprezzato davvero tanto come l’autore è riuscito ad incastrare le varie meccaniche di gioco, creando un’armonia estremamente ordinata, in forte contrasto con il caos che regna nell’ambientazione di gioco. Il turno di gioco è molto lineare, semplice da imparare e da gestire, ma nonostante questo ogni giocatore può tranquillamente impostare le proprie strategie, che alla fine non sono poche: giocare una partita puntando delle abilità delle pozioni, sfruttare i poteri delle carte creatura, dedicarsi all’ottenimento delle foreste oppure distruggere completamente le strategie degli avversari.

Già, perchè quello che non mi aspettavo di trovare in Brew è un’interazione diretta così marcata, molte volte appunto distruttiva. Questa è una delle caratteristiche che assume l’utilizzo dei dadi, i quali devono essere piazzati con intelligenza e parsimonia. Nonostante molti di voi stiamo già pensando all’alea presente, vi fermo subito facendovi notare che i risultati possono essere modificati in svariati modi, eliminando di molto l’effetto fortuna che comunque un pelino rimane gioco-forza. Oltre ai vari utilizzi dei dadi, un’altra intuizione geniale è stata quella di differenziare i dadi colorati (quindi appartenenti direttamente ai giocatori) e quelli elementali bianchi che una volta piazzati si trasformano in neutrali. Anzi, quest’ultimi possono diventare una terribile arma a doppio taglio, in quanto offrono abilità uniche, ma nel contempo possono essere un avversario ostico per quanto riguarda il calcolo delle maggioranze all’interno delle carte foresta.

Proprio nelle foreste vi ritroverete a vivere i momenti più intensi delle vostre partite, in quanto ottenerne la maggioranza non sarà assolutamente semplice. Vi parlo senza indugio di vere e proprie sezioni “belliche”, in cui i giocatori si sfidano a colpi di piazzamenti per ottenere la supremazia territoriale e di conseguenza la carta foresta contesa. E non solo per i punti che fornisce, ma anche per la possibilità di affiancarci una creatura appartenente alla stessa “stagione” e guadagnare ulteriori punti. E le creature? Molto belle, soprattutto per i vari poteri che propongono e che possono indirizzare la partita verso una strategia piuttosto che un’altra. Molto interessanti sono anche la carte pozione che rientrano nella meccanica della gestione delle risorse; per ottenerle è necessario infatti pagarne il costo in risorse, appunto, ma in cambio si ottengono degli effetti one-shot molto importanti.

Brew si fa giocare benissimo con qualsiasi numero di giocatori, dimostrando ottimi risultati anche in fase di scalabilità. Mi piace sottolineare come il setup della partita rimanga praticamente invariato, l’unica differenza la fa il numero di carte foresta utilizzate. Ma come vi ho accennato in precedenza, Brew non è esente da difetti che, per quanto non gravi, possono intaccare un po’ l’esperienza di gioco sul lungo periodo. L’unica cosa che non mi ha convinto appieno è la variabilità di gioco, dopo un po’ di partite mi sono accorto che manca qualcosa. Tradotto in soldoni, mi sarebbe piaciuto vedere molte più carte foresta, più differenti tra di loro e con spazi di posizionamento più vari. Vero che c’è il villaggio che rompe un po’ questa monotonia, ma anche lì dopo un po’ è sempre uguale. Anche una plancia villaggio in più non sarebbe stata da buttare, così come i personaggi, quattro in totale sono davvero pochi: per variare al meglio, ne servirebbero almeno sei o sette. E quindi, vuoi sapere cosa penso in conclusione di Brew? Scoprilo qui sotto nel riquadro del giudizio globale⬇⬇!

Un grosso grazie a TE per avermi dedicato qualche minuto del tuo tempo ed aver letto questo articolo! Ti ricordo che puoi seguirmi anche su Instagram (AleboardGamer) e su Youtube (La Ludoteca di Aleboardgamer). Ci si vede alla prossima recensione!

Alessandro “AleBoardGamer” Pugliese

Classe '83, fiero torinese ed assiduo instagramer con lo pseudonimo "aleboardgamer", si diverte a spiegare regolamenti sul suo canale Youtube "La Ludoteca di AleBoardGamer". Amante dei giochi da tavolo sin dalla tenera età di sei anni quando gli vennero regalati titoli d'antologia come Brivido, Hero Quest e L'isola di Fuoco, la sua missione è quella di espandere il credo dei boardgames per distogliere l'attenzione dagli smartphones e convincere le persone a riunirsi attorno ad un tavolo per socializzare, sviluppare l'ingegno e soprattutto divertirsi.