Con questo articolo voglio insegnarvi a giocare e dirvi cosa ne penso di Whirling Witchcraft, un titolo strategico che offre spunti molto interessanti, grazie alla sua meccanica di engine-building con cui andremo a cucinare strani ingredienti magici. Un gioco della Alderac ricco di interazione… con il giocatore di fianco a voi!
Whirling Witchcraft è un gioco da tavolo di strategia per 2-5 giocatori, dalla durata media di circa 15-20 minuti a partita e consigliato a giocatori di almeno 14 anni (dato un po’ alto secondo me, 10/11 anni può andare benissimo).
Whirling Witchcraft propone una meccanica di engine-building molto sfiziosa, ogni giocatore costruirà infatti il proprio motore di produzione turno dopo turno, carta dopo carta. Tutte le ricette potranno essere utilizzate per creare ingredienti diversi, i quali a loro volta potranno essere “riciclati” per crearne di nuove. Tutto questo in funzione dell’avversario alla nostra destra, ovvero il vero obiettivo della nostra partita. Strano, vero?
VI SPIEGO IL REGOLAMENTO DI WHIRLING WITCHCRAFT…
Ma non perdiamo altro tempo e andiamo subito a vedere come si gioca a Whirling Witchcraft, grazie al mio video tutorial, proprio qui sotto, dove vi spiego il regolamento nel dettaglio. Fatto ciò, potrete poi scoprire le mie impressioni sul gioco!
LE MIE IMPRESSIONI SU WHIRLING WITCHCRAFT…
Whirling Witchcraft fa parte di quella serie di titoli davvero piacevoli, veloci da intavolare ed altrettanto da giocare. Il regolamento non è per nulla pesante, quindi impararlo e spiegarlo non è affar complicato. Il titolo si presenta senza grandi pretese, infatti si parla di un peso leggero che vuol far divertire senza troppo impegno, seppur obbligando i giocatori a concentrarsi su ogni loro mossa.
Il gioco di Sundèn ha molte peculiarità strategiche, ma nel contempo chiede ai giocatori di fare di necessità virtù: infatti, ad ogni turno avremo a disposizione quattro carte diverse (tre passateci dal nostro avversario ed una pescata sul momento) e dovremo destreggiarci al meglio con quelle. E qui nasce un dibattito sull’alea che è presente in qualche modo nel gioco: non potendo decidere quali carte ricevere, va da sè che si può essere fortunati nel ricevere (o pescare) carte ricetta funzionali al nostro gioco oppure sfortunati nell’avere carte totalmente inutili. Pregio o difetto? Se da un lato è vero che a volte può risultare frustrante non poter gestire la propria mano di carte in modo indipendente, dall’altro questa situazione può essere uno stimolo a fare del proprio meglio con ciò che si ha.
Si sa, la verità sta sempre nel mezzo, in fin dei conti il “de gustibus” non va mai fuori moda. Personalmente, non lo vedo come un difetto. Mi piace essere “messo alle strette” da un gioco, trovo molto stimolante dovermi aggiustare e scervellarmi per cercare di fare sempre la scelta giusta. Certo, mi piace anche gestire in tutto e per tutto la mia mano di carte senza interferenze altrui, ma alla fine i giochi vanno presi per quello che sono, non dobbiamo per forza pretendere che Whirling Witchcraft sia un titolo che non è. Sarebbe un errore di giudizio grossolano, a pare mio.
Passo a parlarvi ora di quello che secondo me è il vero punto forte di Whirling Witchcraft, ovvero la meccanica del motore di produzione. Ho apprezzato tantissimo la costruzione tramite le carte ricetta ed il modo in cui queste ricette possono incastrarsi tra di loro. Non solo produciamo ingredienti da mandare all’avversario alla nostra destra (intuizione geniale dell’autore), ma possiamo anche gestirli e riutilizzarli per cucinare ricette che altrimenti non avremmo potuto. Molto ben integrato è il sistema dei poteri Arcani, i quali permettono di ottenere utilissimi abilità e poteri aggiuntivi.
Per quanto alla fine parliamo di un astratto in tutto e per tutto, i materiali di gioco riescono a donare a Whirling Witchcraft quel minimo di ambientazione che male non fa: le plance dei giocatori sono ottimamente illustrate (con teschi, palle di vetro ed altri particolari molto “stregosi”), le carte anch’esse ben fatte, ma il plauso più importante va senza dubbio fatto per i calderoni, bellissimi! Il fatto di dover piazzarci sopra gli ingredienti da passare all’avversario alla nostra destra, ricevendoli a nostra volta, riesce a rendere concreta tutta l’idea di gioco. Inoltre, dettaglio che apprezzo sempre molto, i calderoni hanno un posto dedicato all’interno della scatola (ben organizzata) permettendoci di non doverli smontare e montare ogni volta.
Prima di giungere alle conclusioni, faccio come sempre un piccolo accenno alla scalabilità. Il gioco scala perfettamente con ogni numero di giocatori (2-5), non ci sono differenze né di setup né di regolamento, e questo è un bene. Dovendo far riferimento sempre e solo ad un avversario, alla fine giocare in due o in cinque cambia poco. La variabilità, invece? Quella è altissima! Tante carte personaggio e un’infinità di combinazioni diverse ingame, garantiscono partite sempre diverse.
In conclusione, come avrete capito, Whirling Witchcraft mi sta piacendo. Grazie alla sua durata contenuta, ci sto facendo molte partite con moglie e figli e devo dire che anche loro lo apprezzano. Come sempre il gioco va giudicato per quello che è, ovvero un peso leggero rivolto a giocatori meno esperti o a per far rilassare i neuroni degli hard-gamers. Il regolamento è semplice, così come il flusso di gioco che scorre via che è un piacere. Ma non sottovalutatelo, perchè le decisioni da prendere non saranno banali e la costruzione del motore di produzione è molto stimolante!
Alessandro “AleBoardGamer” Pugliese
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