Scream (2022) – Recensione – Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Scream 5 (2022) – Recensione

Ancora una volta, dopo 11 anni esatti di assenza, il caro vecchio Ghostface torna a far danni in questo quinto capitolo di una saga che ha scritto a suo modo, nel bene e nel male, più di una pagina di storia del cinema horror. Scream arriva così, nudo e crudo, con lo stesso titolo del primo capitolo datato 1996. Sarà riuscito a colpirci? Scopritelo nella nostra recensione SENZA SPOILER!

Che scelta è stata questa di Scream?

Tornare esattamente dopo 11 anni (ufficialmente a causa della pandemia), così come Wes Craven aveva fatto nel suo canto del cigno in Scream 4, 11 anni dopo Scream 3.

Riprendere la stessa idea di Scream 4… quella degli attori storici della saga che tornano in una Woodsboro più delittuosa di Cabot Cove, con buona pace della signora in Giallo e di tutti i woodsboriani che ancora non sono scappati a gambe levate da quel dannato paesello.

Riprendere le stesse caratteristiche tipiche del franchise, fatte di autoironia, di splatter e di jump scare.

Inizialmente devo ammetterlo, ho pensato fosse stata una scelta barbina. Un voler spremere la vacca, per capire se ci fosse ancora qualche goccia di latte… un vero e proprio torto a quella che per me era e doveva rimanere una saga di Wes Craven.

Eppure entrato in sala, senza alcuna aspettativa, mi sono a mano a mano ammorbidito, sempre più conscio del fatto che non stavo vedendo nient’altro che un messaggio d’amore diretto proprio a lui… a Wes.

Ebbene si, la pellicola diretta a 4 mani da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, e sceneggiata (sempre a 4 mani) da James Vanderbilt e Guy Busick, riesce nel classico “stile Scream“, senza prendersi troppo sul serio, ad offrire una storia sicuramente non esente da difetti, ma godibile se la si prende per ciò che è… uno Stab Movie! Non aspettatevi di certo un horror ricercato! 

Insomma sembra anche che l’autocritica e l’autoironia vadano di moda di questi tempi (vedi The Matrix Resurrections) e allora perchè no?

Scream (2022) – Recensione – Si ma di che cosa parla il film?

La trama è molto in linea con la saga. Siamo infatti a Woodsboro, 25 anni dopo la prima serie di efferati omicidi e veniamo subito gettati nella mischia, con un inizio molto ritmato, per assistere al ritorno di Ghostface, che attacca e ferisce Tara Carpenter (Jenna Ortega), costringendo sua sorella Sam (Melissa Barrera) a tornare dal suo esilio insieme al nuovo fidanzato Richie (Jack Quaid).

Se inizialmente si brancola nel buio per cercare di capire i motivi di questo nuovo e sconcertante ritorno, si capisce poco dopo che tutto è collegato proprio a Sam e al suo passato. Sarà l’inizio di una nuova spirale di sangue e violenza, che vedrà Sam chiedere l’aiuto (direttamente e indirettamente) delle vecchie glorie del passato, Deway Riley (David Arquette), Sidney Prescott (Neve Campbell) e Gale Weathers (Courtney Cox).

Anche questa volta toccherà scoprire l’assassino prima che sia troppo tardi, perchè le vittime cadono come birilli in una sala da bowling e la cerchia di amici intimi della giovanissima Tara è bella numerosa!

Insomma, una storia in perfetto stile Scream no?

Scream (2022) – Recensione – Facciamo un gioco… Qual’è il vostro horror preferito?

Se avessi fatto questa domanda al telefono ai due registi, fingendo di essere Ghostface, probabilmente mi avrebbero risposto SCREAM.

Come accennavo ad inizio recensione il film prende tantissimi aspetti, citazioni e situazioni dei primi 4 film e li fonde a creare un gigantesco omaggio alla quadrilogia di Craven, esaltandone tutti gli aspetti positivi.

Sia ben chiaro… il film non è forse fatto per chi non ha mai digerito la saga di Scream o tutti i film con le stesse meccaniche utilizzate da Craven nei suoi quattro capitoli e se non si vedrà il film con la giusta chiave di lettura si finirà per iniziare a notare gli errori di scelte dei personaggi, le situazioni inverosimili, le parabole innaturali dei proiettili… insomma tutto ciò che in un film del genere va preso così come ci viene dato, perchè è la natura stessa del film a volerlo così e guai a cercare di snaturarla. Sarebbe come ordinare un gelato al cioccolato e lamentarsi che non ci piace perchè non sa per nulla di limone!

Alla fine Scream fa quello che deve fare. Ci offre un giallo da risolvere, ci incasina i pensieri dall’inizio alla fine costringendoci a generare svariate ipotesi sulla natura dell’assassino manco fossimo l’Ispettore Derrick, ci regala qualche scena splatter riuscita e qualcun’altra più ilare, soprattutto perchè ci pone di fronte al fatto compiuto che le ferite da taglio sono mortali solo oltre le 20 coltellate sparse qua e là… Sotto quella soglia ci sarà sempre modo di rialzarsi e provare a fare qualcosa per scampare al serial Killer (quasi sempre -ndr).

Soprattutto il film, che in ogni sua edizione ha sempre mosso qualche critica al mondo reale, dopo essersela presa con i mass media, internet ed i social network nel quarto capitolo, questa volta prende a cazzotti nuovamente il web, ma sotto un altro interessantissimo punto di vista… quello delle fandom tossiche, analizzando proprio le critiche che nel tempo possono essere mosse agli addetti ai lavori di una saga cinematografica, spesso e volentieri tacciati di aver rovinato tutto, di aver distrutto la magia degli intoccabili “primi episodi”, utilizzando lo stratagemma legato alla saga di Stab, che continua ad accompagnare i film di Scream anche questa volta e che addirittura ci farà anche capire il motivo della scelta del titolo di questo episodio della saga.

Scream (2022) – Recensione – Un ritmo organicamente altalenante

Il ritmo del film non è forse né crescente né stabilmente a buon livello, ma sembra sempre altalenante, con alti e bassi che però hanno una loro organicità, quasi fossero un modo prima di tutto usato ad hoc per riuscire a creare la giusta amalgama tra personaggi del passato e personaggi del presente, ad incastonare storie vecchie in nuove storie senza fretta, come scatole cinesi, per poi servirci il conto alla fine.

A questo ritmo contribuisce la musica, di Brian Tyler, che riesce, più con gli effetti sonori che con vere e proprie soundtrack a giocare con questo ritmo, pungendo quando c’è da solleticare le natiche degli spettatori (per la paura o per le risate) e facendosi da parte quando le acque devono calmarsi, così come contribuisce il cast, che alla fine non demerita nelle interpretazioni.

Su tutti segnaliamo Mikey Madison, Jenna Ortega e anche Jack Quaid, che sembra lo Hughie Campbell di The Boys teletrasportato in Scream. El trio maravilla composto da Arquette, dalla Campbell e da Courtney Cox è invecchiato più che bene e fa il suo, calandosi in 3 ruoli che oramai calzano a pennello ai tre.

La fotografia invece è piatta, senza guizzi, fa il suo compitino senza alcuna particolarità degna di nota, con pochissime situazioni dove le variazioni luce/buio o le tonalità cromatiche riescano a mettere realmente in risalto la scena sullo schermo, fatto salvo per l’espediente utilizzato nelle scene dove sono presenti fari abbaglianti o torce di fortuna, dove fotografia e sceneggiatura lavorano più gomito a gomito per portare a casa la pagnotta.

Questo Scream quindi piacerà quasi sicuramente ai fan di Ghostface, agli amanti degli horror scanzonati e semplici, che di psicologico non hanno assolutamente nulla ed agli amanti di Wes Craven, che ci ritroveranno come detto un tributo a tutto quanto ha voluto lasciare in questa saga cinematografica.

Questo film non piacerà probabilmente a chi cerca ricercatezza, situazioni sempre verosimili, serietà, sobrietà e a chi non ama il sangue e il genere horror.

Un consiglio che sento di darvi se non sapete nulla di Scream e decidete di andarlo a vedere? Recuperatevi almeno il primo e il quarto episodio della saga. Entrate nel mood e poi via in sala a vederlo!

Il film verrà distribuito da Paramount Pictures Italia nelle sale italiane dal 13 gennaio 2022.

Valerio "Raziel" Vega: Napoletano a Roma, Tecnico Ortopedico di giorno, Retrogamer compulsivo di notte. Creatore del progetto Nerdream, amante del cinema, delle serieTV, dei fumetti e di tutto ciò che è fottutissimamente NERD, sogna una vecchiaia con una dentiera solida ed il pad di un NES tra le mani. Il suo motto è “Ama il prossimo tuo come hai amato il tuo Commodore64”