La casa del sabba (2021) – Recensione Senza Spoiler – Marco Cerilli

La casa del sabba – Recensione – SENZA SPOILER

Marco Cerilli, al debutto su un lungometraggio, prova a mescolare il celebre filone horror delle case maledette e delle sette sataniche di fine anni ’70 / inizio anni ’80, con surrealismo ed un pizzico di comicità grottesca. Cosa sarà venuto fuori? Scopriamolo assieme…

Se pensiamo che tra gli anni ’70 e gli anni ’80 il cinema horror ha visto uscire perle del calibro di Dopo la vita (1973), Sentinel (1977), Amityville Horror (1979), Shining (1980) o, su tutti, La Casa di Sam Raimi (1981) (e potrei continuare perchè la lista è veramente lunga – ndr), riusciamo a capire che, il filone horror associato a case maledette, possessioni demoniache e sette sataniche, ai tempi si sviluppò in maniera esponenziale, con tantissime perle ancora oggi godibilissime.

E’ proprio da quel determinato momento cinematografico che Marco Cerilli e Luigi Pastore devono essere partiti per trarre la loro ispirazione e creare La casa del sabba.

Il film prodotto proprio da Luigi Pastore per la LuPa Film, lo vede allo stesso tempo nelle vesti di supervisore artistico del progetto, direttore della fotografia, montatore ed autore del soggetto, nonchè co-sceneggiatore assieme a Cerilli.

Ma di cosa parla La casa del sabba?

Tutto inizia quando Robert Santana (Marco Aceti), un famoso scrittore italoamericano di romanzi horror, giunge in Puglia per trascorrere qualche giorno in una vecchia casa abbandonata, molto vicina al mare, su cui aleggia un mistero macabro per dei fatti inquietanti accaduti anni prima e per uno strano video che circola sul web. Lo scrittore pensa che la location possa essere l’ideale per trovare ispirazione per il suo prossimo romanzo dell’orrore e, incurante di quanto si dica sulla casa, decide di prenderla in affitto. Da quel momento il protagonista inizierà ad avere strane allucinazioni, conoscerà il suo vicino di casa, l’inquietante professor Vassago (interpretato dal regista del film) e scoprirà la storia di una setta satanica presente in zona nel passato, che voleva edificare un tempio dedicato al proprio culto, ma oramai scomparsa.

La storia vi terrà incollati allo schermo con questo suo essere a tratti molto pulp alla Thomas Prostata, a tratti trash, a tratti tremendamente divertente, ma senza mai perdere la sua direzione orrorifico/satanica.

Un film che sembra serissimo in un momento, per poi spogliarsi di tutta la sua seriosità, fino a diventare quasi grottesco e che finisce per ammaliare, eccitare e divertire proprio per questa sua mutevolezza.

Gli altri interpreti della pellicola sono Corinna Coroneo (Reverse), Franco Nacca, Chiara Pavoni (Violent shit: The movie), Nicole Stella, Fiorella Franco e Matteo Pastore.

Un cast a me sconosciuto, con cui mi sono confrontato per la prima volta, che mi ha lasciato una buonissima impressione in linea generale, sia per quanto riguarda il protagonista Marco Aceti, sia per tutto il resto del cast, con una menzione d’onore soprattutto al co-protagonista e regista Marco Cerilli, a Chiara Pavoni e Nicole Stella. Ho forse trovato un filo troppo algida Corinna Coroneo in alcune scene e troppo tagliata fuori Fiorella Franco con la sua spazzola, ma nel complesso anche la loro prova è buona, come quella del resto del cast.

Tornando al film, si percepisce la commistione tra le pellicole citate in apertura di recensione, con pellicole più recenti, come ad esempio Bosco Fuori di Gabriele Albanesi, ma soprattutto si percepisce un’originalità di fondo, che come detto vede fondere a tutto questo macabro anche dello humor spiazzante, inizialmente percepibile come non voluto e fuori posto, per poi diventare la carta vincente del film.

La regia è sicuramente da film indie, a budget modesto, ma moderna e non del tutto casereccia come si potrebbe pensare, con alcuni tecnicismi interessanti e delle scelte azzardate che alla fine pagano e ben si sposano con la fotografia. Di quest’ultima va detto che, fatto salvo alcune scene notturne in esterna un filo confusionarie, è uno dei fiori all’occhiello della produzione.

La sceneggiatura non lineare, con molte variazioni di ritmo e impostazione, seppur non priva di difetti, è comunque di buon livello.

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Degni di nota gli effetti speciali old school realizzati dalla Scuola Fantastic Forge di Sergio Stivaletti. Calzano a pennello con il tipo di opera indipendente che si vede sullo schermo e ne aumentano il valore per gli estimatori del genere.

Le musiche sono invece firmate dal bluesman e attore Clive Riche, che ha anche prestato la sua voce al personaggio interpretato dal regista, il professor Vassago. A tal proposito va detto come questa voce alla Dan Peterson finisca per entrare nel cuore, perchè sarà talmente fuori dal coro, talmente stonata con tutto ciò che accade, da renderla una delle cose più memorabili del film.

Va però segnalato che il doppiaggio sia, dal mio punto di vista, il punto debole della produzione, con una sensazione di fuori sincrono, soprattutto nelle prime scene del film, un filo fastidioso.

La colonna sonora originale è stata composta da Javè, nome d’arte di Simone Pastore, ex componente del duo Da Blitz ed accompagna invece egregiamente tutto il film, con alcune scelte coraggiose e variegate forse anche più di quanto è variegata la pellicola.

In conclusione mi sento di consigliare la visione del film a tutti gli amanti del genere horror, ma soprattutto a chi non adora solo le produzioni tripla A, a chi ama anche il trash o i B-Movies e soprattutto a chi sa cogliere omaggi, citazioni e scelte volute e non fortuite nella realizzazione di un prodotto che, come già detto, spesso e volentieri non vuole prendersi troppo sul serio e gioca con lo spettatore, nel suo essere un prodotto girato senza grandi mezzi a disposizione, ma con idee chiare e ben congeniate.

Di sicuro non si può che incastonare un giudizio globale in un discorso più ampio, cercando di collocare il film a metà tra chi riuscirà a capirlo e chi invece, purtroppo, non lo capirà…

Il film è disponibile in streaming su VodBox.it a QUESTO LINK!

Valerio "Raziel" Vega: Napoletano a Roma, Tecnico Ortopedico di giorno, Retrogamer compulsivo di notte. Creatore del progetto Nerdream, amante del cinema, delle serieTV, dei fumetti e di tutto ciò che è fottutissimamente NERD, sogna una vecchiaia con una dentiera solida ed il pad di un NES tra le mani. Il suo motto è “Ama il prossimo tuo come hai amato il tuo Commodore64”