The Witcher Stagione 2 – Recensione – Netflix

Io posso riassumere la seconda stagione di The Witcher in due parole: che soddisfazione. Rispetto alla prima abbiamo fatto passi da gigante in talmente tanti aspetti della storia e del modo di proporla che, davvero, è una soddisfazione.

Non voglio fare spoiler perché ci tengo particolarmente che tutti guardino The Witcher stagione 2 senza sapere nulla in anticipo anche se, vi dirò, secondo me non ci sono grandi sorprese. Se state ben attenti ad alcuni particolari sparsi nel corso degli episodi, anche quella che può essere la grossa rivelazione della stagione non sarà poi così inaspettata.

Se l’avevo capito io che non seguo mai niente…

Ad ogni modo dicevo che non voglio fare spoiler ma, prima di leggervi questa recensione, per favore, guardatevi almeno la prima puntata perché di quella ho bisogno di parlare. Il primo episodio della seconda stagione fa una cosa importantissima e già solo con quella la serie si è venduta alla grande. Pare un’esagerazione, ma non è così.

Quando dico che l’intrattenimento qualche obbligo nei confronti di chi guarda ce l’ha, mi riferisco proprio a scene apprezzabili come il finale della prima puntata della seconda stagione di The Witcher.

Ciò che rivela Nivellen nel finale dipinge sul volto di Geralt e Ciri profondo disgusto e fa pronunciare quella frase emblematica a Geralt. Nivellen gli chiede di ucciderlo e Geralt gli risponde con sprezzo che se vuole uccidersi lo deve fare da sé.

Non c’è pietà, non c’è perdono, si passa da una sorta di bonaria accettazione dell’individuo, seppure con tutti i suoi difetti, al suo completo abbandono e ripudio nell’esatto istante in cui lui ammette di aver violentato la sacerdotessa. E non so spiegarvi quanto quella semplice scena è importante oggi come oggi.

Il motivo per cui è stata inserita non mi interessa, l’importante è che ci sia.

Nivellen forse si sarebbe potuto giustificare per un omicidio; probabilmente Geralt gli avrebbe chiesto perché e come era successo, se la confessione di Nivellen fosse stata quella di aver ucciso qualcuno. Ma per una violenza sessuale non c’è giustificazione alcuna e perciò Geralt e Ciri prima lo guardano disgustati e poi lo mollano lì perché non c’è bisogno di chiedere, non c’è salvezza, il personaggio Nivellen è da dimenticare.

E quella scena è breve, ma dice tutto.

Ed è ciò che chiedo di vedere; non la plausibilità, perché in un mondo fantasy quella non sarebbe vista come una cosa tanto grave e la plausibilità in questo caso mi farebbe rivoltare lo stomaco. Voglio la soddisfazione invece di vedere una reazione del genere da parte del protagonista, che spesso viene definito un giusto, un eroe. Bello vederlo giudicare con disgusto il gesto di quello che pure era stato un suo amico.

Geralt ha fatto un salto di qualità in questa seconda serie davvero eccezionale. È riuscito a rimanere un personaggio interessante nonostante fosse alle prese con una ragazzina da gestire. Non è mai troppo facile continuare a circondare di mistero e fascino un personaggio che deve fare da padre o da balia al ragazzino di turno. In questo caso sarà che Ciri è un personaggio femminile forte e indipendente, sarà che Geralt è stato modellato in una maniera che ben si sposa sia con l’interazione con Ciri che con la sua natura di ammazza mostri, ma io l’ho trovato una versione migliorata della prima stagione.

La serie non è priva di problemi, perché sia le decisioni prese da Geralt sia il suo fare avanti e indietro da un posto all’altro a volte danno una sensazione di riempimento buchi ed espediente dell’ultimo minuto non da poco. E le scene di salvataggio all’ultimo secondo non si contano. A me non danno fastidio, ma non sono proprio il frutto di profondo pensiero, ecco.

Qui non posso dire quanto sia preso dai libri e quanto sia sceneggiatura; ma se già fedelissimo all’opera letteraria non era fin dall’inizio allora non costava nulla mettersi lì a migliorare quelle parti che magari a livello scenico non ci fanno un figurone.

Detto ciò non c’è nulla che disturbi o annoi profondamente, anche se la stagione ha risentito tantissimo dei problemi che il Covid ha creato a cast e riprese, quello non si può non notare.

Finanche alcune scene sembrano essere state influenzate dalla realtà che si viveva in quel periodo. Gli attori sembrano più distanti tra loro, soprattutto nelle prime puntate sembrano in numero minore sulla scena, le locations sono più isolate, costruite.

Si è sentito il passaggio del tempo tra le riprese della prima stagione e quelle della seconda, com’era prevedibile. Non per colpa loro, certo, ma Ciri è diversissima dall’ultima puntata della prima stagione alla prima della seconda. Io avevo appena terminato il rewatch della prima e l’inizio della seconda mi ha fatto una strana impressione perché purtroppo lì di tempo non doveva passarne.

Ma non sono cose che rovinano la visione, solo constatazioni.

Ho amato il ritorno di Jaskier sia come personaggio a sé, sia come presenza al fianco di Geralt. Mi piace il suo modo di rivolgersi a Geralt, mi piace com’è stato spogliato ulteriormente di tutti quelle fastidiose costrizioni e limiti che si instaurano nei rapporti tra uomini sullo schermo.

Non è ancora abbastanza, ma mi accontento.

Ecco, forse Yennefer poteva essere esplorata molto di più e le si poteva dare più spazio per raccontare questa nuova versione di sé diametralmente opposta a quella della prima stagione. Ma risulta comunque piacevole anche lei, in ogni contesto in cui si inserisce, perché Yennefer tocca praticamente chiunque in questa serie.

Riusciti i vari primi incontri, i vari ricongiungimenti, le scene di lotta, quelle di magia, riusciti i dialoghi, soprattutto quelli con sfondo comico, e riusciti tutti quei momenti che dovevano colpire lo spettatore, sconcertarlo, instillare la voglia di proseguire la visione della serie.

Per quanto mi riguarda io sto già aspettando la terza.

Come nota conclusiva un altro appunto che pare poco, ma che fa tutta la differenza del mondo. Ci tengo a dire che è sempre utile avere un attore protagonista che non solo ha a cuore il suo ruolo ma è, a tutti gli effetti, più informato su quello che sta interpretando della gente che lo circonda. È un bonus che migliora il prodotto finale e i fans si sentono meno presi in giro.

Io mi sono un po’ stufata dell’attore che con orgoglio esclama “Ho avuto la parte! Ah ah! Cos’è? Mai sentito nominare questo personaggio, mai letto questo libro, mai giocato a questo gioco…” No, signori, Henry Cavill ha letto i libri di The Witcher, si assembla il suo pc da gamer, gioca alla saga di The Witcher in hard mode, gioca a Warhammer, non risponde alla telefonata che gli dà il ruolo di Superman perché sta giocando a WoW… Una soddisfazione.

Scrivere rappresenta tutto ciò che sono, il resto è aria. Conviviamo in tanti nella mia testa e stiamo tutti una favola. Amo ciò che si lascia interpretare: non ho bisogno di sapere tutto, ditemi qualcosa, il resto me lo invento io. Libri, film, serie tv, videogiochi, manga, comics, anime, cartoni, musica... da tutto ciò che è intrattenimento posso imparare tanto e posso soprattutto trarre ispirazione, quindi ringrazio che esista. Ciò non significa che io non possa criticare anche ciò che amo, lo amo ugualmente senza per quello esserne accecata. It's fine to be weird. Live free or die. Canzoni della mia vita: The Riddle (Five for Fighting), Una Chiave (Caparezza), Dream (Priscilla Ahn). Film della mia vita: Donnie Darko, Predestination, Big Fish, The Shape of Water, Men & Chicken... Non esistono sessi, non esiste una sola forma d'amore, non è tutto bianco, non deve sempre vincere la maggioranza se la maggioranza è ferma nel Medioevo.