Animal Crossing – Nuovi Orizzonti del mio cervello da esplorare

E così è successo. Non ho resistito e lo scorso Natale mi sono regalata, mi hanno regalato in realtà, Animal Crossing: New Horizons.

Animal Crossing: New Horizons è un gioco che, come il suo predecessore, non fa uscire il meglio di me in termini di cortesia e amore per il prossimo.

Infatti la prima cosa che ho fatto una volta in possesso di un retino è stata accertarmi di poterlo dare in testa ai miei compaesani. E sì, si può ancora; ve lo dico subito, perché so che quello è un aspetto importante del gioco per molti di voi.

Dunque, premessa. Io e le premesse, una storia lunga decenni.

Da qualsiasi cosa io scriva sui videogiochi non otterrete mai informazioni tecniche e serie riguardo ad un titolo, penso si sia ormai capito. Come amo ripetere sempre: io non sono quel tipo di gamer. Qualunque sia il gioco che ho davanti se ce l’ho è perché l’ho voluto. Se l’ho voluto è perché desidero giocarci. Se desidero giocarci qualcosa di buono per me ci sarà.

Questo non esclude che io lo prenda in giro, prendo in giro tutto ciò che amo. E amo anche ciò che ha difetti. Quando qualcosa mi dà sui nervi o lo ritengo vergognoso o offensivo si capisce subito da come ne parlo, ma solitamente non lo faccio di mia spontanea volontà, mi si deve chiedere. E allora lì è colpa di chi me l’ha chiesto. Oppure ne parlo a casa mia, in posti miei, dove posso dire la mia opinione e ci mancherebbe altro.

Ci sono una marea di videogiochi che ritengo siano stati messi insieme da persone che potevano fare molto meglio in termini di storia e gioco in sé, ma non ho bisogno di parlarne male perché di solito di quei giochi guardo i gameplay degli altri e mi evito di provarli sulla mia pelle.

A dispetto di ciò che spesso sento dire nei posti in cui giro di solito, sì, ci si può fare un’opinione di un gioco guardando giocare qualcun altro e, sì, si può decidere che un gioco non vale la pena di essere giocato guardando giocare qualcun altro.

Ma questi sono i miei two cents in proposito e il mio personale modo di vivere il mondo dei videogiochi. Ho divagato, quando mai. Non sono quel tipo di gamer. Quindi se mi metto a giocare ad Animal Crossing io lo faccio per specifici motivi idioti. Voglio poter insultare tutti gli abitanti della mia isola, voglio scrivere parolacce ovunque e voglio far arrabbiare tutti prendendoli a retinate in testa. Ora.

Molte di queste cose sono state minimizzate nella nuova versione New Horizons, perché appunto gli orizzonti si sono espansi; se ti connetti e puoi visitare l’isola di chiunque non è bello agli occhi degli altri che la tua isola si chiami Porcheria X e il tuo personaggio Testa di X. Non sono le mie scelte, era un esempio.

Poi non è bello che tu scriva lettere, che gli altri possono leggere, con su insulti nemmeno troppo velati e non è bello che sulla bacheca d’ingresso ci siano auguri mattutini tipo Siete un branco di imbecilli. Ma io non mi connetto e non vado sull’isola di nessuno. Non faccio entrare nessuno nella mia e non condivido nulla, quindi che vogliono da me? Mi raccomando stai attento al nome che scegli, perché deve essere rispettoso nei confronti delle altre persone che giocano… Ma quale gamer dà un nome serio alla sua isola e al suo personaggio? Dai.

Quale gamer non si diverte a scrivere lettere minatorie agli abitanti ed infilare come regali allegati schifezze che trova in giro e dovrebbe invece buttare nella spazzatura? Va beh, solo io? Ok, in questa versione la mia isola ha un nome normale e il mio personaggino si chiama Hannibal. L’ho fatto più simile possibile a Hannibal (quello della serie tv) e se ne va in giro con una maglietta con su scritto Bonsoir.

E chi ha visto la serie sa che non è bello che Hannibal ti auguri Bonsoir. Sogno di pagare quell’usuraio di Tom Nook e avanzare nel gioco tanto da poter creare un altro personaggino e giocare un po’ anche con quello. L’altro si chiamerebbe Will, ovviamente. In Let’s Go to the City avevo una città di nome Opunzia e due personaggi di nome Farfugno e Juessica.

Sì, l’ispirazione in quel caso era da Ortolani. Lì era possibile scegliere una frase tipica per ogni abitante e la quantità di parolacce che sparavano i miei non aveva eguali. In questo nuovo al momento quell’opzione non c’è, ma compenso col fatto che scrivo lettere di insulti in italiano mentre ho il gioco settato in English e quindi le mie parolacce non vengono rilevate.

Magari non le rilevava lo stesso, ma mi fa ridere il pensiero che i miei personaggi parlino inglese e non capiscano i miei insulti italiani. Le mie lettere tipo sono: Leonardo (è il nome di ‘sto leopardo che gira sull’isola e parla come un tronista, ma nessuno gli ha mai chiesto di venire a vivere lì da me, faceva parte della crew iniziale), se ti avanzano due minuti infila la testa nella lavatrice.

Con affetto, Hannibal. Se si considera da dove prendo l’ispirazione per il mio personaggio ha tutto molto senso. Non so come facciano i miei compaesani a stare così tranquilli. Ora che ci penso potevo chiamarla isola Lecter. Quello già ha un castello, se avesse anche un’isola non sarebbe male. Comunque come si arriva sull’isola bisogna donare pesci, dinosauri e insetti al museo perché possa aprire, bisogna donare valanghe di legna e metalli per aprire il negozio, costruire i ponti, scegliere dove mettere le nuove case, invitare gente a vivere lì e arredare pure le case e i giardini per rendere più appetibili gli immobili ai nuovi acquirenti.

Ma devo fare tutto io su quest’isola? Ma dico la legna è lì, brutto orsetto lavatore infame, prenditela da solo! Che poi quando completi il tutto e ti sei fatto un sedere tanto per raccogliere i materiali e costruire come un pazzo quello ti dice: Bravo! E poi ti regala il kit per cambiare colore all’armadio. Ma grazie! Perché non ero mica capace di verniciarmelo da solo, ‘sto parallelepipedo sgangherato, brutto braccino corto!

Io amo questo gioco a dismisura. È geniale. Trovo che non ci si annoi mai nemmeno a fare sempre le stesse cose, perché gli outcome variano sempre. Ovvio che è un divertimento diverso da quello che provo giocando ad un Resident Evil o a The Last of Us (beh, la differenza sostanziale è che con Animal Crossing non perdo due o tre anni di vita ad ogni sessione di gioco) però è divertimento oserei dire pure creativo, perché l’isola viene fuori piano piano come voi la volete.

Infatti la mia ha il gusto estetico di un pomodoro spiaccicato su un bidone della spazzatura. Però è mia, ci vive Hannibal e saranno ben affari suoi. Ce ne sarebbe da dire ancora, anche perché questo è ciò che penso dopo averci giocato per poco tempo. Le stagioni cambieranno, col tempo che passa ci saranno nuove cose da fare sempre diverse e nuovi personaggi che verranno a rompermi le scatole e che dovrò trovare il modo per far trasferire.

Non mi stancherò mai. Ed io non gioco nemmeno in rete, immagino che chi lo faccia abbia milioni di possibilità in più, basta che non dica parolacce e che non sia volgare. So per certo che su questo consiglio hanno ampiamente sorvolato tutti.

Il mio, di consiglio, è quello di comprare questo gioco, ovviamente, se solo avete una mezza idea di farlo. Qualunque tipo di gamer voi siate, vi assicuro che non ve ne pentirete.

Scrivere rappresenta tutto ciò che sono, il resto è aria. Conviviamo in tanti nella mia testa e stiamo tutti una favola. Amo ciò che si lascia interpretare: non ho bisogno di sapere tutto, ditemi qualcosa, il resto me lo invento io. Libri, film, serie tv, videogiochi, manga, comics, anime, cartoni, musica... da tutto ciò che è intrattenimento posso imparare tanto e posso soprattutto trarre ispirazione, quindi ringrazio che esista. Ciò non significa che io non possa criticare anche ciò che amo, lo amo ugualmente senza per quello esserne accecata. It's fine to be weird. Live free or die. Canzoni della mia vita: The Riddle (Five for Fighting), Una Chiave (Caparezza), Dream (Priscilla Ahn). Film della mia vita: Donnie Darko, Predestination, Big Fish, The Shape of Water, Men & Chicken... Non esistono sessi, non esiste una sola forma d'amore, non è tutto bianco, non deve sempre vincere la maggioranza se la maggioranza è ferma nel Medioevo.