12 Minutes – Recensione
Creare attorno al proprio prodotto un hype smisurato può essere un’arma a doppio taglio: quando Microsoft annunciò 12 Minutes, titolo prodotto da Luis Antonio e Annapurna Interactive, quell’aria da thriller interattivo con mille bivi e possibilità attraeva, e non poco, le più disparate tipologie di utenti. L’inclusione del gioco nell’Xbox Game Pass incentivava ulteriormente la volontà di giocarlo e dunque, quando il 19 Luglio scorso è finalmente diventato disponibile, l’ho inserito nei “da giocare” dell’anno. Finalmente è arrivato il suo momento… ma non è andata proprio come avevo previsto.
12 Minutes – Recensione – Un thriller interattivo più o meno apparente.
Il plot narrativo proposto da 12 Minutes è, in prima battuta, molto intrigante: siamo un marito che torna da una faticosa giornata di lavoro ed è pronto a godersi una serata speciale con la propria moglie, particolarmente misteriosa riguardo ad una “sorpresa” che ha in serbo per noi. Gli eventi prendono ben presto una piega inaspettata e la notte viene stravolta da un poliziotto che ci lega, accusa nostra moglie di aver assassinato il proprio padre anni prima e cerca un orologio appartenuto al defunto. Nulla di tutto questo ci risulta familiare, ma non abbiamo tempo di porci domande: l’uomo ci strangola, ponendo fine alla nostra vita… e dando inizio al loop temporale.
12 Minutes è infatti basato su una serie di loop che vanno sfruttati per apprendere informazioni cruciali ai fini della risoluzione del mistero che il gioco ci pone di fronte; quanto delle accuse del poliziotto è veritiero? Nostra moglie ci ha effettivamente mentito per anni o è vittima di un sistema ancora più grande di eventi? E poi, la domanda più affascinante: perché siamo intrappolati negli stessi 12 minuti, pronti a ripetersi apparentemente in eterno?
Sebbene nelle prime sequenze di gioco tutta questa carne al fuoco sia vero e proprio carburante per la mente del giocatore e spinga a ripetere le sequenze, ponendo domande ed interagendo con l’ambiente, ben presto mi è parso evidente che il titolo desse solo l’illusione di “più opzioni e vie”, avendo in realtà una sua strada ben precisa in mente. Il finale “reale” è infatti uno solo e per raggiungerlo bisogna affrontare le diverse sezioni con schemi precisi, a volte molto semplici da intuire e altre volte più impliciti, ma sempre già delineati in partenza e dunque poco soggetti ad una reinterpretazione del giocatore. Mancare un indizio o un passaggio porta ad un’automatica confusione e spinge a dover “ripetere” da capo le sequenze per tentare di ricostruire i nessi ottenuti e recuperare l’informazione giusta.
In poche parole, la struttura potenziale di 12 Minutes si realizza in un modo che non mi ha convinta pienamente e che ha peggiorato l’impatto che la storia in sé, a livello di scrittura, ha avuto su di me: mi aspettavo, infatti, un thriller con maggior spessore e con una trama che alla lunga non prendesse dei toni da “soap opera”, diciamo così.
Insomma, sulla carta, 12 Minutes era intrigo puro e parzialmente posso dire che il gioco sia riuscito a coinvolgermi nella sua narrazione e nell’interazione con essa; tuttavia, è un prodotto troppo “binario” rispetto a come era stato presentato ed è colpevole di perdere un po’ di mordente, soprattutto verso la fine, andando a banalizzare una trama potenzialmente ben confezionata. Peccato.
12 Minutes – Recensione – Qualche loop di troppo.
La struttura ludica del gioco è semplice, ma ben definita, basata interamente sull’interazione ambientale e sui dialoghi che il protagonista tesserà con i due personaggi a schermo, in stile Punta & Clicca. Se, apparentemente, l’entità dell’appartamento e il cast ridotto potrebbero sembrarvi limitanti per quanto riguarda le opzioni disponibili sappiate che 12 Minutes gioca con pochi elementi, ma gioca molto bene.
Le domande e le conversazioni sbloccabili a seconda dei nuovi dati ottenuti sono moltissime: va tenuto conto, infatti, che nonostante il tempo si riavvolga, quanto abbiamo appreso resterà nella mente del nostro personaggio e potrà essere utilizzato nei loop successivi. I 12 minuti di orologio sono inoltre molto utili, in certi casi, per mostrare e sfruttare eventi o prove a nostro vantaggio, nonché per permetterci di interagire con l’appartamento in nuovi modi ad ogni riavvio. La casa è infatti piena di combinazioni di azioni celate e sbloccabili con l’incedere dell’avventura e con il modificarsi, naturale o forzato, degli eventi che ci riguardano o a cui assistiamo.
Parlando di questa struttura ludica è facile farsi affascinare ed infatti l’esperienza permane affascinante anche dopo la considerazione che andrò a proporvi ora, ma che va necessariamente fatta: il sistema di interazioni è fin troppo metodico e binario per un titolo che vantava ampio respiro e libertà interpretativa, e rischiate di non poter proseguire nella storia se sbagliate alcuni passaggi o li saltate a piè pari. Ovviamente non pretendevo che gli sviluppatori ci permettessero di assistere al finale con ogni tipo di decisione presa o passaggio saltato, ma avrei gradito qualche “muro invisibile” in meno sia dal punto di vista interattivo che narrativo, come detto in precedenza.
12 Minutes – Recensione – Isometria funzionale!
Dal punto di vista artistico, il gioco è essenziale ma ben curato. La visuale dall’alto garantisce ai volti dei protagonisti di restare celati al nostro sguardo, elemento voluto e necessario, a mio avviso, per far nascere ancora più dubbi ai giocatori sull’identità e sulle emozioni del cast quando avvengono determinati eventi. Questo tipo di inquadratura ci permette inoltre di avere una visione ben chiara degli spazi e dell’ambiente, rivelando facilmente gli elementi di possibile interazione; l’orologio posizionato nel menù non è poi casuale, ma serve a scandire il progresso del loop ed ha quindi una funzionalità pratica, oltre a garantire quel giusto apporto ansiogeno che in un thriller è sempre gradito.
Il comparto estetico è dunque ben curato, ideato appositamente per essere netto, asettico in certi casi, più ispirato e impattante in altri. Anche il sonoro è stato studiato a dovere, sia dal punto di vista del sound design che del doppiaggio, dove voci e toni fanno la differenza per la comprensione di molti dialoghi.
La localizzazione italiana, fortunatamente, è presente, così da garantire a tutti noi begli italioti di ragionare solo sul mistero e non sulla traduzione simultanea dalla lingua anglosassone.
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