Una campagna promozionale che poneva fortemente l’accento sulla trama del gioco e una serie di rumor particolarmente gustosi mi hanno fatta arrivare ad avviare Call of Duty Vanguard con una certa dose di fiducia: rilasciato il 5 Novembre 2021, l’ultima fatica di Sledeghammer Games e Activision Blizzard sembrava promettere bene, quantomeno dal punto della vista della storia, una “innovativa” rivisitazione della cara vecchia Seconda Guerra Mondiale. Un vero peccato, però, che ogni mia più rosea aspettativa sia stata tragicamente tradita da un prodotto che poteva, ma non ha osato… ma vediamo bene perché, in questa recensione di Call of Duty Vanguard.
Call of Duty Vanguard – Recensione – Ottima premessa, pessimo risultato.
Il secondo conflitto mondiale fa nuovamente da sfondo alle vicende di un Call of Duty, ponendoci stavolta nei panni di un gruppo di specialisti, la titolata Avanguardia, ai quali è stata assegnata una missione ben precisa: investigare e recuperare il cosiddetto “Progetto Phoenix”, una serie di documenti segretissimi che celano le trame più subdole e ordite del Terzo Reich. I nostri protagonisti provengono dai contesti bellici più disparati e ognuno di loro ha un background consolidato ed un motivo, nazionale e personale, per cui combattere: Lucas, ad esempio, è un soldato esperto in demolizione che ha contribuito alla battaglia degli alleati sul fronte australiano cooperando con i suoi amici e compagni di sempre, i Topi; Polina invece è una ragazza russa che assiste all’omicidio della famiglia da parte dei nazisti e che sprona l’intera resistenza dell’est Europa a riprendersi Stalingrado, guidandola da abile cecchino nascosto negli edifici distrutti.
Ogni personaggio ha una sua particolare abilità e propensione e la storia di Call of Duty Vanguard ci propone, a turno, pezzi della loro esperienza bellica presente e passata, per permetterci di conoscerli e affinare il controllo che avremo su di essi. Un’idea eccezionale che, in prima sede, mi aveva a dir poco entusiasmata: passare dal carisma autoritario di Arthur, pronto a dare ordini a destra e a manca, all’irruenza e imprevedibilità di Wade, aviatore a dir poco spericolato, dava all’avventura un dinamismo insperato, reso anche con una certa cinematograficità… peccato, però, che il gioco spezzi la magia brutalmente sotto due punti di vista.
Il primo, e quello in realtà più prevedibile, è l’esigua durata della campagna, che per giungere ai titoli di coda ci richiede 4 ore, massimo 5 se non avete una buona mira e avete bisogno di qualche minuto in più per superare le diverse sparatorie; il secondo punto, e quello più grave, è invece la gestione della trama in sé che, al netto delle ottime premesse, si perde rapidamente nella solita solfa e si auto-illude di poter stregare il videogiocatore con buoni sentimenti e qualche cutscene studiata ad hoc.
La verità è, però, che Call of Duty Vanguard aveva una buona idea e l’ha usata male, malissimo, sprecando un potenziale narrativo a cavallo tra storico e immaginario che, incastonato in un gioco più ragionato e meno frettoloso e votato al fanservice, avrebbe reso benissimo!
Anche il gameplay stesso, consolidato e divertente, non può salvare la campagna da un voto negativo, in quanto le missioni proposte sono sii dinamiche da affrontare, anche grazie ad una leggera modifica allo “scheletro” di gioco in base al personaggio utilizzato, ma risultano fin troppo guidate.
L’IA nemica aggrava la situazione, non risultando mai particolarmente brillante e dando vita, al contrario, a situazioni grottesche e inguardabili, come nemici armati di lanciarazzi fermi sul posto che attendono solo di essere fucilati dal nostro pad.
Insomma, dovendo valutare solo ed esclusivamente il single-player di Vanguard, restiamo con l’amaro in bocca e con la netta sensazione di aver visto un’ottima occasione sfumare davanti ai nostri occhi.
Call of Duty Vanguard – Recensione – Il multiplayer è, ancora una volta, il soldato migliore.
Quello di Call of Duty è uno degli online più giocati al mondo e Sledegehammer Games ha cercato di garantire una buona varietà di contenuti e un buon bilanciamento delle armi, scivolando solo raramente in quella che è la parte di Vanguard che mi ha convinta di più.
Vengono riproposte le storiche modalità deathmatch, cattura la bandiera e uccisione confermata, che vantano una ventina di mappe su cui essere giocate, volutamente rese in modo da essere contenute e spingere i giocatori ad affrontarsi rapidamente. Anche la modalità Veterano si affaccia sulla produzione, proposta in modo da garantire alcune varianti di gioco, come una coop a coppie o a squadre da tre. In ogni caso, il Versus della produzione consente di giocare dal 6vs6 fino al 24vs24, regalando sicuramente azione e divertimento.
Come ben sappiamo, Call of Duty non è un gioco tattico e ragionato, motivo per cui le partite sono frenetiche e lasciano ben poco spazio ai ragionamenti e alle tattiche, spingendo i giocatori in una guerra all’ultima kill, una mattanza di nickname a schermo. Questa frenesia viene incentivata dalla diminuzione del time to kill operato rispetto a Black Ops Cold War e al recupero più lento della salute, elementi che combinati rischiano di dar vita ad una frustrazione decisamente più alta rispetto ai capitoli precedenti in caso di morte o difficoltà.
Il tutto viene consentito grazie alla presenza di numerose bocche da fuoco, che spaziano tra pistole, mitragliatrici e fucili d’epoca, ovviamente potenziabili e customizzabili in senso estetico. Piccola nota dolente, il bilanciamento inciampa di tanto in tanto, soprattutto quando noi o gli avversari possiamo vantare fra le mani l’MP40, arma decisamente troppo aggressiva e sbilanciata, almeno al giorno d’oggi; anche alcune abilità risultano un po’ over-power e confidiamo in un intervento di ri-bilanciamento a breve.
Molto divertente risulta invece la Modalità Zombie, ormai fiore all’occhiello del brand da molti anni, che riprende quanto visto in Cold War dal punto di vista del contesto: i varchi dimensionali faranno spawnare sulla mappa orde di non morti e demoni potentissimi, affrontabili da noi e altri due amici con l’ausilio di potenziamenti e rune da utilizzare per abbatterli e indebolirli.
I piccoli inserti narrativi danno a questa modalità una maggiore costruzione, provando a giustificare l’esistenza di un simile pandemonio, e ho comunque apprezzato il tentativo di “romanticizzare” l’esperienza. L’unico rischio concreto è di annoiarsi un po’ a causa della ripetitività delle prime ondate, statiche rispetto a quelle ottenibili incedendo nella modalità.
Insomma, il comparto online di Call of Duty Vanguard non delude, sebbene ci lasci la necessità di vedere un pronto intervento di bilanciamento su alcune minuzie.
Call of Duty Vanguard – Recensione – Un singhiozzo insistente.
Activision ci ha concesso di preparare la recensione di Call of Duty Vanguard giocando alla versione Xbox One del titolo, che la sottoscritta ha avviato su una Xbox One S.
Il gioco offre più di qualche scorcio ben pensato e scene decisamente cinematografiche, con una buona resa dei volti nelle cutscenes e degli effetti di luce proprio niente male. Tuttavia, ci sono più di qualche “ma” e qualche “però” da evidenziare: sebbene comprenda che, ormai, i titoli vadano giocati su next-gen per essere goduti nella loro forma più smagliante, trovo inaccettabile ritrovarsi, nel 2021, di fronte a sviste tecniche che rovinano l’esperienza in-game.
Un esempio che posso portarvi è la resa delle animazioni facciali in fase di gameplay, con bocche si aprono e si chiudono in stile “marionetta”, roba che nemmeno su PlayStation3 e Xbox 360 ho mai visto. Anche le texture non aiutano in questo senso, saltando spesso e non presentandosi proprio nelle scene più concitate. Considerate che quanto vi sto dicendo fa riferimento alla campagna del gioco, poiché sul lato multigiocatore i problemi sono molti meno, anche se scendono i dettagli delle ambientazioni per garantire una maggiore fluidità delle partite.
L’elemento più frustrante però è un altro, ovvero i crash continui del titolo, che ho rilevato anche in delle prove effettuate su console next-gen e PC e che sono quindi una costante della produzione: Call of Duty Vanguard decide, inspiegabilmente, di chiudersi nelle fasi di transizione tra gameplay e cutscenes oppure durante delle semplici camminate verso il prossimo obiettivo. Non vi è dunque un “elemento disturbante” in gioco che porta a crash più frequenti, ma c’è una certa casualità di un problema tecnico che rompe il ritmo e costringe a ripartire da capo (benedetti checkpoint, in questo caso).
Gli fps rimangono invece, fortunatamente, ancorati a 60 e poco meno su console di vecchia generazione, mentre su PC e next-gen è possibile salire fino a 120.
Anche dal punto di vista del sonoro ho rilevato qualche inciampo di troppo, con audio che non partono quando dovrebbero e volumi dei dialoghi inspiegabilmente bassi in alcune circostanze, con un personaggio posizionato davanti a noi che parla come se lo avessimo ad un 1km di distanza. Abbastanza bene invece il doppiaggio e la colonna sonora, nella media di un titolo di questo tipo.
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