Ultima Notte a Soho – Recensione
Torna Edgar Wright affacciandosi a modo suo nel genere thriller, mescolando musica e mistero. Ecco a voi la nostra recensione di Ultima Notte A Soho!
Il ritorno del figliol prodigo
Il nome Edgar Wright è divenuto nel tempo un sinonimo di qualità. Uno dei suoi più grandi supporter, un certo Quentin Tarantino, dovrebbe bastare come referenza. Da sempre dedicatosi a commedie leggere, ma mai banali, Wright si affaccia nel genere thriller con Ultima Notte A Soho. Sarà riuscito a convincere mescolando un genere così serio al suo stile musicale e di montaggio esuberante?
Incapace di tenere la suspense, il sottoscritto vi risponde con un sonoro “sì“!
Una giovane ragazza ottiene una prestigiosa borsa di studio per un’accademia di moda a Londra, dove dovrà trasferirsi per poter presenziare alle lezioni. Nel quartiere di Soho riesce ad affittare una camera dallo stile vintage, in perfetta sintonia con la protagonista stessa. Di notte però, Elloise (Thomasin McKenzie), sognerà la vita di un’altra giovane donna di nome Sandy (Anya Taylor-Joy) ambientata nello stesso quartiere di Soho, ma negli anni 60′. Da qui la trama si dipanerà alla scoperta di cosa è accaduto a Sandy e di come la sua ambizione sia stata strettamente collegata alla sua distruzione.
Svecchiare un genere
Per chi, come il sottoscritto, è un grande appassionato del cinema di Edgar Wright, sorse quasi spontanea la domanda più ovvia all’annuncio di Ultima Notte a Soho: come riuscirà Edgar Wright ad amalgamare il suo solito stile con una trama così macabra ed oscura? La risposta non tarda ad arrivare già nelle prime battute del film. La regia punta a creare spesso delle scene musical giocando con i movimenti di camera, la musica e soprattutto il montaggio (cavallo di battaglia del regista). Alcune scene vantano coreografie notevoli in grado di sorprendere per la messa in scena, passando da una protagonista all’altra senza nemmeno uno stacco.
La fotografia gioca con luci colorate per illuminare una Londra notturna sia nel presente che nel passato regalandoci una città in due diversi periodi storici, ma che tutto sommato non sembrano così distanti tra loro. Alcuni frame ricordano il Dario Argento di Profondo Rosso e Suspiria, con luci forti a tinta unita e sangue a fiumi, frutto di violenza passionale.
Ultima, ma non ultima, la colonna sonora che è protagonista tanto quanto le due attrici. La musica che ci accompagna lungo questo tetro viaggio affascina e ci corteggia per tutto l’incedere esattamente come lo sguardo della bella Sandy.
Dulcis in fundo le due interpreti che regalano una buona prova attoriale, con Anya Taylor-Joy che spicca nel suo ruolo di donna del mistero.
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