The Dark Pictures Anthology: House of Ashes – Recensione
E’ stata una piacevole sorpresa per me giocare questo terzo capitolo della serie The Dark Pictures Anthology: House of Ashes, dei ragazzi di Supermassive Games, devo ammettere che ero un po’ scettica, ma sin dalle prime battute la location di un pezzo di storia passata mi ha affascinato, io adoro la storia e le leggende che si narrano intorno ad essa, alla fine è il passato di tutti, quindi sapere, conoscere antiche civiltà, mi ha fatto viaggiare con la mente, come avrebbero fatto sicuramente Nathan Drake e Lara Croft! Quindi oggi vi parlerò di questo terzo capitolo che ha preso una direzione del tutto diversa dai precedenti, con colpi di scena e scoperte inaspettate, arrivate millenni prima! Non vi entusiasma già solo questa premessa? Allora continuate a leggere la nostra recensione senza spoiler!
House of Ashes inizia in un contesto storico preciso, all’epoca dell’Impero di Akkad, realmente esistito nella seconda metà del III millennio a.C. non sto a dirvi cosa succede in questa prima sequenza perchè non voglio fare spoiler che vi rovinerebbero il gusto di giocarlo se state pensando di farlo, ma è importante che voi sappiate che tutto inizia dal passato. Da questa introduzione alla storia, si passa ai giorni nostri per la precisione all’anno 2003, quindi dopo appena 2 anni dall’attacco alle Torri Gemelle.
Una task force viene assegnata ad una missione al fine di localizzare le armi chimiche di Saddam Hussein al comando ci sono il colonnello Eric King e la moglie Rachel King, guest star del gioco l’attrice Ashley Tisdale, che interpreta la moglie di Eric King. I due si sono allontanati come coppia non solo a livello lavorativo ma anche per una serie di problemi nella relazione, di cui scoprirete i motivi da soli. Eric capo progettista del sistema Cletus raggiunge la moglie in Iraq per questa importante e delicata missione, e ne prende il comando.
La task force parte verso un villaggio dove Eric è sicuro si trovi il Silo con le riserve di armi chimiche di Saddam, ma una volta perlustrato il piccolo villaggio si rendono conto, non solo che non c’è traccia delle armi, ma che si tratta di piccola delinquenza che traffica droga. Intanto mentre erano intenti a interrogare i prigionieri, vengono attaccati da un gruppo di militari iracheni, durante lo scontro a fuoco succede un’imprevisto, la terra trema, e si formano delle voragini che inghiottiscono le due fazioni nemiche. Poco prima di questo momento facciamo la conoscenza di un certo Salim un soldato iracheno pronto ad appendere la divisa per godersi la giornata del compleanno del figlio. Purtroppo per lui viene obbligato a partecipare al raid contro la task force americana.
Salim è un bel personaggio, è quello con cui ho empatizzato di più, e siccome in questo titolo la morte è al primo QTE sbagliato, capite bene che ci sono stata particolarmente attenta!
Tutti quindi si ritrovano sparsi nel sottosuolo senza la più pallida idea di dove sono caduti, ma da quello che vedono capiscono subito che si tratta di un tempio antico, cosi tutti nei vari punti di caduta si mettono alla ricerca di una via d’uscita, cominciando a scoprire che alcuni archeologi erano stati li tempo prima. Potete immaginare i numerosi documenti che ho trovato da leggere con i relativi segreti, che in certi casi era meglio non svelare! In ogni caso scoprire i vari siti archeologici è servito tassello dopo tassello ad arrivare alla verità, quale? Questo lo dovrete scoprire da soli!
E un’avventura con diversi colpi di scena, che in alcuni frangenti tiene col fiato sospeso, quindi se siete degli appassionati di titoli ad alta tensione questo potrebbe fare al caso vostro. C’è anche una bella ma poco curata a parer mio, panoramica un po’ più approfondita sui personaggi e le loro storie personali, anche se non del tutto convincenti, un po’ superficiali insomma. Escono fuori nel contesto giusto, in una situazione che ti fa dubitare anche di te stesso, in cui qualcuno cerca di rimediare agli errori passati e altri cercano di recuperare i rapporti, che sia amicizia o amore, in quel luogo ogni personaggio ha scavato dentro se stesso, perdonandosi o chiedendo perdono. Un’esperienza che segna, in un luogo sperduto enormemente dispersivo, che metterà alla prova le vite e i sentimenti di tutti, a volte mettendo da parte le diversità.
Nel complesso generale devo dire che questo capitolo ha fatto un gran bel passo avanti, stile cinematografico a parte a cui siamo abituati con il team di sviluppo, questo titolo richiama icone videoludiche e cinematografiche intramontabili, se ve li cito vi farei uno spoiler enorme per cui lascio che scopriate da soli a cosa mi riferisco. Il doppiaggio italiano fa la sua bella figura, uno dei più noti ed indimenticabili è quello di Eric King con la voce dello scrittore per eccellenza Sir Alan Wake! Nelle cut scene ho notato invece che la traduzione dei sottotitoli è un po’ imprecisa, nulla di invasivo intendiamoci, le definirei piccole sbavature niente di che. Graficamente parlando invece qualche piccolo glitch qua e là ogni tanto, ma nel complesso è davvero un bel vedere.
La telecamera libera implementata in House of Ashes l’ho trovata comoda ma non sempre, in particolar modo nelle scene in primo piano col personaggio di spalle. I movimenti dei personaggi anche durante le cut scene sono notevolmente migliorati, così come le animazioni facciali, tranne per le donne, a cui aggiusterei un po’ il tiro sull’orientamento degli occhi che lascia un po’ a desiderare. Mentre il movimento generale dei personaggi perlomeno con il pad con cui ho giocato io, risulta ancora un po’ legnoso e impreciso.
A conti fatti il titolo dura 5 ore circa, me lo sono divorato in 2 serate all’insegna dell’horror, visto che eravamo anche nel periodo giusto di Halloween! Quindi per concludere, giocatelo insieme agli amici in coop, con il comodo Pass Friends, oppure condividendo il pad o come me da soli, ne vale la pena e ricordatevi una cosa sola… Semper Fi!
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