Deathloop – Recensione – PC, PS5

Prima di iniziare a parlarvi di Deathloop e della mia esperienza di gioco, ci tengo a precisare che del titolo non avevo capito del tutto di cosa si trattasse, è stata una scelta mia il non spoilerarmi nemmeno le cose essenziali, quindi che si trattasse di quello che poi ho vissuto, non ne avevo la più pallida idea! Voi non potete capire il mio entusiasmo nell’apprendere dalle prime battute di gioco che lo Stealth sarebbe stato fondamentale per affrontare i vari loop ed eliminare i nemici. Anche se nel primissimo loop lo Stealth è andato a farsi benedire! Dettagli! In ogni caso ho deciso poi, di assecondare il mio istinto situazione dopo situazione, senza scegliere una determinata strategia di gioco, da lì è stata l’apoteosi del divertimento!

Inizio la mia recensione di Deathloop cosi come inizia il gioco, sull’isola di Blackreef un luogo dove l’illegalità e la dissolutezza non sono solo benvenute ma incoraggiate! È catturato in un loop temporale, quindi gli eventi di un dato giorno non hanno alcuna influenza su quello successivo. Alla fine di ogni serata piena di sesso, droga e alcol, la lavagna viene ripulita in modo che possa accadere di nuovo tutto. I ricordi si perdono e il danno, autoinflitto o fatto agli altri, è sempre annullato. Blackreef mi ha cambiato. Mi ha fatto comportare in un modo che non è nella mia natura. Che si tratti di Metal Gear Solid, Deus Ex, Splinter Cell o Dishonored, il ruolo che interpreto è quello di un fantasma, che entra in uno scenario per raggiungere un obiettivo e se ne va con le mani e la coscienza pulite. Sono il sassolino gettato nell’acqua che non fa increspature. Indescrivibile!

Eppure, in Deathloop, ho ucciso centinaia di nemici e mi sono sentita bene nel farlo, sono stata precisa in certe occasioni e una casinista di prima categoria in altre, ma è il gioco stesso che ti spinge ad approcciarti al loop in maniera del tutto inaspettata ogni volta. Io perlomeno non mi sono mai prefissa di giocare esclusivamente in un modo o nell’altro, ho giocato come mi è venuto sul momento, senza pensarci troppo. Ho cercato di essere fedele a me stessa, all’inizio, nascondendomi sui tetti, nascondendomi negli angoli bui e muovendomi con cautela, ma era difficile resistere al fascino dell’assoluzione quotidiana di Blackreef. Ho visto il primo Eternalista che ho ucciso dissolversi nel nulla, e un messaggio scritto nell’aria con un inchiostro etereo mi ha assicurato che sarebbe tornato nel loop successivo, completamente ignaro di quello che era successo in quel momento. Uccidere era diventata come una seconda natura, e senza alcuna conseguenza perché non farlo?

Le regole del mondo di Deathloop hanno creato un inebriante senso di libertà, ma questo porta alla questione centrale dello scopo del gioco: quando nulla conta, come dai un significato alle tue azioni? È qui che entra in gioco il gameplay di Arkane, e uccidere con abbandono spericolato diventa uccidere per un motivo: rompere il loop. I meccanismi che governano il mondo e facilitano la nostra ricerca per capovolgerlo sono costruiti in modo così magistrale che c’è un tangibile senso di crescita sia nel gioco che fuori. Ho iniziato il mio primo giorno a Blackreef stordita, confusa e incredibilmente sbronza, e ho finito quello finale come l’inarrestabile artefice della sua fine. Ed ho vissuto cosi ogni maledetto loop!

Ma la cosa più impressionante di Deathloop è che è anche un gioco introspettivo. È Arkane che mette a nudo tutti i pezzi cruciali del gioco. I sistemi sono presentati come digeribili a livello individuale, ma poi il gioco ti spinge sottilmente a mettere insieme i pezzi in modo che tu possa veramente apprezzare ciò che stai vivendo fino a raggiungere il tuo scopo. E’ un gioco in cui l’osservazione e il pensiero dinamico vanno di pari passo con le fucilate in faccia, dove lanciare una granata in una serata romantica, è paragonabile agli approcci che ti fanno arrivare a fine loop, perchè ogni loop è diverso. Ad ogni uccisione ero moderatamente entusiasta, ma più andavo avanti più l’entusiasmo aumentava! Sembra un’ assurdità solo ma vi assicuro che riesce a dare molteplici emozioni in certi frangenti questo titolo, oppure sono io che sono strana! Decidete voi!

Al centro del gioco c’è Colt Vahn, un uomo alla deriva nel tempo e bloccato al suo interno in un loop infinito. Si sveglia su una spiaggia senza alcun ricordo di come ci sia arrivato o di cosa stia realmente succedendo. Tuttavia, ciò che lo distingue dagli altri abitanti edonistici di Blackreef è che è in grado di conservare i suoi ricordi tra i loop. La morte lo costringerà a rivivere un nuovo ciclo, ma la conoscenza che ha accumulato fino alla sua morte tornerà sempre utile. Molto presto, scopriamo che uno strano elemento chiamato Residuum può essere sfruttato per dare stabilità anche al nostro arsenale di armi e abilità soprannaturali.

Come in Dishonored, Deathloop è un affascinante insalatona di stili, sia narrativamente che esteticamente. Alla base del mondo di gioco c’è una sorta di scienza retro-futuristica che, per quanto possa sembrare, è incredibilmente efficace nel dare consistenza al mondo: pensate ai viaggi nel tempo attraverso i computer degli anni ’60 che riempiono una stanza e sembrano avere meno potenza di un iPhone originale. Ha del soprannaturale la scienza del tempo imbrigliata da una mente geniale per dare a pochi eletti la capacità di fare cose come teletrasportarsi, collegare i destini delle persone insieme, diventare quasi invisibili a occhio nudo o lanciare oggetti in giro in un ambiente, con un gesto della mano.

Queste abilità sono conferite ai Visionari, un gruppo eclettico di élite che la base ha giurato di proteggere in modo che la loro vita di indulgenza possa rimanere eterna. L’obiettivo di Colt è uccidere questi Visionari e, così facendo, rompere il ciclo temporale che lo tiene intrappolato lì. Il problema è che deve essere fatto in un giorno, un singolo ciclo. Più facile a dirsi che a farsi dato che il gioco funziona in un ciclo giorno e notte in cui, nel corso del ciclo, ogni Visionario ha la propria routine e vita da condurre.

A complicare ulteriormente le cose è il fatto che i Visionari sanno cosa sta facendo lì Colt, una in particolare, Julianna, si assume la responsabilità di essere una spina nel fianco di Colt e lo fa fin troppo bene! Svolge il ruolo di antagonista ma la situazione è chiaramente complicata tra loro. La loro dinamica interpersonale è posta in primo piano e al centro della storia per guidare gran parte della narrazione e della caratterizzazione, ed entrambi i personaggi sono realizzati eccezionalmente bene.

Julianna è la voce nell’orecchio di Colt e anche negli altoparlanti di Blackreef, e fa del suo meglio per tenere sotto scacco il povero Colt. Lei lo prende in un modo che solo qualcuno con una profonda connessione personale può farlo. Per spiegarmi meglio, Julianna si comporta come la ragazza rimorchiata la sera prima di cui il povero Colt non ricorda niente a causa dei fumi dell’alcol! Intelligentemente la tipa lo tiene sotto scacco in questo modo. È sempre un passo avanti, esponendo le abitudini di Colt, analizzando i suoi comportamenti e rivelando verità su Colt che, a causa della sua amnesia iniziale, deve ancora realizzare. Eppure, a volte c’è anche dolcezza nelle loro interazioni, come una coppia nel vivo di una discussione che ricorda solo per un momento perché si preoccupano l’uno dell’altro. È una presenza confusa, la dinamica e furba Julianne, che da una parte lo castiga per le sue azioni e dall’altra lo incoraggia.

In un certo senso, è un puro agente del caos e le sue motivazioni rimangono oscure fino al momento giusto. Il doppiaggio è assolutamente cruciale per vendere questa relazione e in questo fa la sua parte in maniera impeccabile. Alcuni dialoghi di Julianna hanno un tono malizioso mentre in altri sembra indispettita e in crescente frustrazione. Colt all’inizio è insicuro e non ricordandosi assolutamente niente non riesce a capire perché mai questa donna ce l’ha con lui, fino a quando piano piano impara di più, di conseguenza acquisisce più sicurezza, scegliendo di impegnarsi nelle diatribe verbali che diventano delle vere e proprie litigate tra fidanzatini, è divertente molto divertente il loro rapporto. Il costante avanti e indietro tra i due è davvero spassoso da ascoltare e la scrittura dei dialoghi tra loro è tagliente per certi versi, questo rende tutto molto naturale per lo sviluppo della loro relazione.

L’obiettivo principale dell’attenzione di Colt, tuttavia, sono i già citati Visionari che devono essere eliminati, ed è qui che il gameplay aperto di Deathloop fa il lavoro più grande. Blackreef è diviso in più distretti e ognuno di solito ospita almeno uno dei Visionari. L’obiettivo di Colt è quello di entrare in un’area e capire come mettersi in una posizione in cui può uccidere detto Visionario e prendere la sua Slab, un oggetto che dà loro una delle sei abilità soprannaturali uniche.

Ma non è così semplice come correre in un edificio e sparargli, perché ognuno dei Visionari è… come dire, strano. Charlie, ad esempio, ha trasformato una parte di Updaam in una stanza di fuga a basso budget composta da più piani a tema, completa di enigmi e un sacco di Eternalisti armati in piedi tra l’ingresso e lui. Harriet ha preso residenza in un appendiabiti di Karl’s Bay, dove sta organizzando una sessione di benessere di gruppo che è tanto sinistra quanto sembra. Wenjie è una scienziata super intelligente che è responsabile di sfruttare la strana energia del ciclo temporale per creare le lastre e raramente lascia il suo laboratorio a The Complex.

Il ciclo giorno e notte di Deathloop significa anche che questi Visionari sono disponibili solo in determinate ore del giorno. Sebbene si possa far progredire manualmente il tempo secondo le nostre esigenze, c’è sempre solo una specifica finestra di opportunità per uccidere un Visionario. Ciò significa che dobbiamo giocare ripetutamente attraverso i loop temporali, pianificando l’eliminazione quando è il momento giusto. Il gioco lo rende più gestibile dandoci dei Visionary Leads da seguire. Queste sono catene di missioni che ci guidano verso le informazioni chiave necessarie per portare a termine l’assassinio e spesso porteranno Colt attraverso ambienti diversi in diversi momenti della giornata, e in alcuni casi ci vorranno dei codici per sbloccare alcune porte.

Il risultato di questo approccio è che ci alleniamo lentamente a sviluppare una comprensione meticolosa di ogni area del gioco. E man mano che Colt cresce in forza e capacità, aumenta anche l’abilità nella navigazione. Dopo aver ucciso un Visionario si ottiene un potere, che può essere utilizzato nei seguenti loop temporali, a condizione che lo si investa. Questa crescita avviene tramite Residuo che può essere estratto da oggetti carichi nell’ambiente o, in maggiore abbondanza, dal cadavere di un Visionario. Incanalando questa risorsa in armi e oggetti, siamo in grado di trattenerli tra un ciclo e l’altro.

I poteri della lastra sono i più essenziali in quanto danno un’abilità significativa e uccidere ripetutamente un Visionario per prendere la sua lastra farà evolvere il potere. Il potere Shift, ad esempio, consente il teletrasporto in modo molto simile a Dishonored. Ma uccidendo ripetutamente il Visionario che lo brandisce e lo raccoglie, si può potenziare il potere per farci viaggiare ulteriormente o librarci in aria per un breve periodo. L’etere consente di diventare invisibile ma diventa più efficace se lo aggiorniamo in modo che il suo effetto non svanisca quando si attacca.

Grazie alle Tavolette che recuperiamo dopo aver eliminato un Visionario abbiamo un potere in più, come la Traslazione oppure Etere che ci consente di essere invisibili per un breve ma intenso periodo di tempo. Le Piastrine invece migliorano le prestazioni di Colt come la rigenerazione della salute, diminuendo la quantità di rumore che fa quando si muove o regolando il modo in cui il suo misuratore di potenza si esaurisce e recupera, tra le altre cose. Tutti sono disponibili in più livelli di efficacia con codice colore. La presenza di questi è ciò che rende ogni ciclo temporale costantemente gratificante da giocare, anche se non si riesce a raggiungere un obiettivo più importante.

A volte può essere utile fare una corsa attraverso un’area o anche un intero anello per costruire il saldo Residuo e raccogliere altri oggetti utili, soprattutto perché è anche un’opportunità per perfezionare un po’ di più lo stile di gioco che abbiamo scelto. Non c’è niente di meglio che decidere di imbattersi in un’area e mettere tutto a fuoco e fiamme solo per poter asfaltare Eternalisti e un Visionario, sapendo che lo stai facendo solo per recuperare risorse. Dal momento che Colt è in grado di tornare dalla morte due volte, c’è un certo grado di tolleranza del gioco che incoraggia davvero a fare cose stravaganti quando si presenta l’opportunità. La terza morte ripristinerà completamente il ciclo, quindi è necessaria anche una certa strategia per sfruttare al massimo il nostro tempo.

Molto rapidamente, vi ritroverete a sviluppare un livello di padronanza del mondo grazie ai poteri e alle armi che avrete accumulato. L’uccisione di un Visionario che inizialmente ha richiesto 20 minuti può essere ridotta a solo un paio mentre sfrecciate in giro per gli ambienti, passando furtivamente attraverso un gruppo di nemici, mentre ne assediate un altro e infine eliminando l’obiettivo prima ancora che si rendano tutti conto di cosa sta succedendo. Con i sistemi di sviluppo del personaggio, si può giocare per tentativi ed errori in modo così efficace che i fallimenti sembrano quasi sempre piccoli trionfi! In effetti in questo gioco non ci sono morti effettive ne fallimenti, perché è un loop! Tutto viene semplicemente ripetuto conservando le scoperte fatte precedentemente.

Ciò è particolarmente evidente quando scopriamo i vicoli ciechi, ce ne sono molti sparsi nei vari ambienti di Deathloop. I documenti disseminati in tutto il mondo forniranno piccoli indizi su qualcosa, che viene quindi contrassegnato come una scoperta, e il gioco fa un ottimo lavoro nel creare una traccia di briciole intorno a Blackreef da seguire, che porta sempre a qualcosa di significativo. Che si tratti di trovare il codice per aprire una porta chiusa a chiave che non abbiamo aperto prima, o di capire come manipolare due Visionari per farli apparire nello stesso posto nello stesso momento, non sarete mai a più di un passo o due dall’avere un’illuminazione che vi svolta il loop che state vivendo.

Per molti aspetti, Deathloop è un gioco che ci spinge ad essere meticolosi, perfezionisti e Arkane ha fatto un lavoro fantastico nel rendere avvincente i nostri momenti nel mondo di gioco, guardarsi intorno e ascoltarlo. Non dovrebbe sorprendere che Blackreef sia assolutamente sbalorditivo da vedere, dato il forte senso di direzione artistica che hanno avuto i precedenti giochi dello studio. Ognuna delle quattro aree del gioco ha uno stile distinto, che cambia a seconda dell’ora del giorno grazie all’illuminazione e persino agli effetti meteorologici, fantastico credetemi, all’inizio non ne ero entusiasta, probabilmente perchè dovevo ancora entrare in sintonia col gioco in tutti i suoi aspetti.

C’è un meraviglioso motivo pop-art retrò che padroneggia tutto, con poster e cartelli accattivanti che non solo arredano ogni ambiente per essere visivamente piacevole, ma servono anche come una sorta di percorso da esplorare. L’architettura è costruita in modo ponderato, quindi, in ogni scenario, sono visibili una via d’ingresso e una via d’uscita. Al piano terra, un cartellone al neon attira attenzione, rivelando impalcature che possono essere arrampicate per darci un punto di osservazione migliore. Oppure un riflettore su un muro di pietra può indicare una finestra aperta, offrendo un modo per entrare in un edificio che altrimenti sembra inespugnabile.

Di particolare rilievo sono gli interni anni ’60 che sono in qualche modo belli e assolutamente sgargianti nel modo in cui solo i mobili retrò possono essere. Pareti di legno, divani in similpelle rossa scintillante, apparecchi di illuminazione stranamente contorti mi hanno fatto tornare sui miei passi per osservarli più da vicino, ne ho concluso che alcune cose sono veramente molto strane! Ma si adattano anche all’estetica in modo così perfetto che non puoi fare a meno di rimanere colpito dal design degli interni che vengono mostrati. Inutile dire che la direzione artistica rimane impeccabile come sempre.

E a complemento c’è la colonna sonora che è eclettica e inaspettata quanto lo stile visivo. Continuando il mix di stile e temi, Deathloop passa senza sforzo tra stili disparati per soddisfare le esigenze del momento da un punto di vista cinematografico, ma ti fa anche battere i piedi per il caos che accade sullo schermo. Se un minuto stai strisciando attraverso i tunnel sotterranei, sostenuto dai bip, bloop e gorgheggi ambientali di vecchi film di fantascienza in tese sezioni stealth, un minuto dopo sei coinvolto in uno scontro a fuoco totale con orde di Eternalisti al suono di un’orchestra, assurdamente spettacolare. Le sparatorie di Deathloop sono devastanti e soddisfacenti, e gran parte del brivido che ne deriva è elevato dalla brillante e funky colonna sonora.

Il pezzo finale di Deathloop è il multiplayer, che è organizzato in due modi. Il primo non è tecnicamente multiplayer, perchè vede Julianna invadere il gioco di Colt per cercare di assassinarlo. Questa Julianna è controllata dal computer, ma non per questo meno letale. In punti casuali, il gioco annuncia che Julianna ha invaso e bloccato i punti di uscita dell’area. L’unico modo per scappare è hackerare un punto specifico per sbloccare i tunnel di uscita, ma per farlo devi attraversarla. Questi momenti sono davvero terrificanti. Julianna è in grado di mascherare il suo aspetto per assomigliare a qualsiasi Eternalista casuale, quindi potrebbe davvero essere ovunque e chiunque. E quando vi avrà nel mirino, è la fine, può essere spietata! Spesso lascerà cadere una lastra, il che significa che potete acquisire poteri o potenziamenti senza dover uccidere il Visionario che li possiede. E se siete furbi, potete persino creare trappole elaborate usando torrette e granate per saltarle addosso.

Ovviamente, qualcuno nella vostra lista di amici, una persona a caso su Internet o anche voi stessi, potete scegliere di proteggere il loop assumendo il ruolo di Julianna. Nei panni del cacciatore, invaderete il mondo di Colt con l’obiettivo di eliminarlo prima che possa ucciderti o scappare. A differenza di Colt, che ha la capacità di annullare le sue morti un paio di volte, Julianna ha solo un colpo al suo bersaglio, il che significa che dovete essere molto più attenti. Tuttavia, la capacità di imitare gli NPC è un vantaggio subdolo molto più efficace di quanto si possa pensare, soprattutto se si ha una buona conoscenza del mondo.

Forse la parte più lodevole di Deathloop è come prende così tante cose apparentemente disparate e crea armonia tra loro. I sistemi di gioco che sembrano isolati diventano pezzi di un puzzle più grande e quando vedi come si collegano perfettamente insieme, ti rendi conto di quanto sia davvero speciale un risultato. Allo stesso modo, sulla carta, le diverse estetiche dovrebbero essere come l’olio e l’acqua, quindi senza possibilità di unirsi uniformemente diventando l’uno parte dell’altro, ma si uniscono invece, e senza sforzo, per essere parte di un insieme più grande e, per me, è questo il vero significato di Deathloop. Facendo un passo indietro e guardando il quadro più ampio, le scelte insolite e i comportamenti inaspettati sono necessari, persino essenziali, io l ho sentito cosi il gioco.

Quindi diciamo per concludere che questo titolo può sembrare qualcosa che impegna in un’unica direzione, in realtà c’è una visione d’insieme da capire sotto la superfice forse scontata, anche per i diversi richiami a titoli passati di Arkane e non solo, quindi non fermatevi alle apparenze, provate qualcosa che non fareste mai, e divertitevi! Perchè questo titolo è dannatamente divertente ad ogni maledetto Loop!

Alessia Lara Padawan – Romana, youtuber, nerd fino al midollo, adora film, serieTV, cartoni animati ed è malata da anni di una grave forma di dipendenza dai videogames. Il suo motto è: “Se credi anche lontanamente che ne valga la pena… allora GIOCALO!”