Proxima (2019) – Recensione – Alice Winocour

Eva Green, stella del cinema internazionale scoperta da Bernardo Bertolucci in occasione di The Dreamers, torna in Francia, suo paese natale, per partecipare a Proxima, dramma intimo di Alice Winocour del 2019 che punta l’obiettivo sulle stelle per proporre un autentico affresco della condizione umana.

La stesura di questa recensione è stata resa possibile da Koch Media che ha messo a nostra disposizione una copia in Blu-Ray del film.

Sarah (Eva Green), è un’astronauta che sta seguendo un periodo di formazione nell’Agenzia spaziale di Colonia per prepararsi ad una dura missione: soggiornare un anno intero a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Ma la sua professione si scontrerà con il suo essere madre di una bimba di otto anni, Stella. Le due, infatti, non trascorrono molto tempo insieme e l’imminente partenza di Sarah per lo spazio amplifica le difficoltà, già presenti, nel loro rapporto.

Non un film sullo spazio

Uno dei punti di interesse più evidenti relativi a Proxima, che ad una lettura disattenta della sinossi potrebbe apparire come uno dei tanti sci-fi movie alla scoperta dello spazio, sta nello spostamento radicale del focus narrativo. Di pellicole che si sono poste l’obiettivo di trascendere i confini della Terra per andare all’esplorazione dell’universo, nel corso della storia cinema, ce ne sono state a centinaia, se non migliaia, alcune di esse contraddistinte anche da un certo livello di realismo e accuratezza storico-scientifica. Alice Winocour, invece, decide di prestare la propria attenzione al lato ignoto della vicenda, tutto ciò che solitamente non viene raccontato: questo è il motivo principale per cui, nelle sequenze finali del film, non sarà più mostrato il volto di Sarah Loreau e ci si concentrerà principalmente sulle reazioni di Stella, figlia dell’astronauta, proprio perché l’intento principale dell’opera risulta essere quello di evidenziare i retroscena di una scelta percepita come eroica dal mondo intero, senza comprendere la reale entità di un passo così duro e singolare da compiere, ponendo un occhio di riguardo non nei confronti di chi andrà ad esplorare le stelle, ma di chi sarà lì ad aspettare il suo ritorno.

Nello specifico Sarah dovrà fare i conti con i traumi della figlia, frutto di una relazione naufragata nelle spiagge del divorzio, troppo piccola per poter effettivamente comprendere l’entità della situazione, si sentirà sovrastata dallo spazio, infinitamente più grande di lei e di qualunque essere vivente sulla Terra, come dimostrato esemplarmente da una sequenza che la vede all’interno di un planetario. Lo spazio però risulta più minaccioso nei suoi confronti trattandosi di colui che la sta allontanando dalla madre, in un’età in cui perdere un punto di riferimento di tale importanza potrebbe avere delle conseguenze disastrose.

Proxima è un film che parla ottimamente della solitudine; della difficoltà nel salutare, seppur provvisoriamente, le persone amate; di come sia importante accogliere una sfida tenendo ben in considerazione la mole dei sacrifici richiesti; della presa di coscienza circa il valore delle piccole cose, date spesso per scontate. Il tutto sfocia in un finale che, seppur accompagnato da un’inevitabile malinconia, riempie di speranza ed orgoglio sia il cuore degli spettatori che dei personaggi della pellicola.

Donne e madri

Di assoluto rilievo è la mano femminile dietro l’ideazione e la realizzazione di questo progetto, proprio perché Winocour, forse prima di ogni cosa, vuole sottolineare l’importanza assunta dal fatto che a compiere un gesto del genere sia proprio una donna, capace e indubbiamente meritevole di ricoprire una carica fino a poco tempo prima considerata appannaggio degli uomini. Nonostante gli stereotipi relativi ad un certo concetto di femminilità siano ormai più che sdoganati, appare interessante come la protagonista del film decida, andando contro un’opzione che le permetterebbe di spendere il soggiorno nello spazio serenamente, di non interrompere il proprio ciclo mestruale e di non tagliare i capelli, per mantenere un’identità forte e salda legata ad una condizione che, in maniera del tutto incomprensibile, risulta essere ancora oggi oggetto di discriminazioni. La trattazione della tematica non risulta affatto tediante perché percepita come sincera, non come una banale marchetta richiesta da politiche di produzione più o meno stringenti, e assume una valenza ancora più profonda nel momento in cui si pone questa storia come esempio universale del vissuto di decine di donne e madri che, nel mondo reale, hanno fatto esperienza di una situazione quantomeno simile a quella narrata, e che vengono prontamente mostrate tra la fine del film e l’inizio dei titoli di coda.

Uno sguardo al mezzo cinematografico

Oltre ad essere una pellicola tematicamente pregna di spunti interessanti e inesplorati, Proxima si configura come un lavoro interessante anche per altre scelte narrative e peculiari del mezzo cinematografico. È assolutamente vincente la scelta di mostrare, passo dopo passo, le procedure necessarie alla corretta preparazione di un soggetto che si accinga a compiere una missione nello spazio. D’altronde, gran parte delle riprese sono state effettuate in varie location reali dell’Agenzia Spaziale Europea. La scelta funziona al cento percento perché non scade mai in una condizione di banale documentarismo, al contrario riesce ad integrarsi perfettamente nel tessuto tematico-narrativo dell’opera, mostrando sequenze di preparazione ed allenamento intrise di mancanze e di rinunce, senza scadere nell’utilizzo di gonfie terminologie tecniche da film fantascientifico di serie b.

Se il cast funziona tendenzialmente bene, fornendo buone-ottime interpretazioni per tutta la durata della pellicola, a sorprendere maggiormente è la regia di Alice Winocour. È evidente una potenza visiva sconfinata ed un gusto sopraffino nella creazione di splendide immagini perfettamente inserite nel flusso della narrazione, senza che risultino banalmente ed inutilmente contemplative. Regia e fotografia si sposano alla perfezione, prevalgono i toni freddi, simbolo di uno stato d’animo incessante durante l’intera durata della pellicola, quasi una cassa di risonanza per la solitudine narrata. Da segnalare è la presenza sporadica di riprese instabili e traballanti che potrebbero stridere in un contesto di regia essenziale, in cui immagini fisse e movimenti di macchina indispensabili sembrano farla da padrone. La narrazione, distesa ma intensa, è accompagnata elegantemente da un buonissimo montaggio, che trova il suo punto cardine in un parallelismo con la psiche dei personaggi, divisi ma inevitabilmente uniti dal pensiero, così come unite da una riflessione o da una telefonata in voice over sono le immagini alternate di Sarah e Stella.

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SCHEDA TECNICA EDIZIONE KOCH MEDIA BLU-RAY

Genere prodotto: Video Blu-ray Disc
Produttore: Isabelle Madelaine, Émilie Tisné
Distributore: Koch Media
Anno produzione: 2019
Data pubblicazione: Aprile 2021
Area: 2 – Europa/Giappone
Codifica: PAL
Formato Video: 16:9
Formato Audio: 5.1 DTS-HD
Contenuti extra: Trailer
Numero dischi: 1

Classe '01, palermitano dislocato a Bologna, di giorno è uno studente del DAMS, di notte si trasforma in un imperscrutabile accumulatore di materiale nerd: dvd e blu-ray di film e serie tv, libri e fumetti (esclusivamente Dylan Dog e Diabolik). Cinefilo patriota, mette il cinema nostrano davanti a tutto: consigliategli un film di genere italiano anni '70/'80 (preferibilmente horror, preferibilmente Fulci) e sarà vostro. Tra i suoi registi preferiti si denotano anche Brian De Palma, Clint Eastwood, Quentin Tarantino, Dario Argento, Carlo Verdone e David Cronenberg.