Recensione – The Castles of Tuscany, un Feld con l’1% di grassi – Ravensburger (ALEA)

Stefan Feld è senza dubbio uno dei game-designer più conosciuti ed apprezzati al mondo, divenuto famoso per le sue insalatone di punti. Tra i tantissimi giochi usciti dal suo genio, il più famoso è probabilmente The Castles of Burgundy, titolo che ha fatto la storia dei giochi da tavolo, ma che milioni di giocatori occasionali non hanno potuto giocare a causa di alcune sue complessità. Ed allora Feld ha pensato: “Perchè non creare un Burgundy alla portata di tutti?”. Ed ecco che è nato The Castle of Tuscany!

Grazie alla Ravensburger ed al suo marchio ALEA (che comprende i titoli più impegnativi), anche noi italiani possiamo finalmente goderci The Castles of Tuscany, un gioco ideato da Stefan Feld per 2-4 giocatori e dalla durata media di circa 45-60 minuti (adatto ad un pubblico di almeno 10 anni).

Immagine di fine partita

Questo titolo può essere considerato un reboot più leggero di quel grande capolavoro che di nome fa I Castelli della Borgogna; un modo intelligente per permettere ai giocatori più casual di poter provare quell’esperienza di gioco che più di tutte le altre richiama l’ormai inconfondibile impronta “feldiana”. Ma Feld sarà riuscito a convincerci anche questa volta? Andiamo a scoprirlo subito dopo aver visto il mio video tutorial!

COME SI GIOCA A THE CASTLES OF TUSCANY?

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LE MIE IMPRESSIONI SU THE CASTLES OF TUSCANY

Parlare di The Castles of Tuscany non è semplice, infatti è un attimo cadere in paragoni con il suo illustrissimo predecessore proveniente dalla Borgogna. Però è anche vero che Tuscany nasce proprio come alternativa light a Burgundy, quindi possiamo benissimo andare a capire cosa cambia e quali sono i giocatori che ne potrebbero beneficiare (e quelli che no).

Dopo la prima partita a Tuscany, la mia prima impressione è stata quella di aver giocato ad un Ticket to Ride più profondo e strategico, tanto da averlo ribattezzato simpaticamente “Ticket to Tuscany”. Questo perchè il motore principale di gioco non è più alimentato dal lancio ed utilizzo dei dadi, bensì dalla pesca e combinazione di carte. Se in Burgundy il risultato dei dadi ci permetteva di fare praticamente quasi tutto, in Tuscany le carte vengono però utilizzate solo per piazzare gli edifici. Proprio come in Ticket to Ride quindi, dovremo pescare carte per cercare di ottenere i colori utili per posizionare i nostri edifici.

E se non vi arrivano i colori che vi servono? Beh a parte qualche imprecazione, questa parte di fortuna può essere un po’ mitigata dal fatto che si possono utilizzare coppie di colori per sostituirne altri oppure sfruttare gli utilissimi lavoratori arancioni sempre per sostituire la carta di cui abbiamo estrema necessità. Non vi nascondo però come la fortuna abbia il suo peso specifico in Tuscany, ma con un po’ di ingegno è possibile aggirarla parzialmente.

Una caratteristica di Tuscany che mi piace molto è la plancia giocatore la quale, oltre ad essere una perfetta scheda di riferimento in generale, rappresenta ciò che un giocatore può fare ed ottenere. Le azioni e le risorse raffigurate su di essa possono essere potenziate piazzando gli edifici rossi: possiamo aumentare le carte pescabili, possiamo ingrandire il nostro magazzino di edifici, possiamo aumentare la ricompensa di marmo e lavoratori oppure possiamo aumentare il numero di carte commercio pescate quando piazziamo il carro. Questa parte di gioco è sicuramente la più strategica, infatti è proprio su di essa su cui si basano tutte le decisioni più importanti di una partita. Anche il sistema del doppio tracciato di punteggio l’ho trovato molto intrigante ed originale.

Il carro dicevo, ecco, un altro punto molto delicato di Tuscany. Sarà un caso (oppure no), ma in tutte le partite che ho giocato fino ad ora, il vincitore è stato sempre quello che ha potenziato di più la sezione dedicata alle carte commercio. Non so se possiamo intenderla come una vera e propria strategia dominante, ma sicuramente aumentare la quantità di carte commercio ottenibili dal piazzamento dei carri aiuta tanto nel computo finale dei punti. Poi anche qui la fortuna gioca un ruolo molto importante, poichè non sai mai cosa andrai a pescare (altro fattore che può “disturbare” gli amanti del controllo totale).

Avete visto che ho scritto molte volte la parola fortuna, in effetti sì, è vero, in The Castles of Tuscany la fortuna possiede un’influenza non da poco. Ma è un bene o un male? Proviamo a dimenticarci per un attimo di Burgundy e cerchiamo di analizzare Tuscany in quanto tale, cioè un titolo concepito per introdurre giocatori meno esperti a qualcosa di un po’ più “impegnativo” senza però chiedere grossi sforzi dal punto di vista della comprensione del regolamento e della meccanica di gioco. Il gioco si impara veramente in 10 minuti, le cose da poter fare sono poche e molto chiare; inoltre, la plancia giocatore è veramente chiara e molto utile. La casualità delle carte è stata introdotta per togliere ai giocatori l’incombenza di dover fare troppe scelte a volte troppo complicate per chi non è un habituè dei giochi da tavolo.

Di contro, ci sta che i giocatori più “hard”, amanti del caro vecchio Burgundy, possano storcere il naso di fronte a questa “riedizione” più casual. Molti non l’hanno digerita, ma personalmente non condivido questo pensiero. The Castles of Burgundy e The Castles of Tuscany sono due giochi che condividono un concetto di gioco, ma che sono sostanzialmente diversi. Uno non annulla l’altro, l’altro non deve per forza essere paragonato con l’uno. I Castelli della Borgogna è e rimarrà uno dei miei giochi preferiti in assoluto, ci ho fatto (e continuerò a farlo) decine e decine di partite, arrivando a conoscerlo come le mie tasche. Ma non per questo devo dare un giudizio negativo a Tuscany.

Devo prendere atto del tentativo di Feld di aver creato Tuscany come introduttivo al suo mondo di gioco, ma soprattutto penso sia un ottimo “allenamento mentale” per permette a tutti di poter poi affrontare la magnifica esperienza che offre i Castelli della Borgogna senza più grosse difficoltà di apprendimento. Quindi, in conclusione credo che Feld abbia centrato in pieno il suo obiettivo, Tuscany fa esattamente quello per cui è stato concepito, cioè intrattenere coloro che non sono abituati a giochi di grande peso. Del resto, Ticket to Ride con la sua meccanica di gioco è diventato uno dei titoli più importanti di sempre, non vedo perchè The Castles of Tuscany non possa condividere almeno in parte questo successo.

Ops! Mi stavo dimenticando di parlarvi delle ultime cosucce. I materiali li reputo di buona fattura, è tutto molto robusto ed accompagnato da una bella grafica, tanto che a fine partita il tutto lascia davvero un bel colpo d’occhio. La scalabilità è ottima per tutti i numeri di giocatori, da due a quattro Tuscany rimane assolutamente invariato andando a modificare solamente la durata totale della partita, la quale rimane però sempre all’interno di un ottimo range. Infine, confermo il 10+ consigliato dall’autore; all’interno di una partita a Tuscany è necessario pianificare delle strategie e medio/lungo termine e prendere decisioni a volte non semplicissime. Giocatori di un’età inferiore avrebbero probabilmente qualche difficoltà a comprendere appieno tutto questo.

Classe '83, fiero torinese ed assiduo instagramer con lo pseudonimo "aleboardgamer", si diverte a spiegare regolamenti sul suo canale Youtube "La Ludoteca di AleBoardGamer". Amante dei giochi da tavolo sin dalla tenera età di sei anni quando gli vennero regalati titoli d'antologia come Brivido, Hero Quest e L'isola di Fuoco, la sua missione è quella di espandere il credo dei boardgames per distogliere l'attenzione dagli smartphones e convincere le persone a riunirsi attorno ad un tavolo per socializzare, sviluppare l'ingegno e soprattutto divertirsi.