The Falcon and The Winter Soldier – 1×03 – Recensione

Il terzo episodio di The Falcon and The Winter Soldier, intitolato Power Broker, segna il conseguimento del traguardo dell’esatta metà della serie fornendo qualche risposta e ponendo ulteriori interrogativi.

Il pieno potenziale della serie

Si raggiunge, finalmente, la piena manifestazione del reale potenziale del secondo prodotto televisivo targato Marvel Cinematic Universe: conflitti e dramma riusciti e coinvolgenti, tono action e spionistico che riserva momenti di grande spettacolo, un occhio puntato al mondo finzionale dell’universo supereroistico Marvel e l’altro ai tumulti della nostra società, personaggi interessanti e stratificati, buone interpretazioni e un tono umoristico azzeccato e bilanciato.

Il Barone Zemo

“Power Broker” fornisce, sin dai primi istanti, una risposta al cliffhanger dell’episodio di settimana scorsa: Bucky e Falcon necessitano dell’aiuto di uno degli storici nemici degli Avengers, Helmut Zemo, per venire a capo dei problemi che rischiano di far collassare il precario equilibrio della Terra. Tornano a farsi sentire, però, i dissapori tra i due protagonisti: se, infatti, Sam non vuole cedere alle richieste dell’ex membro dell’Hydra, il Soldato d’Inverno decide di procedere di testa propria, e, tramite una sequenza caratterizzata da un montaggio tanto classico quanto efficace, viene mostrata prima l’evasione e successivamente la rivelazione dell’appena tornato in libertà. Zemo, villain principale di Captain America: Civil War, rappresenta una grandissima ventata d’aria fresca per le vicende narrate grazie al carisma connaturato nel personaggio, alle brillanti doti recitative di Daniel Brühl e all’attenzione al dettaglio legata all’efficace resa visiva dei costumi.

Le conseguenze

Lo snodo principale dell’episodio appare più complesso e contorto del previsto: Captain America cerca di scovare Karli Morgenthau e i Flag-Smashers e cerca di fare chiarezza circa l’evasione del Barone Zemo; quest’ultimo collabora con Falcon e Winter Soldier, con l’amichevole aiuto di Sharon Carter, per cercare informazioni relative alla provenienza del siero del super-soldato a Madripoor, città profondamente afflitta da una piaga criminale, scoprendo dal loro creatore come le venti dosi del siero prodotte fossero destinate al Power Broker, prima di essere trafugate dai Flag-Smashers; proprio le vicende del gruppo terroristico pro-blip ci mostrano la situazione dei campi profughi del Comitato di Rimpatrio Globale (GRC), dove proliferano sofferenza, malattia e morte, fornendo un affresco efficace delle conseguenze degli eventi di Avengers: Infinity War ed Avengers: Endgame. La serie risulta vincente già dalle premesse proprio per la volontà di non puntare la propria attenzione su eventi spettacolori o guerre epiche ed intergalattiche, ma di mostrare le conseguenze, la difficile ripresa di un mondo acciaccato, traumatizzato e disilluso.

Ottime “scazzottate”

La più grande sorpresa è rappresentata, sotto il punto di vista dell’intrattenimento, dalle sequenze d’azione e di lotta. Nonostante il tono della serie sia molto simile a quello di uno dei film più riusciti dell’intero MCU, Captain America: The Winter Soldier, fino ad ora le sequenze action sono state limitate all’osso e riuscite solo in parte. Qua si cerca un modello ben più classico e semplice rispetto alle scoppiettanti sequenze aeree o alle battaglie sopra tir in movimento: “scazzottate” corpo a corpo alla vecchia maniera, dure e crude e ben coreografate. Nel momento in cui si spinge maggiormente l’acceleratore vengono fuori sequenze come quella che vede coinvolta Sharon Carter, intenta a freddare con un singolo colpo un assalitore, in un momento che sa tanto di stand-off alla western movie o come quella in cui Bucky trafigge con un tubo metallico la spalla di un cacciatore di taglie. È importante segnalare come, anche nel momento in cui la situazione diventa “esplosiva”, gli effetti speciali non stridano affatto, al contrario di quanto accaduto durante lo scorso episodio. La taglia posta sulla testa di Sam, Bucky ed Helmut, con conseguenti inseguimenti e tentati omicidi per le strade di una città cupa e ben fotografata (come d’altronde l’intero episodio), ha tanto il sapore di quello che fu ormai due anni fa John Wick 3 – Parabellum.

Amore e odio

Non si appianano i conflitti tra i due protagonisti della serie, due caratteri forti che nutrono un profondo rispetto l’uno nei confronti dell’altro ma con difficoltà nel coincidere pensieri ed intenti. Il loro rapporto risulta ancora una volta efficacemente ironico, in alcuni punti realmente divertente, ma riesce ad aderire perfettamente ai toni drammatici quando richiesto, con un Bucky che arriva alla consapevolezza dell’importanza del simbolo rappresentato da Captain America, specie in un tempo di profonda crisi e privo di speranze come quello presente, e di come distruggere lo scudo a stelle e strisce non sia la soluzione, a costo di prendersi carico in prima persona di tale responsabilità. Si dimostra alquanto geniale la gestione dell’altro protagonista, Sam Wilson, relativa alla sua incapacità di fingere, di mettersi nei panni del cattivo e di accettare un compromesso, soprattutto nel momento in cui Anthony Mackie riesce a tirare fuori il suo lato più comedy impacciato in un completo alquanto kitsch o intento a bere un cocktail dalla dubbia composizione. Un’estrema finezza di scrittura si presenta nel far procedere il plot relativo alla difficile situazione con la sorella nel momento meno opportuno tramite una telefonata, senza però una brusca interruzione del ritmo dell’episodio.

Classe '01, palermitano dislocato a Bologna, di giorno è uno studente del DAMS, di notte si trasforma in un imperscrutabile accumulatore di materiale nerd: dvd e blu-ray di film e serie tv, libri e fumetti (esclusivamente Dylan Dog e Diabolik). Cinefilo patriota, mette il cinema nostrano davanti a tutto: consigliategli un film di genere italiano anni '70/'80 (preferibilmente horror, preferibilmente Fulci) e sarà vostro. Tra i suoi registi preferiti si denotano anche Brian De Palma, Clint Eastwood, Quentin Tarantino, Dario Argento, Carlo Verdone e David Cronenberg.