Ogni informazione rilevante sul caso è sparsa da qualche parte nella baia tra la Svezia e Copenaghen. Gran parte del lavoro investigativo effettivo è speso nel tentativo di trovare un piccolo indizio caduto da qualche parte nell’oceano. La recensione pensata per episodi di The investigation continua.
Se ti sei perso la recensione dei primi due episodi di The Investigation, puoi recuperarla QUI
L’attenzione ristretta e la pura improbabilità di provare questo crimine è il punto cardine della serie, elemento che viene messo in evidenza anche in questi due episodi.
The Investigation episodio 3
Mentre la scientifica lavora, Jens e la sua squadra di investigatori aspettano delle risposte. Forse hanno trovato la prova definitiva che Kim è morta, e se fosse così, allora è stato commesso un crimine. Più tardi, Jens va in Svezia per confermare la morte di Kim ai suoi genitori ormai in lutto. Mentre i sommozzatori della Marina cercano altri indizi nei fondali dell’oceano a Jens viene in mente un’idea radicale che potrebbe aiutare l’indagine.
The Investigation episodio 4
Jens Møller riceve assistenza nella ricerca. Vengono portati i cani da cadavere svedesi che possono localizzare i corpi a più di 20 metri sotto il livello del mare. Anche se i cani marcano le aree in modo abbastanza accurato, i sommozzatori non trovano nulla. Ci si chiede se i cani possano essere realmente utili in quest’indagine. Poi Jens Møller sente un oceanografo che offre informazioni precedentemente sconosciute. Le correnti nella baia di Køge e la miscela di acqua dolce e salata sono di cruciale importanza! Le nuove intuizioni producono rapidamente dei risultati.
The Investigation – Recensione dei due nuovi episodi
In un certo senso questa serie può servire come antidoto ai moderni drammi polizieschi. Non vediamo mai bisturi che perforano la carne nelle scene di autopsia o flashback di omicidi commessi in slow motion da incubo. Invece, ciò di cui siamo testimoni è ogni passo dell’indagine su quella che è, a questo punto, la scomparsa di Kim Wall.
Quindi, se avete mai voluto scoprire tutto sul lavoro dei cani da cadavere o sulle difficoltà di localizzare parti del corpo in acque profonde, questo è lo spettacolo che fa per voi. Non aspettatevi pugni che sbattono sui tavoli nelle stanze degli interrogatori o risposte scontrosamente “no comment”. La loro assenza è un cambiamento nella narrazione di un omicidio.
Ci sono due tipi di frustrazione in The Investigation: la frustrazione che invita attivamente è l’agonia della lunga, iper-dilatata e per lo più ariosa storia criminale.
Quante volte dobbiamo guardare la stessa scena, dove Jensen ha una conversazione con l’uomo a capo della squadra subacquea su come i sommozzatori hanno davvero, davvero bisogno di trovare qualcosa e il capitano dice: “Mi dispiace, ma è davvero impossibile”. Quanti vicoli ciechi, quanti indizi ambigui troveranno? Per quanto tempo soffriranno questi poveri genitori?
The Investigation non può fare a meno di cercare di riempire il tutto con qualcosa, che è per lo più una pesante storia secondaria, mal scritturata, sul detective capo Jensen e sul suo rapporto difficile con la figlia adulta.
Alcuni Clichè
La minuziosa vigilanza nel raccontare una storia così disciplinata e schietta sulla risoluzione di questo crimine è confezionata con la stereotipata storia di Jensen, un detective che lavora troppo duramente e che non ha tempo per la famiglia. Questa è un’altra fonte di fastidio che non riesco a perdonare alla serie. In uno show che volutamente evita quasi tutto lo sviluppo del personaggio. Dove gli agenti che lavorano al fianco di Jensen non ne hanno quasi per niente, questo diventa ancora più deludente che l’unico sfogo emotivo di The Investigation al di là del dolore dei genitori sia un così goffo cliché da detective.
Chiudo lasciandovi con una provocazione
The Investigation dimostra perché questo percorso sia difficile. Ecco cosa succede quando le storie di crimine vengono spogliate di tutto il loro eccitante contorno extra-giudiziale. La tela che ne rimane sembra quella di un quadro senza cornice. Ma perché non completare l’opera?
È anche vero che in questo specifico caso andiamo a trattare una storia realmente accaduta con dettagli e svolte al limite della follia. Ma non è l’unica serie che ha provato a farlo, e il vecchio e buon Tobias Lindholm lo sa bene. Quest’ultimo è stato scrittore di alcuni episodi di “Mindhunter“.
La mano nell’affrontare questa vicenda (The investigation), deve per forza essere una mano chirurgica, ferma e fredda quanto basta per completare l’operazione senza intoppi. Ma perché abbandonare tutto il contorno?
Io un’idea me la sono fatta. Sono quasi giunto ad un conclusione, che potrebbe andare controcorrente, ma è inutile parlarne ora, visto che mancano ancora gli ultimi due episodi che andranno in onda come sempre, su Sky Atlantic lunedì prossimo (1 Aprile) alle 21.15.
Se volete sapere tutte le mie considerazioni finali su questa serie che tanto aspettavo, non perdetevi l’articolo di settimana prossima, dove la recensione di The Investigation sarà completa!
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