L’11 marzo 1971 debuttava nei cinema USA il primo lungometraggio di un regista destinato a diventare uno degli autori più importanti del cinema moderno: George Lucas.
Il primo episodio di Star Wars sarebbe uscito 6 anni dopo ma già con questo film Lucas affrontava temi fantascientifici (seppur di tutt’altra natura – e qui potremmo aprire una vecchia diatriba: Star wars è un film di fantascienza? O un romanzo cavalleresco medievale trasposto in un contenitore fantascientifico? In questa sede lasceremo completamente perdere l’argomento).
THX1138 di fatto è, a differenza di Star Wars, un vero e proprio film di fantascienza perchè affronta temi fantascientifici, topoi della fantascienza e presenta elementi tipici di questo genere. Ma andiamo con ordine.
L’uomo che fuggì dal futuro (questo il titolo italiano) è il primo lungometraggio della carriera di Lucas, all’epoca 27enne, ed è ispirato al suo precedente cortometraggio del 1967 – prodotto quale tesi di laurea – Electronic Labyrinth: THX 1138 4EB.
Nel film l’umanità si è da tempo rifugiata in agglomerati urbani sotterranei, è controllata dalle macchine e determinata a diventare “perfetta”, dove la perfezione diventa un pretesto per condizionare le menti di una società ormai soggiogata da una politica che non è più politica, e una religione che funge da sfogo per i cittadini, che assumono abitualmente droghe fornite dal governo. Non esistono nomi per le persone ma numeri. Già in questa breve sinossi si evince quanto Lucas debba alla letteratura di fantascienza (in primis 1984 di Orwell pubblicato nel 1949, che a sua volta sicuramente non poteva non essersi ispirato al Metropolis cinematografico di Lang del 1927).
I temi affrontati da Lucas in questo film legittimano questa sua opera come fantascienza adulta: un futuro distopico, le macchine, poliziotti robot, riproduzione programmata per inseminazione artificiale, individualità della persona annientata (tutti sono rasati a zero e non esiste moda, ogni umano ha un camice identico), e classificazione delle persone come conformi o non conformi.
Senza dispiegare qui la trama specifica del film (ovvio che il protagonista THX1138 si sveglierà da questo torpore per cercare una verità e fuggire dalla prigione sotterranea), L’uomo che fuggì dal futuro è uno dei grandi film di fantascienza da riscoprire.
Curiosità
La sigla THX appare come citazione in diversi momenti della saga di Star Wars e anche come targa in una delle auto del secondo film di Lucas, American Graffitti.
Il THX è anche un sistema di certificazione di qualità della LucasFilm. In questo caso l’acronimo diventa Tomlinson Holman Xperiment, dal nome dell’ingegnere incaricato da Lucas di realizzare una sala cinematografica senza compromessi tecnici all’interno degli studios della Lucasfilm (lo Skywalker ranch).
La vita sotterranea del film venne girata negli spazi del Marin County Civic Center, uno dei pochi edifici pubblici tra le tantissime opere realizzate dall’architetto Frank Lloyd Wright. La stessa struttura è stata usata anche nel film Gattaca – La porta dell’Universo che, a sua volta, narra del futuro prossimo e di una società geneticamente controllata.
L’ultimo fotogramma del film in cui Robert Duvall emerge dal buio del sottosuolo per trovare un mondo abitabile illuminato dal tramonto, viene palesemente citata nel video dei Daft Punk (loro stessi robot ispirati a quelli del film) del 2013 Get Lucky
Nel 2004 il film è uscito in DVD, in occasione di questa uscita il film ha subito un massiccio lavoro di restauro audio/video, cosa inusuale per un film così di nicchia. Il film è stato inoltre modificato a livello di immagini e montaggio, anche grazie all’intervento della Industrial Light and Magic (società guida dell’industria degli effetti speciali, di proprietà dello stesso Lucas).
Lo spirito con cui Lucas ha apportato le modifiche è, in qualche modo, in linea con quanto fatto sui film di Guerre stellari: inserire e correggere inquadrature che per questioni di limiti tecnici e di budget non corrispondevano a quanto egli voleva realizzare all’epoca.
Laddove però nei film di Star Wars gli interventi (o alcuni di essi) sono palesi ed evidenti, in questo film le modifiche e le aggiunte in computer grafica sono più sottili e quasi sempre in linea con l’atmosfera, lo stile ed il look “povero” del film.
Stefano Chianucci
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