The Investigation, il caso dell’omicidio di Kim Wall viene rivisitato in una miniserie di sei episodi HBO scritta e diretta da Tobias Lindholm.
Racconta la storia di come le autorità danesi sono riuscite a dimostrare che Madsen ha ucciso Kim Wall a bordo del suo sottomarino. The Investigation sarà disponibile dal 15 marzo alle 21.15 in prima visione su Sky Atlantic e in streaming su NOW TV.
Nell’agosto 2017, la giornalista svedese Kim Wall è salita a bordo di un sottomarino al largo della costa di Copenaghen con l’incarico di intervistarne il proprietario, l’inventore danese Peter Madsen. Da allora non è stata più vista e quasi due anni dopo, Madsen è stato condannato per omicidio e condannato all’ergastolo.
The Investigation: La vicenda reale
L’omicidio ha catturato l’attenzione del mondo probabilmente per due motivi. Il primo è il mix di dettagli raccapriccianti e inaspettati della sua uccisione per mano di Peter Madsen. Un inventore danese che ha invitato Wall nel suo sottomarino “fatto in casa” con la scusa di un’intervista prima di smembrare il suo corpo e disfarsene nella baia tra Danimarca e Svezia.
La seconda, è che Wall era una giovane donna promettente. Una trentenne mondana e realizzata, che stava progettando un imminente trasferimento in Cina. La sua luce è stata spenta da un violento misogino quando stava solo cercando di fare il suo lavoro. Lei vedeva se stessa come una narratrice di verità. Lui la vedeva solo come un bersaglio.
Scopriamo chi era Kim Wall
Una volta Kim Wall, in uno dei suoi molteplici articoli scrisse:
Voglio sapere come funziona il mondo e spero che forse un giorno potrò imparare abbastanza per fare la differenza
Nel 2017, la giornalista svedese, che aveva una laurea alla London School of Economics e un master alla Columbia, aveva accumulato un impressionante portfolio di lavoro. Titoli su The Guardian, The New York Times e Slate. Anche la sua vita personale era fiorente. Stava per trasferirsi a Pechino con il suo fidanzato danese Ole Stobbe.
Il 10 agosto 2017, Wall ha ricevuto un messaggio dall’inventore danese Peter Madsen che la invitava sul suo sottomarino fatto in casa, l’UC3 Nautilus. Lei aveva cercato per mesi di contattarlo per intervistarlo, un incarico affidatoli della rivista Wired. Madsen finalmente si era fatto vivo.
Quello stesso giorno, la Wall e Stobbe stavano organizzando la loro festa d’addio, perché da li a poco sarebbero partiti per trasferirsi a Pechino. Wall ha deciso di abbandonare i preparativi per incontrare Madsen. Chiese a Stobbe se volesse andare con lei. Più tardi, lo stesso Stobbe rilasciò un intervista a Wired dicendo che era “follemente vicino a dire di sì”, ma alla fine non andò. Quando Kim Wall, non ha chiamato per tutta la notte e nemmeno nelle prime ore del mattino successivo, Stobbe chiamò la polizia.
Chi è Peter Madsen?
Madsen era ossessionato dai razzi e dai sottomarini fin dall’infanzia. L’UC3 Nautilus è stato il suo terzo sottomarino fatto in casa. Nel 2014 ha creato il Rocket Madsen Space Lab con l’obiettivo di sviluppare un veicolo spaziale con equipaggio. Non si sa molto altro della sua vita personale, tranne che si è sposato nel novembre 2011 con una donna non identificata e che lei lo ha lasciato dopo il suo arresto. Nel gennaio 2020, è stato riferito che lui, mentre era ancora in prigione, si era sposato con Jenny Curpen, un’artista russa che ha asilo politico in Finlandia dal 2013. In un post su internet lei ha riportato queste parole :
Mio marito ha commesso un crimine orribile e viene punito per questo. Tuttavia, conoscerlo per davvero mi dà il diritto esclusivo di dire che sono fortunata a stare con la persona e l’uomo più bello, intelligente, talentuoso, devoto ed empatico di sempre
Madsen ha fatto di nuovo notizia nell’ottobre 2020 quando ha tentato brevemente di fuggire di prigione. Ha presumibilmente minacciato lo psicologo della prigione con un oggetto simile a una pistola e ha affermato di avere una bomba legata intorno alla vita (entrambi si sono rivelati falsi). Ha fatto 500 metri dalla prigione prima di essere catturato. È stata un’evasione che è durata solo cinque minuti.
The Investigation: I dettagli dell’orrida reale vicenda
La mattina dell’11 agosto 2017, il giorno dopo che Kim Wall è salita a bordo dell’UC3 Nautilus, e poche ore dopo che la polizia ha iniziato a perlustrare le acque intorno a Copenhagen, il sottomarino è stato avvistato al largo della costa di Køge, circa 30 miglia a sud. Poi è affondato. Quando Madsen fu salvato e portato a riva, diede la colpa dell’affondamento a un difetto del serbatoio di zavorra e disse alla polizia che aveva abbandonato Wall sulla punta dell’isola. La polizia, non credendogli, lo accusò di omicidio colposo.
Il giorno dopo all’udienza in tribunale, Madsen cambiò ancora la sua storia. Un portello era caduto accidentalmente e aveva colpito la testa di Wall, uccidendola, e lui l’aveva “sepolta” in mare.
Poi, il 21 agosto, il busto di Wall fu ritrovato su una spiaggia. Un’autopsia rivelò che era stata pugnalata 15 volte. I procuratori hanno successivamente aumentato la sua accusa di omicidio colposo.
Due mesi dopo, i sommozzatori trovarono la sua testa, le gambe e i vestiti. Non c’erano danni sul suo cranio che indicassero il fatto che una botola le era caduta addosso. Il 30 ottobre, la sua storia cambiò ancora una volta.
Kim Wall è morta per avvelenamento da monossido di carbonio, ma Madsen ha ammesso di aver smembrato il suo corpo. Nell’aprile 2018 è stato condannato all’ergastolo. Uno psichiatra ordinato dal tribunale lo ha diagnosticato come uno psicopatico narcisista.
The Investigation: Regista e attori
Il dramma è stato diretto da Tobias Lindholm ( ha diretto 3 episodi di Mindhunter) e ha come protagonisti Søren Malling (A Hijacking) nel ruolo di Jens Møller. Il vero capo della omicidi della polizia di Copenhagen ha collaborato strettamente con Lindholm per la precisione dei dettagli. Pilou Asbæk (Game of Thrones) nel ruolo del procuratore Jakob Buch-Jepsen. Il nome di Madsen non viene mai menzionato nella serie. Lindholm al New York Times ha dichiarato:
Volevo fare una storia di eroi, quindi non avevo spazio per lui
Il Kim Wall Memorial Fund
Creato in collaborazione con l’International Women’s Media Foundation, assegna ogni anno 5.000 dollari alle giornaliste.
Non potremo mai riavere Kim, ma possiamo fare in modo che il suo spirito e la sua volontà continuino a vivere e ispirino altre giovani giornaliste ad andare in giro per il mondo a trovare le storie. Più che mai, abbiamo bisogno di giornaliste coraggiose che diano voce alle persone che normalmente non arrivano mai alle prime pagine
Hanno scritto i suoi genitori, Ingrid e Joachim Wall, in una dichiarazione sul sito.
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