Bliss (2021) – Recensione – Mike Cahill

Con Bliss (2021) Mike Cahill tenta di esplorare l’ostico terreno delle realtà alternative, ma finisce per produrre un groviglio caotico e incoerente di stilemi sci-fi

Recensione – Bliss – Copiare troppo e male

Dopo il buon riscontro di pubblico e critica ottenuto nel 2014 con I Origins, Mike Cahill indugia – forse troppo – nell’ambito della science fiction dando vita ad un’accozzaglia di topoi fantascientifici che sembrano scopiazzare malamente, più che omaggiare, i grandi predecessori del genere (Matrix e La leggenda del re pescatore su tutti).

La trama

La presentazione che ci viene fatta da Amazon Prime (piattaforma su cui il film è disponibile) è sicuramente intrigante: la storia è quella di Greg (Owen Wilson) che, in un periodo estremamente doloroso della sua vita, incontra la misteriosa Isabel (Salma Hayek), una barbona convinta che il mondo così come lo percepiamo sia soltanto una simulazione digitale, prodotta da un altro mondo, quello vero, quello autentico. Inizialmente esitante, Greg finirà per credere alle teorie complottiste di Isabel, modificando completamente il suo stile di vita.

Recensione – Bliss – Superficialità e incoerenza

Premetto che l’unico motivo per cui ho guardato Bliss fino alla fine ha a che fare col desiderio di dare una spiegazione a quel senso di disorientamento e di sconcerto che mi ha accompagnata sin dai primi minuti – e che ha avuto poi il suo apice nella seconda metà del film. Le interpretazioni dei due attori principali risultano infatti ingiudicabili perché è l’intera architettura dell’opera a rivelarsi priva di coerenza e di profondità.

La banalità con cui Cahill affronta la questione della ricerca scientifica è a dir poco disarmante: l’unico elemento di continuità che sembra tenere insieme questo film è infatti la totale insensatezza della visione tecnologica, alla cui base non vi è alcun tipo di logica né di congruenza. La mancanza di presupposti teorici coerenti genera, a sua volta, l’incapacità del film di indagare a fondo i risvolti esistenziali, etici e psicologici che la questione dei due mondi (quello simulato e quello autentico) inevitabilmente pone.

Il risultato è un’insopportabile piattezza, resa evidente tanto dalla superficialità con cui i due protagonisti – sprovvisti di un qualsiasi tipo di personalità – sono stati tratteggiati, quanto dalla sceneggiatura, ben lungi dall’essere recitabile.

Recensione – Bliss – Il messaggio del film e i motivi per guardarlo

Il solo elemento che potrei ritenere apprezzabile dell’intero film è dato dal significato – malespresso e comunque poco originale – che Cahill ha tentato di trasporre nella relazione tra i due mondi, vale a dire l’idea che l’uomo, con tutte le sue debolezze ed imperfezioni, ha spesso il bisogno di rapportarsi ad una realtà dolorosa e indesiderabile per riuscire a cogliere e ad apprezzare ciò che di bello e di positivo egli già possiede.

L’unico motivo per cui consiglierei la visione di questa pellicola appare quindi perfettamente in linea col messaggio che il film si propone di trasmettere: guardare Bliss può sicuramente contribuire a sviluppare e/o affinare gli strumenti utili a discernere una fantascienza ben fatta, coerente negli intenti e profonda e complessa nei significati, da un prodotto che è solo pura e malriuscita imitazione delle grandi intuizioni sci-fi di chi lo ha preceduto.

Classe 1996, nata a La Maddalena ma cresciuta a Bari, è laureata in Traduzione specialistica. È una grande appassionata di film, serie tv e libri, su cui ama discutere e confrontarsi. Si è da poco addentrata nel magico mondo dei giochi da tavolo e, in particolare, dei giochi di ruolo. Crede fermamente nell’idea che “la bellezza salverà il mondo”, motivo per cui attribuisce all’arte e all’intrattenimento un valore assoluto.