Speciale Teburu – Intervista a Davide Garofalo, fondatore e CEO di Xplored

Vi siete mai chiesti come potrebbe essere il futuro dei giochi da tavolo? Senza dubbio, stiamo vivendo una vera e propria Golden Age dei boardgames con numeri sbalorditivi che parlano di migliaia di titoli pubblicati ogni anno. Game designers da tutto il Pianeta stanno finalmente realizzando i loro progetti ludici riposti ai tempi in un cassetto della loro scrivania: merito senza dubbio dei mezzi avanzati di comunicazione che permettono di entrare facilmente in contatto con i vari editori, ma anche grazie alla facile reperibilità nonchè produzione dei materiali di gioco. Ma fuori da questo immenso oceano boardludico, è spuntata fuori dall’acqua la testolina di Teburu, un progetto davvero ambizioso che vuol essere un ibrido tra una console ed un gioco da tavolo, un’innovazione dal punto di vista tecnologico con l’intenzione però di non abbandonare il fascino del caro vecchio gioco “fisico”.

Ed è per questo motivo che siamo qui oggi. Ho infatti l’onore di presentarvi Davide Garofalo, fondatore e CEO di Xplored, azienda italianissima (con sede a Rapallo, in provincia di Genova) che ha avuto il merito di portare alla luce proprio il progetto Teburu, in collaborazione con un colosso ludico mondiale come CMON. In quest’intervista, conosceremo Davide, l’origine di Xplored e tutto ciò che ruota attorno al suo universo, con il fine di arrivare a soddisfare tutte le nostre curiosità riguardo proprio a Teburu.

Ale: Ciao Davide! A nome di tutto lo staff, ti dò un caloroso benvenuto nella comunità di Nerdream e ti ringrazio per esserti reso disponibile per questa intervista. E’ un onore per noi.

Davide: Grazie a voi per l’invito!

Ale: Prima di arrivare all’argomento clou, mi piacerebbe far conoscere al nostro pubblico l’azienda Xplored nella sua totalità. Puoi stilarci un profilo generale?

Davide: Xplored sviluppa giochi innovativi, caratterizzati da interazione aumentata: da videogame mobile in AR (Realtà Aumentata) a robot giocattolo e smart-toys, progetti di gamification, fino a giochi da tavolo interconnessi ad app, tramite tecnologie HW-SW innovative, spesso proprietarie e brevettate. Un team multidisciplinare tra producer e designer, ingegneri meccanici ed elettronici, programmatori e artisti, si occupa di tutto il processo produttivo, dal concept alla pubblicazione, attraverso fasi di briefing, brainstorming, pre-produzione, prototipazione, testing, sviluppo, ingegnerizzazione, controllo qualità, rilascio sul mercato, per poi aggiornare ed evolvere gli sviluppi del progetto negli anni.

Ale: Si dice sempre che “per capire il presente, devi conoscere il passato”. Allora, potete dirci quando e come è nata Xplored?

Davide: Nel 2001 abbiamo organizzato una rimpatriata tra i vecchi amici che negli anni ’90, durante gli studi universitari ed i lavori da barista o cameriere nel weekend, avevano condiviso un’avventura imprenditoriale giovanile in ambito videogame. Ci siamo ritrovati cresciuti, grazie a differenti esperienze umane e professionali, ma ancora alimentati dal medesimo fuoco ardente per le passioni che ci univano ai tempi. E’ quindi partito subito un nuovo progetto imprenditoriale, in un primo momento come esperienza part-time extra lavoro, ma via via sempre più coinvolgente e convincente, fino al 2008 anno in cui abbiamo deciso di lasciare il certo per l’incerto, puntando professionalmente tutto su Xplored, che abbiamo aperto come azienda Srl ed un primo team di 6 persone. Giochi flash per il web, poi desktop e mobile, applicazioni social e advergame, autofinanziati e pubblicati come Titoli indipendenti, o commissionati da clienti sempre più interessati. Nel 2014 abbiamo aperto il reparto hardware per studiare soluzioni e tecnologie per la nuova frontiera del gioco ibrido fisico-digitale da cui sono nati i progetti più recenti e importanti della nostra azienda.

Ale: Qual è stato il vostro primo prodotto rilasciato ufficialmente? Conservate un bel ricordo?

Davide: …“Scubeginners”. Mamma mia che tuffo nel passato… Sviluppato nel 2002. Una classica avventura grafica 2D per PC con sessioni di esplorazione in ambienti sottomarini 3D realtime che ha coinvolto i principali marchi della subacquea mondiale prima come sponsor e poi come veicoli di distribuzione del gioco. Amando la subacquea, per tutti noi sviluppatori coinvolti ai tempi è stato un viaggio piacevolissimo, formativo ed gratificante. A livello di case history imprenditoriale, è stata una pietra miliare per confermare la visione e il modello di business Xplored, poiché è stato sviluppato un videogioco connesso a marchi esterni e prodotti fisici, proposto come strumento congiunto di comunicazione, promozione, entertainment ed edutainment, che alla fine ha dimostrato la sua valenza portando a tutti i partner coinvolti un fatturato maggiore di quanto investito per sponsorizzare l’iniziativa 😀

Ale: Posso chiedervi se potere nominare alcune delle aziende con le quali non vi sareste mai immaginati di poter collaborare?

Davide: Già dal 2010 abbiamo avuto occasioni di collaborazioni importanti con marchi stimolanti come Ferrero, North Sails, Regione Lombardia, e altre entità extra settore gaming. Più di recente è stato splendido riuscire a conquistare l’attenzione, la collaborazione e il rispetto di aziende più vicine al nostro settore ed alle nostre passioni: da publisher di videogame come 505 Games, Miniclip e Bandai Namco, a produttori di giocattoli come Ravensburger, Giochi Preziosi e Clementoni. Grazie al nostro ultimo progetto, abbiamo superato le nostre più ambiziose aspettative, ritrovandoci contattati e lodati da personaggi “mitologici”, oggi autori, artisti e top manager di Hasbro, Disney e altri colossi di questo calibro. E’ difficile spiegare a parole il misto di emozioni e soddisfazione che questi momenti creano e la spinta motivazionale che generano.

Tori, il progetto di Xplored e Bandai Namco

Ale: Capita più spesso che le aziende si rivolgano a voi o viceversa?

Davide: Direi 50 e 50, con pesi dinamici e fluttuanti, a fasi miste e alternate. Cerchiamo sempre infatti di non sacrificare la natura B2B (Business-to-business) che sviluppa progetti per terzi cui possiamo offrire competenza ed esperienza sempre maggiore, oltre ovviamente a garantire flussi di cassa sani. Al contempo, avere progetti propri aiuta a confrontarsi di faccia col mercato imparando ciò che solo l’esperienza diretta insegna.

Ale: Vista la vostra enorme progressione sul mercato, posso chiedere ad oggi (inizio 2021) a quante persone Xplored dà lavoro? Visti i tempi che corrono, può essere sicuramente un fattore di grande orgoglio imprenditoriale.

Davide: Ad oggi, circa 30 persone. 25 interni in azienda e mediamente 5 esterni attivi, tra piccolissimi studi satellitari e liberi professionisti abitualmente coinvolti nelle varie fasi dei nostri progetti. Come dici tu, è una bellissima sensazione esser circondati da giovani motivati e preparati (quasi tutti laureati e con master di specializzazione), che parlano con accenti di ogni regione d’Italia (e non solo), in un ambiente che unisce spazi di lavoro e di relax, moderne tecnologie e giardino con BBQ, con cui fermarsi la sera (Covid permettendo) nella Taverna Xplored per cucinare insieme e magari giocare l’ultimo gioco da tavolo Kickstarter appena arrivato 😀

Ale: C’è un progetto alla quale eravate legati, ma per un motivo o per un altro non siete riusciti a portare a termine?

Davide: “Le Cronache del Mondo Emerso”… Nel 2008 abbiamo evoluto Xplored ad azienda di capitali con l’obiettivo di focalizzare le risorse iniziali, economiche ed umane (molto limitate in entrambi i casi) su un progetto specifico. Avevamo infatti appena acquistato da Mondadori la licenza del recente fenomeno letterario fantasy di casa nostra. Le premesse sembravano buone. Pur essendo appena nati e senza curriculum, il progetto di un titolo action adventure 3D per PC, basato su una licenza solida, sembrava convincere i potenziali publisher e distributori italiani ed europei. Ma proprio quello stesso anno il mercato PC subì uno scossone importante. A metà sviluppo del nostro gioco, alle prospettive commerciali in trattativa venne di colpo tolto uno zero, decimando il prevedibile ritorno economico dei nostri investimenti e rendendo di fatto il progetto insostenibile. Dal giorno alla notte, decidemmo quindi di congelare la produzione e nel giro di un mese cambiammo completamente modello di business, sviluppando e poi vendendo il nostro primo gioco web, il quale diede il via ad una stagione di velocissime produzioni indipendenti con cui facemmo molta esperienza in efficienza organizzativa e produttiva, oltre a cominciare a farci notare dal mercato. Come si dice spesso, si impara più dai fallimenti che dai successi. E noi, abbiamo imparato moltissimo.

Ale: Arriviamo finalmente a parlare di giochi da tavolo. Stiamo sicuramente vivendo (oggi 2021, ndr) il periodo più florido per questo settore ludico, una vera e propria Golden Age. Dai primi anni del 2000, la produzione dei giochi da tavolo è letteralmente esplosa, arrivando addirittura agli oltre 3000 titoli rilasciati ufficialmente nel 2019. Secondo te, quale potrebbe essere la causa di questa gigantesca impennata dei numeri?

Davide: Ritengo che siamo molto vicini al picco massimo, in termini quantitativi. Il mercato, anche se in crescita, non può sostenere tutti questi progetti. E’ fisiologico. Non a caso, i marchi più importanti del settore oggi si stanno orientando verso la crescita qualitativa piuttosto che quantitativa dei loro prodotti.

Ale: In Xplored che rapporto avete con i boardgames? Siete giocatori casuali o accaniti?

Davide: Un rapporto molto, molto… molto intenso. Ognuno di noi possiede almeno una trentina di giochi in casa. Personalmente credo di aver superato i 200, avendoli giocati tutti più volte e alcuni per diverse decine di ore con vari gruppi di amici e colleghi. E’ un duro lavoro… ma qualcuno deve pur farlo!

Ale: Girovagando sul vostro sito, sono rimasto estremamente colpito dalla definizione di “PHYGITAL”. Ritengo questa accezione molto intrigante, in quanto propone una sorta di “innovazione conservativa”, sembra abbia la volontà di dirigersi verso il futuro portandosi però per mano un po’ del passato. Come nasce questo nuovo concetto di gioco?

Davide: L’essere umano è un animale sociale. Come scimmie intorno al monolito, come una tribù di cavernicoli intorno al fuoco, vogliamo, da sempre e ancora oggi, stare insieme, guardarci negli occhi, raccontarci storie, manipolare oggetti, per imparare, intrattenerci e condividere esperienze multisensoriali. Non credo infatti che l’ancestrale umano desiderio di interazione aptica e sociale possa cedere il passo al “digital divide”, all’estrema virtualizzazione delle esperienze. Crediamo invece che una tecnologia invisibile ed economica possa arricchire di valore aggiunto reale i prodotti fisici con cui siamo abituati ad interagire. E quindi evolverli. Il punto di partenza, ma anche il fine di ogni nostro progetto è l’esperienza d’uso. La tecnologia è solo il mezzo, la soluzione per raggiungere lo scopo.

Runimalz, il progetto di Xplored con la 505 Games

Ale: Ma veniamo ora a quello che potrebbe diventare parte integrante del futuro dei giochi da tavolo, sto parlando di Teburu. Innanzitutto com’è nato il progetto? Tra l’altro con la grande partnership di CMON. Chi dei due ha fatto il primo passo?

Davide: Come per molti altri progetti proprietari Xplored, Teburu è stata un’idea spontanea. Avevamo appena lanciato sul mercato il nostro smart-toy Runimalz, composto da creature giocattolo collezionabili, dotate di ruote che fungono da controller del relativo videogame mobile, muovendo i Runimalz del proprio branco sopra una smart board sensorizzata. Una domenica di “pulizie di primavera” ritrovai in cantina la mia originale scatola di HeroQuest e mi apprestai a mostrare la “reliquia” ai miei figli, allora di 6 e 8 anni (…ma tirati su a latte e giochi in scatola). Al primo movimento di una miniatura sul tabellone… la scintilla! Ho subito chiamato mio fratello (l’ingegnere HW dietro a tutti i nostri progetti) e il mio socio (CTO Xplored) pronunciando senza sosta eccitate parole velocissime relative ad un tabellone sensorizzato in cui muovere le miniature per sapere sempre quale personaggio è in quale punto della mappa, e far scattare nella App GameMaster eventi nascosti e non spoilerati ai giocatori tramite manuali di regole e missioni. Aggiungi i dadi wireless e un po’ di spezie come musiche tematiche, suoni contestuali e video recitati da attori di Hollywood… ed ecco che nasce Teburu. Nel giro di 3 mesi abbiamo sviluppato il primo prototipo artigianale… ricordo ancora le notti passate in ufficio coi colleghi, tra schede elettroniche, righe di codice, cartoni e cartoncini e disegni di personaggi appesi ai muri. Ci siamo presentati allo Spiel di Essen nel 2017, accolti con piacere dai principali marchi del settore che lì avevano uno stand. Tutti erano increduli, molti interessati, tre di loro hanno fatto una proposta contrattuale ancor prima della fine della fiera. Il mese successivo ho preso il volo verso Singapore per firmare il contratto con CMON, che sarebbe poi divenuto il primo dei partner Teburu.

Davide insieme a Teburu

Ale: Potete spiegarci in cosa consiste tecnicamente e qual’è l’obiettivo del progetto?

Davide: Teburu è una console per boardgame. E’ composta da un normalissimo tabellone di cartone pieghevole, con una piccola console elettronica annessa, su cui piazzare consuete tessere di cartone, segnalini e miniature che, se integrati con la nostra tecnologia e interconnessi all’app mobile da noi sviluppata per quel gioco, consente di vivere un’esperienza completamente nuova. Ogni rito fisico tipico dei giochi da tavolo è rispettato: i giocatori restano focalizzati sulla board e i suoi componenti, l’interazione sociale è protagonista. Anche i dadi sono fisici e si fanno rotolare sul tavolo come sempre. Ma a quel punto scatta la magia. L’App racconta la storia, propone bivi e scelte che influenzano lo sviluppo successivo dell’avventura. Ad ogni movimento fisico dei personaggi sulla mappa scattano eventi, trappole, incontri. La complessità delle regole e profondità di gameplay può essere enorme, visto che è gestita interamente del software e non dai giocatori, che così pensano solo a godersi la serata, senza nemmeno dover previamente studiare il manuale delle regole che, di fatto, non serve più, perché si impara direttamente giocando. E il gioco salva lo stato automaticamente, dopo ogni singola azione, così da interrompere e riprendere in base ai propri orari e ai propri ritmi. Infine, tema che oggi è particolarmente attuale, è possibile giocare con i propri amici stando tranquillamente a casa, tramite una semplice connessione internet che mette in contatto l’intero sistema di gioco su più tavoli in remoto.

Ale: Abbiamo visto il trailer di Teburu con una versione studiata ad hoc di Zombicide. Il gioco è stato sempre sviluppato da voi? Puoi farci un elenco delle più importanti features del gioco?

Davide: Dopo appena un mese di pre-produzione e qualche visita ai nostri uffici da parte dei manager e designer di CMON, il partner ha deciso di darci fiducia, mettendo in mano del nostro team l’intero sviluppo del gioco basato sulla loro IP più importante. Xplored ha quindi sviluppato tutto il gioco, dal design delle regole a scenari e missioni, dalla storia ai personaggi, dallo sviluppo dell’app alle musiche e sessioni di voiceover. Per quanto riguarda le regole specifiche del gioco invece.… no spoiler 😀

Ale: Ci sono titoli in cantiere per aumentare il parco titoli a disposizione di Teburu?

Davide: Certamente. Teburu è una console, e come tale necessita di un insieme di titoli per giustificare l’investimento iniziale degli acquirenti e soddisfare i diversi gusti dei giocatori. Bisognerà aspettare ancora un po’ per poter divulgare ufficialmente i titoli in sviluppo, ma confermo fin d’ora che saranno molteplici, inizialmente sviluppati in Xplored, e molto presto anche da nostri partner che riceveranno il kit di sviluppo apposito.

Ale: Per caso, in futuro sarà possibile collegare Teburu, oltre che ad un tablet, anche ad uno Smart TV per potersi godere l’esperienza di gioco più in “grande”?

Davide: Nella prima release, le applicazioni Teburu saranno mobile (iOS e Android), ma è già prevista lo sviluppo futuro della versione per Desktop e SmartTV.

Ale: Tantissimi di noi sono ansiosi di poter toccare con mano Teburu e tutte le sue intriganti caratteristiche. E’ già reperibile sul mercato? In caso negativo, quanto ancora si dovrà aspettare?

Davide: Non è ancora disponibile sul mercato. Stiamo definendo proprio in questi mesi tutto il piano di lancio. Non possiamo quindi dichiarare ancora una tempistica esatta. Ciò che però posso dire è che Teburu non è solo un’idea o un progetto nell’aria… Dopo oltre due anni di ricerca, sviluppo e ingegnerizzazione, oggi esiste “fisicamente” e funziona benissimo. Abbiamo diversi prototipi funzionanti in giro per il mondo su cui stiamo ultimando i controlli qualità e con cui testiamo quotidianamente i differenti giochi in sviluppo. Siamo i primi a scalpitare per poter finalmente mostrare al mondo la nostra “creatura”!

Ale: Vorrei concludere con questa domanda che a dirla tutta, mi sta molto a cuore. Io sono figlio della cultura degli anni ’80 e ’90 e mi rattrista veramente tanto il trend ludico (in generale) che valorizza sempre di più il prodotto completamente digitale rispetto al caro vecchio fisico. Nell’ambito videoludico ad esempio, questa realtà sta prendendo il sopravvento con sempre meno edizioni retail a favore di prodotti acquistabili solo tramite download: da collezionista quale sono, credo tu possa capire la mia delusione. La mia speranza è che almeno i giochi da tavolo mantengano quella componente tattile che rende il gioco stesso qualcosa di tangibile e personale, ma senza ovviamente rinunciare alle idee ed alla tecnologia che il tempo saprà regalare, tra cui c’è sicuramente Teburu. Scusandomi per il dilungamento, ti chiedo, cosa ne pensi? I giochi da tavolo riusciranno a resistere alla TOTALE digitalizzazione di massa o ci troveremo a giocare con ologrammi proiettati da una plancia superfuturistica dotata di un’intelligenza propria in grado di sostituire qualsiasi avversario umano?

Davide: Nessuno ha la sfera di cristallo, tantomeno io. Personalmente credo ci troveremo di fronte a tutto lo spettro di evoluzioni possibili: sono convinto che i giochi classici, in cartoncino e legno, continueranno ad esistere, così come non ho dubbi sulla proliferazione futura di sperimentazioni tecnologiche al limite della fantascienza. Al contempo la storia (e la scienza) ci insegna che solo ciò che meglio soddisfa davvero le esigenze del mondo in continua evoluzione alla fine sopravvive e si evolve. Io non mi illudo e non pretendo che Teburu sia IL futuro dei boardgame, ma sono fermamente convinto che Teburu sia uno dei futuri possibili. Un futuro che rende realtà i sogni più ambiziosi di molti amanti dei giochi da tavolo come noi..

Ale: A nome mio e di tutto la staff di Nerdream, ti ringrazio per averci concesso questa interessantissima intervista! Ti faccio un grande in bocca al lupo per tutto, felicissimo che un’azienda come la tua riesca a dare risalto ancor di più all’inarrivabile qualità del Made in Italy!

Davide: Il piacere è stato mio. Sono convinto ci risentiremo molto presto.

Classe '83, fiero torinese ed assiduo instagramer con lo pseudonimo "aleboardgamer", si diverte a spiegare regolamenti sul suo canale Youtube "La Ludoteca di AleBoardGamer". Amante dei giochi da tavolo sin dalla tenera età di sei anni quando gli vennero regalati titoli d'antologia come Brivido, Hero Quest e L'isola di Fuoco, la sua missione è quella di espandere il credo dei boardgames per distogliere l'attenzione dagli smartphones e convincere le persone a riunirsi attorno ad un tavolo per socializzare, sviluppare l'ingegno e soprattutto divertirsi.