Long Pig (2020) – Recensione – Riccardo Suriano

Abbiamo ricevuto un cortometraggio horror made in Italy, creato dal regista emergente Riccardo Suriano ed abbiamo deciso di parlarvene… Venite con noi, se ne avete il coraggio!

Long Pig (2020) – Pulp, molto pulp… Pure troppo!

Parafrasando il grande Bebo Storti, che sul finire degli anni ’90 ci divertiva con il suo Thomas Prostata, lo scrittore romano pulp, secondo il quale il pulp era un connubio di sangue… e merda, cominciamo questa breve recensione del cortometraggio di un regista altrettanto romano e altrettanto Pulp (nel senso prostatiano del termine).

Suriano infatti viene dal documentaristico e quindi si cimenta in un horror atipico, che prende una deriva gore non indifferente, voluta e marcata, per disturbare di proposito lo spettatore.

Ne viene fuori un corto che, senza mostrare alcuna scena violenta, è in realtà violentissimo, quasi brutale e sfacciato, nello sbattere in faccia allo spettatore immagini che danno istintivamente un senso di repulsione veemente.

Si cerca di fuggire in qualche modo, come quando si ride nervosamente, provando a trovare appiglio nelle facce, in alcuni frangenti buffe, della protagonista o sui suoi “rumori”, ma è tutta una sorta di difesa personale per non essere costretti a pigiare sul tasto “stop” prima ancora che il breve cortometraggio sia finito.

Missione compiuta? Si perchè se questo era l’intento del regista, il corto può definirsi riuscito. 

Siamo quindi palesemente di fronte ad un prodotto non per tutti, nel modo più assoluto, che lascerà interdetti i più, ma che allo stesso tempo colpirà i più avvezzi al genere, con alcune chicche stilistiche interessanti, come quella di contrapporre a mo’ di ossimoro audio e video in una scena cruciale, mostrando immagini crude, che dipingono la protagonista come una persona impunita e per nulla pentita di ciò che sta facendo, all’audio di una delle scene più iconiche del capolavoro di Vittorio De Sica che è Sciuscià; audio che invece tende alla direzione opposta, a rimarcare sentimenti come senso di colpa e pentimento.

Buona la fotografia di Piero Perilli, che incupisce ancor più le scene già cupe di una serata buia e tempestosa, dando risalto alla poca illuminazione artificale della roulotte, unico “campo di battaglia” dell’intero corto.

Piccola nota a margine per i titoli di coda… Forse avremmo preferito leggere “donna della roulotte” piuttosto che “donna grassa” nella descrizione della protagonista!

Non vi resta che guardarlo e dirci la vostra!

Valerio "Raziel" Vega: Napoletano a Roma, Tecnico Ortopedico di giorno, Retrogamer compulsivo di notte. Creatore del progetto Nerdream, amante del cinema, delle serieTV, dei fumetti e di tutto ciò che è fottutissimamente NERD, sogna una vecchiaia con una dentiera solida ed il pad di un NES tra le mani. Il suo motto è “Ama il prossimo tuo come hai amato il tuo Commodore64”