Il rumore prodotto da un titolo appartenente alla saga di Assassin’s Creed è innegabile e l’attesa che si genera attorno ai lavori di Ubisoft è tra le più accese e spasmodiche del panorama videoludico. Valhalla è il primo capitolo della serie disponibile anche su console next-gen e in quanto tale non ha solo il compito di convincere narrativamente, sia in ambito storico che per quanto riguarda il filone del presente, e ludicamente, offrendo un gameplay più bilanciato che in passato, ma deve farlo anche sotto il fronte tecnico, facendoci “assaggiare il futuro”. Disponibile dal 10 Novembre 2020, la vicenda di Eivor è stata da noi vissuta con interesse e curiosità e siamo oggi pronti a rivelarvi se le gesta di Ubisoft hanno permesso al nuovo Assassin’s Creed di raggiungere il suo personalissimo Valhalla.
Assassin’s Creed Valhalla – Recensione – La Saga di Eivor, Morso di Lupo.
La prima scelta in Assassin’s Creed Valhalla ci viene proposta dopo pochi minuti di filmato iniziale, quando dovremo stabilire se affrontare la nostra storia con la versione maschile o femminile dell’unico protagonista, Eivor: la canonicità del racconto non viene assolutamente modificata in relazione a quanto selezionato, quindi scegliete tranquillamente in base alle vostre preferenze; in questa recensione ci riferiremo al protagonista usando termini al maschile, poiché la mia scelta è ricaduta sul possente vichingo, denominato Morso di Lupo in seguito all’aggressione subita da parte di uno di questi animali durante la fuga dall’assalto di un clan rivale. In questo attacco, Eivor perde la sua famiglia e vede pesantemente infangato l’onore del padre, morto “da codardo” e non da guerriero.
La storia di Valhalla comincia quindi all’insegna del desiderio di ripulire l’onta del clan del protagonista che, insieme al fratello acquisito Sigurd, jarl del clan stesso, si ritroverà a vivere parecchie avventure, capaci di condurlo dalla Norvegia all’Inghilterra in cerca di terre da coltivare, alleanze da stipulare e villaggi da razziare. Ovviamente, nel mezzo di una storia che ha poco da invidiare alle solide Saghe vichinghe, ritroviamo il filone principale degli Assassini, camuffati nel mondo norreno e ovviamente capaci di ricondurci al tempo presente, dove le vicende lasciate in sospeso in Odyssey proseguiranno grazie alla nostra Layla Hassan.
Segnaliamo subito, però, che la trama presente di Valhalla è fin troppo spezzettata e sporadica per essere considerata rilevante, finendo per essere accantonata o dimenticata con troppa facilità; alcuni glitch disseminati in Inghilterra, scovabili nei panni di Eivor, ci daranno accesso ad ulteriori sessioni in compagnia di Layla, ma questo espediente non è sufficiente a ridare lustro alle vicende della ricercatrice e conferma l’impressione che mi porto dietro da lungo tempo: la saga degli Assassini è ormai un “contorno” rispetto ai diversi setting storici, un contorno che deve, tuttavia, essere mantenuto vivo ai fini della “coerenza” nell’esistenza stessa delle serie. La verità però, che si voglia ammetterlo o meno, è che il filone presente ha perso talmente tanto spessore da risultare tranquillamente ignorabile, sia per i fini ludici che per quelli di valutazione del prodotto stesso. Un peccato, soprattutto se pensiamo che con i primi capitoli della serie era proprio il Presente a tenerci saldamente ancorati al Passato degli Assassini… e che era giusto che fosse così.
Tornando alla Saga di Eivor, invece, la musica cambia drasticamente: la storia è ben scritta e Ubisoft riserva sempre grande attenzione ai dettagli, introducendo figure storiche ben riconoscibili e riportando le abitudini vichinghe con apprezzabile impegno. Ogni regno presenta una trama a sé stante, con intrighi e colpi di scena unici e singolari, pronti ad arricchire una sceneggiatura generale degna di nota e a romanzare un coro di violenza, crudeltà e linguaggio sporco che ben si abbina al mondo norreno.
Peccato, davvero peccato, per il bilanciamento mancante tra la storia proposta e la lore del mondo di Assassin’s Creed, troppo affaticata nel suo riuscire ad emerge correttamente tra una battaglia e una razzia.
Una somma finale ci permette, tuttavia, di promuovere appieno la narrativa di Valhalla, basandoci su ciò che riguarda la Saga di Eivor e l’epicità con la quale è stata riportata sulle nostre console.
Assassin’s Creed Valhalla – Recensione – Un mix vincente, quasi sempre.
La serie di Assassin’s Creed, partita con una forte componente stealth e un sistema di combattimento basico, si è arricchita e modificata nel corso dei diversi capitoli. A partire da Origins, Ubisoft ha deciso di proporre un’impronta di gioco maggiormente ruolistica, inserendo il sistema a livelli, gli equipaggiamenti e limando con Odyssey quelle “spunte di troppo” che il primo capitolo della trilogia aveva inserito. Risulta quindi quasi naturale che Valhalla sia l’anello di congiunzione, la via di mezzo tra tutto quanto visto nella storia del brand fino ad oggi.
Abbiamo quindi i dialoghi a scelta multipla, non invasivi ma comunque determinanti fra Eivor e i personaggi principali, così come viene riproposto il farming, snellito ma comunque ben presente nella produzione. I livelli vengono sostituiti da un più generale, e dal nome più altisonante, “Livello di Potenza”, da eguagliare o superare per poter affrontare le diverse regioni d’Inghilterra. A questo punto, una piccola nota dolente si affaccia all’orizzonte: se nella prima metà dell’avventura risulta ben bilanciata la progressione con questo nuovo sistema di confronto, da metà in poi il tutto si fa fin troppo ostico, obbligandoci a salire parecchio di livello prima di poter affrontare alcune zone, pena la morte istantanea per mano di nemici molto aggressivi. Il tutto finisce per avvilire, spingendo il giocatore a dedicarsi solo alla main quest… un vero peccato, vista la bellezza delle ambientazioni di Valhalla.
Una nota molto positiva riguarda invece il sistema di combattimento che il gioco propone, rinnovato e reso più crudo in vista di un titolo che ha come protagonista uno tra i popoli più violenti e feroci che possiamo ricordare. Bisogna, innanzitutto, presentare la nuova possibilità di impugnare due armi grazie all’assegnazione degli oggetti per ogni mano di Eivor: l’inventario, se arricchito tramite una ricerca attenta del loot, ci darà modo di impugnare due asce, uno scudo ed un’ascia, una lancia ed un’ascia… insomma, basta che vi sia anche l’ascia, potremo fare ciò che preferiamo! Scherzi a parte, la presenza di una doppia impugnatura rivoluziona il sistema di combattimento, modificando stili e tempi di reazione e richiedendo maggiore studio degli avversari e delle loro tecniche. Inoltre, è possibile migliorare l’equipaggiamento o incastonarvi delle rune per attivare bonus passivi che spingono a mantenere un determinato set, riducendo l’effetto “compulsivo” del cambio di arma ad ogni new entry nell’inventario.
Eivor può utilizzare anche l’arco per colpire dalla distanza i nemici o per rallentare, con apposite frecce alle caviglie, gli aggressori più ostici, facendoli barcollare o addirittura cadere. Ma non temete: se non avete una buona mira, Valhalla vi consente di utilizzare altri trucchetti per avere la meglio sui vostri oppositori, tra i quali ritroviamo le classiche caratteristiche da sbloccare tramite lo Skill Tree del protagonista e le Abilità. Quest’ultime sono azioni speciali che consumano una barra di Adrenalina a sé stante, capaci di causare numerosi problemi a chi vorrà contrapporsi al nostro vichingo; bene, inoltre, aver perso quella sensazione di “invincibilità” che Odyssey lasciava trasparire: Ubisoft ci ricorda sempre, scegliendo potenziamenti e abilità “umanamente concepibili” e distanti dal sovrannaturale del capitolo precedente, che per quanto forte e possente, il nostro Eivor è pur sempre un uomo, nonché un vichingo… e in quanto tale, ha già fatto i conti con il Destino e con la morte da lungo tempo.
A rimembrarci dell’umanità del protagonista ci pensa poi il rinnovato sistema di cure, stavolta affidato alla ricerca di razioni da conservare e mangiare al momento giusto; la ricarica automatica è stata quindi rimossa, regalando un maggiore realismo in battaglia e facendoci sentire tutto il peso dell’essere vichinghi. Recensione Assassin’s Creed Valhalla
Durante gli Assalti, poi, tutta la frenesia dello scontro ci piomba addosso in una volta sola: questi sono degli attacchi mirati alla roccaforte dei nemici, dove dovremo innanzitutto entrare, sfondando le porte, e in seguito uccidere ogni soldato presente, in un exploit di sangue e sudore. Peccato, però, che l’eccessiva confusione di questi momenti porti a notare tutti i problemi tecnici che affliggono Assassin’s Creed Valhalla e che approfondiremo fra qualche riga; intanto, vi basti sapere che l’IA non è stata granché migliorata e che spesso i nemici si limiteranno a fissarci, attendendo che il nostro attuale avversario muoia per farsi avanti, uno alla volta… e io che pensavo che questi problemi fossero ormai un lontano ricordo.
Va inoltre menzionato il sistema di stealth, molto classico e ancorato alla formula semplice e funzionante del brand, con cespugli dove nascondersi, cumuli di fieno in cui trascinare ignari soldati e il solito cappuccio che può farci diventare improvvisamente un uomo diverso da quello che tutto il campo sta cercando. Il gioco cerca di complicare le cose impedendo la Instant Kill da assassinio con nemici sovraordinati a noi, meccanica che però potete attivare dalle impostazioni: ve lo sconsigliamo per quanto riguarda la main quest e perché rischiereste di annullare i progressi fatti nello Skill Tree dedicato allo Stealth stesso, ma forse ve lo consigliamo per quando dovrete affrontare le regioni sbilanciate di cui parlavamo prima… insomma, sta a voi decidere.
Assassin’s Creed Valhalla introduce poi una meccanica gestionale, affidando al giocatore il compito di far crescere e organizzare il proprio insediamento. All’interno del nostro HUB centrale potremo costruire diversi tipi di edifici, come le stalle, lo “studio” per il tatuatore, il centro organizzativo per le attività degli Oscuri (gli Assassini) e molti altri, in modo da garantire una dimora ai diversi personaggi e da usufruire dei servizi che intendono proporci; inoltre, potremo sbloccare missioni secondarie e personalizzare l’insediamento da cima a fondo. Non abbiate timore, Valhalla non si sta trasformando in un gestionale, ragion per cui il tutto risulterà molto semplice da coordinare e attuare.
Ultime, ma non meno importanti, sono tutte le attività da fare e gli oggetti da scovare nel mondo di gioco: inutile dire che gli indicatori a schermo e sulla mappa saranno centinaia, facilmente individuabili grazie all’Occhio di Odino e all’aiuto del nostro Corvo personale; se poi siete amanti dei giochi d’azzardo, ci penserà l’Orlog, un gioco di dadi molto peculiare, ad intrattenervi, affiancato da gare di bevute e dalle tanto attese contese a suon di insulti.
Se non si fosse capito, al netto di pregi e difetti, Asssassin’s Creed Valhalla è uno di quei giochi che non permette mai di annoiarsi.
Assassin’s Creed Valhalla – Recensione – Un bello che balla… ma che bugga.
L’analisi del comparto grafico e tecnico di Assassin’s Creed Valhalla può essere svolta con più cura e attenzione di altri titoli in passato, grazie alla lente multipla che la redazione vi può offrire oggi: la nostra esperienza di gioco si è svolta su più piattaforme e ho quindi deciso si proporvi un breve paragone tra quanto visto nella versione PlayStation 4 (sulla quale si basa questa recensione) e quanto fruito dal nostro Andrea Panicali su Xbox Series X.
Voglio subito premettere una cosa: Valhalla è molto bello da vedere, con ambientazioni curate, una certa attenzione ai dettagli ed un colpo d’occhio generale che spesso può spingere ad effettuare qualche minuto di contemplazione, ad esempio quando si è sul fiume con la propria nave e ci si imbatte nel calar del sole. Anche in assenza di ray-tracing, il gioco presenta una buona gestione di luci ed ombre su Series X, sicuramente superiore alle versioni per current-gen.
Il titolo gira molto fluidamente sulla nuova console di casa Microsoft, raggiungendo il 4K e 60 fps in scioltezza. I caricamenti vengono notevolmente snelliti grazie all’SSD, attestandosi sui 7 secondi; diverso è invece il discorso per la versione PS4, molto lenta a tratti, soprattutto quando si parla di caricamento di inizio partita o di ripristino del personaggio dopo una morte.
I problemi tecnici persistono, tuttavia, su entrambe le copie da noi provate: Valhalla si destreggia tra bug imbarazzanti e glitch di cui non comprendiamo la dinamica, strappandoci una risata il più delle volte, ma rovinando l’esperienza di gioco quando si verificano in momenti poco opportuni. Immaginate di star svolgendo un combattimento e di vedere improvvisamente il vostro nemico sparato in aria, dal nulla, per poi vederlo riatterrare poco più in là, incolume e con la salute nuovamente al massimo… vi assicuro che il brivido della bolgia vichinga passa immediatamente. Citiamo anche una hit box praticamente assente e qualche compenetrazione fastidiosa che costringe a ricaricare il gioco.
Il sound-design del titolo rispetta l’ambientazione scelta, con canti vichinghi intonati sulle navi, parole in una lingua a noi sconosciuta sussurrate dagli abitanti delle città e suoni della battaglia riprodotti con una certa fedeltà, urla di incoraggiamento comprese. La soundtrack composta per l’occasione ci fa calcare le terre inglesi facendoci sentire, a nostra volta, eroi di una Saga intramontabile e riuscendo nell’arduo compito di affiancare quel colpo d’occhio generale che ci ha convinti, sorprendendoci a più riprese. Valhalla riesce sempre a farci sentire parte di un’epopea vichinga e questo è un grosso punto a suo favore.
Al netto di ciò, una piccola osservazione: non penso proprio che i vichinghi avessero modo di cantare producendo un effetto eco e modulando i suoni durante una traversata in mare… forse quelli di Valhalla avevano qualche cassa bluetooth nascosta, chi può dirlo.
Ottimo il doppiaggio italiano, con voci adeguate e apprezzabili.
Assassin’s Creed Valhalla – Recensione – Grande, grosso e vichingo.
Se state cercando un gioco che possa stordirvi con i suoi contenuti, Assassin’s Creed Valhalla è quel tipo di produzione che vi offre una mappa enorme da esplorare, molteplici attività da intraprendere, una serie di segreti da scoprire e dei nemici particolarmente forti da sconfiggere, il tutto condito con la giusta dose di bestie leggendarie e di figure appartenenti all’Ordine da uccidere.
Inutile dire che, con così tanta carne al fuoco, l’avventura può raggiungere anche le 80-100 ore per essere spolpata per intero, ovviamente in base al vostro ritmo di gioco. Ad ogni modo, se siete puristi della narrativa e poco vi importa di impossessarvi di tutta l’Inghilterra, vi basteranno 40 ore per completare la campagna principale.
Il gioco è fruibile con un discreto impegno nelle missioni della main quest, con la musica pronta a cambiare qualora vogliate conquistare le diverse regioni ed andare incontro a nemici più numerosi e forti di voi. La difficoltà è media dove il bilanciamento risulta ben calibrato, mentre preparatevi a tanta frustrazione laddove qualcosa non avesse funzionato nel verso giusto durante il concepimento della produzione.
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