La serie Dirt di Codemasters torna sui nostri schermi: il quinto capitolo della serie è finalmente uscito, lo abbiamo provato e ci siamo sporcati di fango… scopriamolo assieme.
Dirt 5 – Recensione – Più che arcade che mai!
Ormai mi conoscete, sono quello che prova tutti i giochi simulativi e meno simulativi in uscita. Li provo, li spingo al limite, testo una guida simulata ed una più arcade per capire qual è il pubblico più adatto per ogni titolo; grazie all’esperienza che ho con il VIG Project Racing Team posso dire la mia e non basarmi sul “sentito dire”.
Questa volta abbiamo tra le mani Dirt 5, e vi chiedo la cortesia di dimenticare tutto ciò che sapete su Dirt Rally: fate finta che non sia mai esistito. Vi ho portato la recensione di Dirt Rally 2.0 parlandovi della sua simulazione e di quanto mi avesse colpito; tutt’ora mi capita di giocarci con il VR e mi tolgo qualche soddisfazione grazie all’aspetto simulativo! Stavolta, però, Dirt 5 è qualcosa che si trova agli antipodi della simulazione. È più arcade di Forza Horizon, al quale palesemente si ispira, ma meno di Need for Speed… scopriamo meglio il perché.
Dirt 5 – Recensione – Pane per i collezionisti.
Dirt 5 ha una modalità principale, la carriera, che ti porta in una serie di gare su molteplici piste di fango, terra, asfalto, neve e ghiaccio in giro per il mondo. Non c’è una vera e propria storia, devi semplicemente diventare il più forte di tutti e arrivare in cima alle classifiche. D’altronde è per questo che si corre, per vincere!
Le gare si sbloccano come rami di un albero e, mano a mano che le completi, ti avvicini alla sfida finale. Ci sono varie categorie per varie macchine: Rally Rush, Ultra Cross, Stampede, Ice Breaker, Land Rush, Sprint e Gymkhana (Ken Block sarebbe molto orgoglioso di me, se solo avesse visto le mie partite). Le vetture sono tante, con potenza e guidabilità diverse per ogni tipologia. Voglio sicuramente arrivare a prenderle tutte e completare tutti gli eventi a tre stelle.
Nella modalità carriera devi scegliere uno sponsor, perché si sa, nelle gare senza sponsor non si va da nessuna parte: quest’ultimi vogliono che rispetti determinati obiettivi e, qualora riuscissi a completarli, ti daranno soldi, livree e personalizzazioni per la tag del personaggio. La tag è un qualcosa di simile a quanto visto in Call of Duty, una sorta di biglietto da visita personalizzabile con sfondi, sticker, soprannomi ed effetti. La vostra mania di collezionare oggetti vi farà cambiare sponsor in continuazione, solo per avere più cose possibili in inventario.
Oltre lo sponsor avrete i soldi, che otterrete al termine delle gare e vi serviranno per comprare quasi tutto all’interno di Dirt. Non è difficile ottenerne, anche perché il gioco stesso ti premia qualunque cosa tu faccia e non sarà difficilissimo arrivare a possedere una Lancia Stratos. Ci sono, poi, i punti carriera, che permetteranno di salire di livello fino ad un massimo di 15; anche questi sono ottenibili al termine delle gare.
Dirt 5 – Recensione – Un fiore all’occhiello chiamato Playgrounds.
Le sfide sono tante, tantissime, e la fortuna vuole che si possano fare diverse tipologie di gare con varie macchine, altrimenti la monotonia prenderebbe il sopravvento (ricordiamoci che parliamo di un gioco arcade, non di un simulatore). Tra queste ci sono le sfide principali, cinque per la precisione, che potrete affrontare solo dopo l’ottenimento di determinati obiettivi durante le gare. Non vi preoccupate, lo vedrete subito quali sono questi obiettivi “secondari”: sono scritti a schermo, come ad esempio “Effettua 3 derapate/Salta per cinque secondi“.
Oltre alla modalità carriera, abbiamo quella “Arcade“, che contiene la sfida a tempo e la gara singola, ed infine il fulcro di questo titolo: Playgrounds. Questa modalità è un vero e proprio editor di eventi, che per la precisione sono tre: Gymkhana, Smash Attack e Gate Crasher. La prima non c’è bisogno che la presenti, basta guardare qualche video del buon Ken Block su YouTube; lo Smash Attack, come dice il nome, ha come obiettivo la distruzione di alcuni obiettivi prefissati nel minor tempo possibile; l’ultima, ma non per importanza, Gate Crasher, è una gara a checkpoint.
Una volta presa la mano con l’editor risulta tutto abbastanza semplice. Dovremmo decidere la lunghezza del percorso e piazzarci sopra gli ostacoli da superare o distruggere. Nella community trovate già alcuni percorsi veramente ben fatti e divertenti: si, perché una volta completato il vostro evento potrete caricarlo online e permettere agli altri giocatori di provarlo e sfidarsi. Come intuibile, questo dà una certa longevità al gioco.
Dirt 5 – Recensione – Un lato visivo da lasciare a bocca aperta.
Se non fosse per la modalità Playgrounds, non ci sarebbe tanto di cui parlare riguardo a Dirt 5, ad essere onesti. Mi aspettavo qualcosa di più a livello tecnico. Ok, parliamo di un gioco completamente arcade, però alcune cose mi hanno fatto storcere non poco la bocca: anche Forza Horizon 4 e Need for Speed sono arcade, ma quando passi sopra le pozze di acqua la macchina ne risente sia esteticamente che a livello di guida. Qui, invece, tutte le pozze di fango sembrano texture e basta, non offrono alcun feedback. Il ghiaccio è divertente, ma anche lì si sente l’eccessiva dose arcade. I puristi se ne renderanno conto subito, altri ci metteranno qualche gara in più.
Ciò non toglie che sia un gioco divertente, con tantissimi modelli di auto, una grafica mozzafiato ed un sound design veramente ben fatto. I danni estetici sono fatti molto bene, pur essendo soltanto estetici: scordatevi di vedere la macchina distrutta e fumante a bordo pista. Una cosa di cui, personalmente, ho sentito la mancanza è la personalizzazione a livello meccanico ed estetico delle vetture al di fuori delle livree. Non c’è possibilità di potenziarle, non puoi fare nulla. Quella compri e quella resta. Peccato.
Come accennavo poco fa, il lato più bello, sicuramente, è quello visivo. Quando non puoi competere con la fisica e la simulazione punti tutto, o quasi, sulla grafica… vedi Gran Turismo.
Il meteo è dinamico, ma non casuale: questo significa che una determinata gara inizierà al tramonto e terminerà di notte, oppure con le nuvole e finirà sotto la neve. È una cosa già scritta, non random. Però è bello vedere i giochi di luce ed il dinamismo degli eventi, un qualcosa di studiato ad arte e capace di lasciare a bocca aperta.
Completando l’aspetto tecnico, il titolo è stato provato su un PC con Ryzen 7 3700x, RTX 2080 Super e 32 GB Ram; il tutto su un monito 1440p 240hz. Nonostante la massima risoluzione ed i dettagli ultra, anche nelle situazioni più complicate il gioco si è comportato egregiamente, non mostrando mai tentennamenti.
Cosa significa? Significa che Codemasters ha fatto un buon lavoro!
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