Iron Harvest 1920+ – Recensione – Xbox One, PC, PS4

Oggi vi proponiamo una recensione ad opera di uno dei membri del team de La Terra dei Nabbi, una vera e propria nerd crew che seguiamo con piacere e con cui abbiamo deciso di collaborare con una sorta di guest post, che forse possiamo proprio definire una guest review! Vi lasciamo alle parole di Stefano “Metanolo” Donati che ci parla della sua esperienza con Iron Harvest

Iron Harvest – Recensione – Premessa

Correva l’anno 1995 quando la Westwood Studios pubblicò un gioco destinato ad entrare nella storia videoludica. Patrono del genere RTS come oggi lo conosciamo, nonché capostipite di una lunga saga: Command & Conquer. Rimasi subito affascinato da quelle piccole truppe fatte di pixel che si combattevano tra loro, e da allora ho sempre un occhio di riguardo per gli strategici in tempo reale. Sono così tanti gli RTS che ho giocato che non credo di poterli ricordare tutti (eh sì, ormai sono vecchio), ma questo Iron Harvest si colloca molto in basso nella mia classifica, così in basso che potrebbe essere l’ultimo.

Con agosto ormai alle spalle, Iron Harvest era la mia migliore speranza per l’intrattenimento videoludico autunnale. Mi piaceva l’ambientazione scelta, un 1920 alternativo in stile steampunk, e mi stuzzicava l’idea di una guerra dominata da dei mech a vapore. Pensavo ci sarebbe stata una bella storia da raccontare, che si aprissero nuove possibilità sulle unità da impiegare, e chissà quali nuove meccaniche di gioco da poter sfruttare nelle strategie.
Questo è quello che mi immaginavo, ma è stato chiaro fin dalle prime missioni che Iron Harvest non è all’altezza delle mie aspettative. Vorrei potermi assumere la colpa dicendo che le mie speranze erano mal riposte, ma non posso, perché il prezzo del gioco che al momento del lancio è di 49,99€ lo colloca tra i titoli tripla A, e quindi la qualità attesa è giustificata.

Iron Harvest – La Storia

Nella realtà del ‘nostro’ 1920 era da poco terminata la Prima guerra mondiale, e con l’armistizio veniva ridisegnata gran parte della mappa geopolitica euro-asiatica. Iron Harvest ci propone invece un 1920 alternativo in cui nonostante la ‘Grande Guerra’ sia ufficialmente giunta al termine, ufficiosamente le ostilità non sono ancora terminate. Mentre i governi cercano accordi di pace, forze misteriose che agiscono nell’ombra cercano di destabilizzare la tregua e ravvivare il fuoco della battaglia. Il principale movente delle ostilità è quasi sempre la tecnologia, perché alcuni bramano di averla per poter dominare, altri bramano di averla per poter porre fine ai conflitti. Potente e quasi magica, la tecnologia del 1920+ è rivoluzionaria, ed i protagonisti in gioco sono alla continua ricerca degli scienziati in grado di comprenderla, per il futuro dell’Europa e del mondo intero.

Iron Harvest – Recensione – Campagna giocatore singolo

La campagna si apre narrandoci le vicende di Anna, una ragazzina Polaniana (Polacca?), e di suo fratello maggiore Janek, attraverso delle piccole missioni-tutorial. Prima Anna dovrà prendere a pallate di neve dei ragazzini che non volevano permetterle di giocare con loro, e, dopo aver perso, insiste perché Janek le insegni a sparare col fucile.
Detta così, sembra che Anna voglia poi andare a sparare ai ragazzini per vendicarsi della sconfitta (l’ho pensato pure io), ma non è così, tranquilli.
Janek decide poi di arruolarsi nella resistenza Polaniana contro l’invasione Rusvietica (Russa?), ignorando le suppliche di suo padre e sua sorella.
Dopo questi avvenimenti iniziali la storia che guida la campagna giocatore singolo prende vita attraverso 3 capitoli principali, tra i quali il primo narra le vicende della resistenza Polaniana, il secondo vi vedrà nei panni dei Rusvietici, il terzo e ultimo giocherete la fazione dell’impero Sassone.

Un capitolo per ogni fazione in gioco, tutti e tre legati da un unico filo conduttore che vi racconterà la storia dall’inizio all’epilogo. Non vi svelerò altro per non rovinarvi le piccole sorprese e colpi di scena che questo gioco ha da offrirvi.

Devo ammettere che mi aspettavo di essere più catturato dalla narrativa, invece a mio avviso gli scrittori non hanno lavorato troppo bene. Ci sono lacune nella storia, a volte i protagonisti prendono decisioni non troppo sensate, logiche forzate che definirei quasi ingenue. Per farvi solo un esempio, vedrete che nella prima missione l’intera resistenza Polaniana decide improvvisamente di prendere ordini da Anna, una ragazzina con l’unico merito di tenere in braccio un fucile… va bene, ma forse era il caso di caratterizzare il personaggio un po’ più a fondo e creare dei presupposti logici perché ciò avvenisse.

In fondo stiamo parlando di un RTS, e anche se la storia zoppica si lascia perdere in fretta non appena si comincia a menare le mani.
Devo avvertirvi che almeno la metà delle missioni della campagna sono da giocarsi con il singolo eroe, cioè senza la possibilità di creare una base e produrre le proprie unità, ma piuttosto arrangiarsi con quello che si trova in giro per la mappa.

Iron Harvest – Gameplay

Iron Harvest nel suo gameplay e nelle meccaniche ha molte somiglianze a Company of Heroes, titolo che ogni appassionato del genere dovrebbe conoscere. Le somiglianze sono evidenti sin dai primi minuti di gioco, un po’ per l’interfaccia e un po’ per lo stile di gioco, soprattutto per la meccanica della copertura; ovvero, muovere le unità vicino a dei ripari come muretti, recinzioni, oppure i classici sacchi di sabbia, conta come bonus alla difesa.

La mappa di gioco è disseminata di punti di controllo che se conquistati garantiscono risorse, ferro oppure petrolio, necessarie alla costruzione del vostro esercito. Gli edifici per la produzione di truppe sono tre: Quartier generale (fanteria base), Caserma (fanteria specializzata), e Officina (Mech). Mentre nella campagna ci sarà un largo uso della fanteria, soprattutto nelle prime missioni in cui i Mech non sono ancora disponibili, per quanto riguarda il multiplayer tendenzialmente si passerà direttamente alla produzione di Mech nella maggior parte dei casi.

La fanteria ha una meccanica interessante: ogni unità ha la possibilità di essere cambiata al volo sul campo semplicemente raccogliendo i resti di un’altra unità diversa. Con rammarico ho avuto la sensazione che non fosse questa una guerra alla portata della fanteria, e una volta che i Mech entrano in campo non c’è molto da fare per le truppe a piedi. Anche la fanteria equipaggiata con piccoli cannoni, specializzata per combattere i Mech, in realtà viene spazzata via piuttosto velocemente. Inoltre, c’è mediamente un’estrema carenza di ripari, e quei pochi ripari presenti vengono ben presto ‘appiattiti’ dal passaggio dei Mech (è bellissimo quando passano dritti in mezzo agli edifici sbriciolandoli completamente). Il risultato è che la fanteria si riduce allo scoperto, impotente, che cerca di scappare per mettersi in salvo dai mech.

Ho cercato a lungo di dargli un senso e trovarne l’utilità, ma per quante strategie possa provare, la fanteria viene sempre cancellata in pochi colpi dalle macchine.

Questo ragionamento vale anche per le postazioni di difesa che potrete costruire come bunker improvvisati per la fanteria o pile di sacchi di sabbia: tutto viene spazzato via al primo passaggio di un Mech. Ebbene se non c’è altra scelta… che Mech sia!

Vi ritroverete a usare solamente il Workshop (Officina), accumulando Mech su Mech da mandare in battaglia, e l’unica unità di fanteria che prenderete in considerazione saranno i genieri che vi serviranno per riparare le vostre armate di macchine. Questo è piuttosto grave e molto limitante perché appiattisce quasi completamente la strategia. Gli sviluppatori (KING Art) sono abbastanza attivi e mi aspetto che bilancino il loro gioco, o che almeno ci provino, ma attualmente la situazione è questa.
Tutte e tre le fazioni in gioco hanno unità molto diverse tra loro nell’aspetto grafico, ma sono del tutto identiche nel gameplay. In realtà delle piccole differenze ci sono ma non tali da comportare un cambio nella vostra strategia.

Iron Harvest – Recensione – Il multiplayer

Era stato promesso il sistema di partite classificate ma al momento del lancio ancora non era disponibile, e se si tentava di accedervi veniva visualizzato in gioco un catartico “coming soon”. L’ultimo aggiornamento ha implementato le ranked  insieme ad alcune nuove funzionalità come l’auto-casting (cioè le unità potranno attivare autonomamente le proprie abilità), la co-op per la campagna, il glossario in gioco e alcune nuove mappe per il multiplayer.

Non ho avuto modo di provare il gioco con avversari umani, ho solo potuto provare l’IA e devo dire che non è stata un’esperienza che mi sento di raccomandare. L’IA mi è sembrata un po’ goffa, programmata per attaccare con ondate su ondate di truppe, non l’ho mai vista predisporre difese o valutare l’eventualità che anche io potessi attaccare, prima o poi.
Dopo aver giocato centinaia di ore a CoH, sia la campagna (rigiocata non so quante volte negli anni) che il multiplayer, lo skirmish di Iron Harvest non riesce a stuzzicare molto il mio interesse. Sarò abituato male? Probabilmente complice anche il motore del gioco, Unity, che sicuramente non può avere le prestazioni del motore che la Relic Entertainment realizzò su misura per i suoi RTS. Mentre gioco a Iron Harvest ho sempre la sensazione che manchi qualcosa: vorrei usare tattiche che non sono disponibili, vorrei avere più possibilità di scelta. In definitiva posso affermare che il gameplay è per i miei gusti troppo semplificato per poter risultare divertente in sede di multiplayer.

A favore del divertimento, devo sottolineare che non basta creare Mech pesanti per poter vincere la battaglia, serve sempre il supporto di Mech medi e artiglieria, con genieri al seguito per le riparazioni. Bisogna insomma creare una forza di attacco mista per poter avere la meglio, e questo è senz’altro un pregio che va riconosciuto ad Iron Harvest e lo rende un RTS decente.

Ringraziamo Stefano per la sua recensione e vi invitiamo a seguire i ragazzi de La Terra dei Nabbi su tutti i loro canali che trovate a QUESTO LINK!

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