Ancestors: The Humankind Odyssey – Recensione – PS4, Xbox One

Ancestors: The Humankind Odyssey -Recensione a cura di Alessia Lara Padawan

Mi sono cimentata in Ancestors: The Humankind Odyssey così, senza la consapevolezza di quello che mi sarebbe successo da lì alle prime battute iniziali del gioco, quando ho creato la prima progenie, sicuramente mi ha trovato impreparata in più di un’occasione, e se andate avanti con la lettura di questa recensione capirete perchè!

 

Ambientato 10 milioni di anni prima dell’alba dell’umanità, Ancestors: The Humankind Odyssey è la storia della scimmia prima dell’essere umano, con un’enfasi particolare sui pericoli che hanno costretto i nostri antenati ad apprendere le abilità che hanno assicurato la storia dell’umanità, detta così sembra complicata, e in effetti lo è!

Ambientato nell’Africa preistorica, Ancestors ci lancia nei panni di uno scimpanzè direttamente nella giungla, senza quasi nessuna istruzione. In effetti, un tema ricorrente del gioco è che, per farcela in questo crudele mondo primordiale, bisogna imparare dai propri errori, utilizzando materiali reperibili nella giungla ostile che ci ospita, per creare strumenti, trovare cibo e supportare il resto del nostro clan. L’obiettivo finale è imparare, prosperare e salire più in alto nella scala evolutiva, il tutto mentre esploriamo il pericoloso mondo che ci circonda.

E fin qui, nulla di nuovo se consideriamo che da brava giocatrice di titoli di sopravvivenza sono abituata a tutto o quasi…

Il concept è certamente originale ed eccitante, non ho mai avuto il piacere di interpretare uno scimpanzè! Tuttavia, personaggio a parte, il titolo resta un gioco di sopravvivenza come tanti. Bisogna controllare i bisogni del nostro amico, come l’assunzione di acqua, assicurarsi che mangi a sufficienza, gestire la paura che lentamente si fa strada ogni volta che lasciamo il nostro clan, oltre alla stanchezza che dopo un po’ subentra per cui abbiamo bisogno di riposo.

L’esplorazione dell’ambiente intorno a noi ci da la possibilità di aumentare le capacità del nostro amico pulcioso per cui, tra una liana e l’altra saremo sempre più in grado di utilizzare e allenare i nostri sensi da primati (vista, udito, olfatto, ecc.). Gli obbiettivi chiave con cui interagire vengono visualizzati sullo schermo, così come i luoghi di interesse in lontananza che offrono una nuova visione del vasto mondo di gioco. Fastidiosamente, per focalizzare e memorizzare questi punti d’interesse, bisogna stare completamente fermi affinché questa meccanica funzioni. Sicuramente questa che per me è una seccatura, rispecchia in realtà il comportamento di un animale selvatico che si ferma e usa i suoi acuti sensi per costruire un’immagine più chiara dell’ambiente circostante, la butto lì!

Quando abbiamo focalizzato e memorizzato uno di questi punti d’interesse possiamo tranquillamente raggiungerlo sia da una posizione di sicurezza dall’alto, quindi saltando da un ramo all’altro aiutati anche dalle liane, oppure rischiare di più da terra. Diciamo che io ho preferito senza alcun dubbio la panoramica dall’alto; mi sono sentita sempre più sicura nelle mie incursioni nella giungla, anche se ho visto la morte in faccia diverse volte e sono anche morta! E beh ma nella giungla voi lo sapete che ci sono serpenti tigri e via dicendo? Allora giocate così vi fate un’idea più chiara di quello da cui ho cercato di scappare fino alla morte!

La libertà di movimento del nostro Scimpanzè nel raggiungere un punto d’interesse o semplicemente esplorare qua e là, non l’ho trovata una cosa semplice da fare, il movimento della telecamera non segue sempre la mia visuale di gioco, così come il personaggio, soprattutto nelle fasi di scalata di una parete rocciosa o durante i salti da un ramo all’altro, è spesso imprecisa rispetto alla nostra visuale, un vero peccato perchè, in fasi come quelle, la libertà di movimento e la visuale dovrebbero essere molto più fluide e precise.

Nonostante il movimento ci penalizzi un po’, grazie alle abilità apprese durante le esplorazioni possiamo far progredire il nostro clan affinchè le generazioni future siano pronte per affrontare il mondo.

Infatti, man mano che gli antenati progrediscono, la vostra tribù inizierà ad apprendere nuove abilità e gli strumenti che all’inizio vi sembreranno inutili in mano al vostro Scimpanzè vi abituerete ad usarle (esempio rocce e bastoncini affilati)  permettendovi di diventare più abili nell’affrontare i pericoli della giungla (che non sono pochi!).

Inoltre ruotando il gioco attorno al processo di evoluzione, ogni incontro con le avversità aumenterà la conoscenza accumulata del vostro clan. Una volta accumulata esperienza sufficiente, sarete in grado di aggiornare il seme genetico (essenzialmente un albero delle abilità) con nuove abilità. Nel menu potrete costruire ed espandere i percorsi neurali, portando avanti le migliori qualità della generazione precedente, tralasciando le caratteristiche che non vi interessa tramandare di generazione in generazione. Oltre un punto stabilito nel gioco, sarete anche in grado di far avanzare l’evoluzione da quindici a cento anni, questi salti evolutivi rispecchiano la velocità dell’evoluzione reale nel gioco.

Un’altra nota stonata di questo titolo si verifica nel momento in cui uno dei tanti pericoli che si nascondono nella radura, in agguato, mi costringeva ad una schivata. Questo sistema, che ho trovato maldestro e veramente poco reattivo, mi è costato la vita in più di un occasione, purtroppo i comandi di questo titolo sono e restano la nota stonata.

Ciò in cui questo gioco invece eccelle, è un’incredibile attenzione ai dettagli visivi, che si tratti delle animazioni incredibilmente realistiche delle scimmie o dell’emozione di vedere per la prima volta un’aggressiva tigre dai denti a sciabola pronta a ridurci a brandelli, quello che si ha l’impressione di vivere in determinati momenti è paura e tensione, di non riuscire a sfuggire alla morte o al pericolo. Anche il mondo preistorico attorno agli animali sembra fantastico, con l’ecosistema presentato come un groviglio infinito di alberi e savana che chiede ed aspetta solo di essere esplorata. 

In conclusione Ancestors: The Humankind Odyssey ha del potenziale, ma è necessario rimuovere dal suo dna troppe situazioni che si ripetono all’infinito, con controlli goffi, imprecisi, poco reattivi, che rovinano purtroppo un gameplay che già di suo non offre spunti diversi o vie alternative a quel che si fa da inizio gioco. Di conseguenza da appassionata di sopravvivenza ed esplorazione all’inizio ne sono rimasta affascinata, ma dopo un po’ è subentrata la frustrazione nel dover ripetere in modo ciclico ed infinito sempre le stesse cose, con la problematica della visuale e dei comandi che non aiutano, un’esperienza interessante quindi fino ad un certo punto. Un gioco per gli appassionati del genere a cui la pazienza però, non deve mancare… mai! 

 

Alessia Lara Padawan – Romana, youtuber, nerd fino al midollo, adora film, serieTV, cartoni animati ed è malata da anni di una grave forma di dipendenza dai videogames. Il suo motto è: “Se credi anche lontanamente che ne valga la pena… allora GIOCALO!”