Destroy All Humans! (2020) – Recensione – PC, PS4, Xbox One

Destroy All Humans! (2020) – Recensione di Andrea “Kobla” Panicali

Dopo quindici anni torna sui piccoli schermi Destroy All Humans! Che tanto ci ha fatto divertire quando eravamo piccoli. Una grafica tutta nuova, un sound rivisto, ed un gameplay tirato a lucido ha permesso a Crypto di tornare ad attaccare gli umani. Sarà riuscito a conquistare le loro menti?

 

Destroy All Humans! è stato presentato all’E3 del 2019, creando enorme hype nei giocatori di vecchia data, come me. Da adolescente ho passato pomeriggio interi a distruggere città ed usare i vari marchingegni di Crypto nelle città. Mi capitava di giocare con un amico, alla massima difficoltà, e vedevamo chi viveva di più prima di essere abbattuto dall’esercito. Bei tempi quando si giocava vicini, ci si prendeva in giro faccia a faccia e si condivideva lo stesso controller. Sì, Destroy All Humans! mi ha riportato alla spensieratezza; durante le partite cercavo qualcuno di fianco, sul divano, a cui dare il controller e dire “Ehy adesso prova tu”. È stato bello, finchè è durato.

 

Ma torniamo al videogioco, non stiamo qui a parlare delle emozioni, o almeno non solo.

THQ Nordic ha letteralmente tirato a lucido quello che era il bel gioco divertente di Pandemic Studios. Tirare a lucido, però, non significa soltanto prendere un gioco e renderlo “visibile” alla tecnologia di quindici anni dopo.

La trama, ovviamente, è la stessa. Ci troviamo negli Stati Uniti degli anni ’50, in piena Guerra Fredda. Proteggere i confini, per gli americani, era la cosa più importante. Chiunque tentasse di intaccare quel sistema ritenuto perfetto (Nel gioco) era visto come un sovietico. Ed è così che, inizialmente, i nostri cari amici Furon vengono visti: comunisti sovietici. Il protagonista, Crypto, figlio di una clonazione, ha il compito di estrarre il DNA Furon, impiantato nel cervello degli umani migliaia di anni prima, per impedire che la sua razza si estingua a causa dei problemi dovuti alle clonazioni.

Ovviamente, estrarre il DNA dal cervello di un essere umano può significare solo una cosa, e non è simpatica: distruggi gli umani. Questa ovviamente è la trama principale, seguita dalla completezza narrativa degli americani e del loro sistema burocratico. Le agenzie segrete che cercheranno di coprire ogni traccia aliena con articoli di giornale faziosi che parlano di “attacchi comunisti” e via discorrendo. L’ilarità e le battute non mancheranno di certo.

Il tutto è un pretesto per dare vita a quella che, in realtà, è pura e mera distruzione di cittadine in gameplay. Il divertimento è pazzesco, così come tanti anni fa. Nonostante il lavoro grafico sia notevole, mi è venuto in mente, ogni singolo minuto, le partite che giocavo. I dialoghi sono rimasti praticamente gli stessi, e mi ha fatto piacere ricordare ancora qualche battuta.

Nonostante un ringiovanimento fatto da Black Forest Games, il gameplay è rimasto lo stesso. Non che sia un male, visto il divertimento che sa offrire. Forse per noi che ci abbiamo già giocato potrebbe sembrare un replay, in tutto e per tutto; ma per chi lo proverà la prima volta sarà un’esperienza senza eguali.

Ventidue missioni in sei diverse location sparse per gli Stati Uniti, piene di edifici da distruggere sia a bordo della propria navicella, sia a piedi. Anche i collezionabili non mancano, per i completisti. Le abilità di Crypto sono tantissime: controllo mentale, pistola folgorante, invisibilità… Insomma, l’arsenale a propria disposizione è vastissimo e l’obiettivo unico: distruggere tutti gli umani.

La ripetitività, però, è presente come con il titolo di tanti anni fa. Quando si giocava sulla PlayStation 2, la longevità poteva veramente durare pomeriggi interi grazie alle scommesse con i propri amici, adesso è un po’ diverso. Se capite cosa intendo. Le 10 ore di campagna filano via lisce, e se proprio ci si volesse perdere in chiacchiere si arriverebbe senza problemi a 12-14, però mi è mancata quella volontà di ripetere i livelli solo per il gusto di distruggere tutto. Forse proprio perché manca la complicità di un amico vicino.

Insomma, un salto indietro di tanti anni, sotto molti punti di vista. E la maturità, forse, non mi ha fatto godere al 100% questo titolo come meritava. Tecnicamente un passo in avanti enorme, capace comunque di far divertire e passare ore senza problemi divertendosi, ma da qui a dire “Ci passo pomeriggi interi” ce ne passa di acqua sotto i ponti. È comunque un gioco da prendere assolutamente e giocarci, soprattutto visto il suo prezzo, e la sua storia; peccato solo che la generazione di videogiocatori odierna non sarà totalmente in grado di goderselo come va fatto.

 

Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.
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