Hellpoint – Recensione PC, PS4, Switch, Xbox One

Hellpoint – Recensione a cura di Alessia Lara Padawan

Grazie ai ragazzi di Cradle Games ho potuto provare le ambientazioni fantascientifiche del loro Hellpoint. Premetto che io non sono un’amante dei souls like, me ne sono sempre tenuta a debita distanza, perchè so che con questo genere di titoli si rischia di lanciare il pad e portare il livello di stress a livelli storici, ma avendo nella mia vita giocato solo Dark Souls e per giunta in co-op, i paragoni con questo altisonante titolo sono stati inevitabili. Se si dovesse creare una lista di ciò che rende un gioco simile a un souls like, nel senso che segue le orme della popolarissima serie Dark Souls di FromSoftware, Hellpoint ci finirebbe dentro di diritto: checkpoint in un mondo labirintico, perdita di tutta la valuta alla morte (gli Assioni) a meno che non si riesca a recuperarla, combattimenti lenti e metodici con attacchi leggeri e pesanti, così come incontri impegnativi intervallati da enormi mostri boss. È tutto qui, nel bene e nel male, ma la sua elaborata ambientazione fantascientifica gli conferisce un carattere tutto suo e un forte sistema di combattimento che ha reso la sofferenza, attraverso alcuni bug, in gran parte meritevole.

 

All’inizio mi sono ritrovata in un corpo clonato su una massiccia stazione spaziale con spiegazioni zero, lasciata a difendermi da entità demoniache e da esseri divini. Questa è l’intera trama, in sostanza, che sembra uno spreco del potenziale di questo universo fantascientifico immediatamente intrigante.

Ci sono alcuni documenti che si possono sfogliare, terminali per i messaggi da leggere, e una manciata di prompt alle stazioni di controllo qua e là da sfogliare che aggiungono un po’ di sapore, ma la maggior parte della narrazione di Hellpoint è suggerita dai suoi ambienti e dai suoi nemici. Proprio come Dark Souls, è un mondo ricco di tensione palpabile e di mistero che porta a farsi costantemente domande, anche se raramente dà risposte!

Visivamente, Hellpoint è piuttosto sorprendente. Quando uscivo da una passerella ed emergevo su una terrazza che si affacciava su un mare di stelle e colori a spirale, mi fermavo legittimamente a fissare il panorama per qualche minuto. Anche gli interni sono stilizzati in modo simile, con colori brillanti e shockanti che contrastano incredibilmente bene il tono scuro e desolato. Un momento prima potreste esplorare un corridoio quasi nero come la pece con i nemici che vi si avvicinano da dietro gli angoli e poi vi sembrerà di camminare attraverso il sentiero verso Asgard. Eppure, nonostante le notevoli oscillazioni delle palette di colori e delle luci, tutto sembra coerente e coeso.

Si vede che è stata fatta con cura la creazione di un certo tipo di ambientazione e da subito la mia curiosità di esplorare i corridoi e saperne di più di questo posto mi ha spinto ad andare avanti, in ogni caso il gioco non da spiegazioni per cui l’unica cosa che ci rimane da fare è conoscere il posto in cui siamo finiti!

Durante le mie ore di gioco ho continuato a camminare avanti e indietro tra una short cut e l’altra, il fascino per l’atmosfera surreale di ispirazione occultista, e la frustrazione per la totale mancanza di direzione e di comunicazione, è destabilizzante ma al tempo stesso è come se invitasse alla scoperta, e vi assicuro che Hellpoint è pieno zeppo di segreti da scoprire anche dove non ve lo aspettate.

La stazione è un labirinto assoluto di passaggi interconnessi e zone anguste da esplorare, che nascondono anche nelle parti più buie oggetti preziosi, e non c’è quasi nessuna indicazione di dove si debba andare. Certo, è più o meno normale per gli appassionati dei souls like non avere una mappa, ma qui quell’omissione fa sembrare Hellpoint ancor più senza meta del solito. Ogni singolo boss che ho combattuto, oggetto essenziale che ho trovato, o percorso critico che ho scoperto, è stato del tutto casuale. Trovare una chiave magnetica a caso che permetta l’accesso a nuove zone cruciali cinque ore dopo è normale.

I checkpoint (chiamati Brecce) sono sparsi ovunque, ma bisogna usare un elemento di “sincronizzazione” estremamente raro per aprirli al teletrasporto tra di loro, quindi è fondamentale pianificare quali si vogliono usare per i viaggi veloci. Tuttavia, è praticamente impossibile farlo in modo intelligente senza una mappa. Il risultato è che non si può fare affidamento sul sistema di viaggio veloce, quindi di solito cercavo disperatamente di trovare una scorciatoia per tornare alle regioni precedenti o semplicemente correre indietro attraverso intere zone per ripercorrere i miei passi.

Nel complesso, però, mi piace il modo in cui le Brecce funzionano, più dei falò in Dark Souls perché non solo ti guariscono, ma non respingono i nemici, per cui mentre siete lì che state mettendo punti alle abilità arriva un nemico alle spalle che vi farà notare che in nessun posto sarete mai al sicuro.

Le Brecce, inoltre, non ricaricano l’oggetto di guarigione, ma lo potete ricaricare (è la risorsa di energia) nel tempo sconfiggendo i nemici con attacchi corpo a corpo. È un buon equilibrio e incentiva a combattere in modo aggressivo se si è abbastanza vicino a una Breccia, cosi da correre indietro e guarire molto velocemente.

Quando alla fine morirete (e probabilmente lo farete, molto spesso come me) non solo perderete tutti i punti esperienza, ma una versione fantasma del vostro personaggio si riprodurrà nella zona e vi darà la caccia. Il vostro fantasma sarà sempre equipaggiato con qualsiasi cosa in vostro possesso al momento della morte, il che spesso può renderlo estremamente difficile e impegnativo da eliminare.

Una volta sono caduta in una fossa e sono morta dopo aver ripulito una grande stanza piena di nemici con una nuova arma a scure, quindi tornare in quella stanza con l’aggiunta del mio fantasma da affrontare ha reso la cosa ancora più difficile di prima.

Non è la prima volta che un gioco utilizza un meccanismo del genere, e ogni volta che consideravo di provare nuove armi, mi spaventava l’idea di morire e dover poi affrontare il mio fantasma con l’arma cazzuta che avevo trovato e che magari menava come un fabbro!

Le armi a distanza invece, sono difficili da usare bene, ma nelle mani di un fantasma possono essere spesso difficili da evitare (fuggite sciocchi!).

Non ci sono molti tipi di nemici, quindi si ha a che fare più o meno, tranne alcune eccezioni, con gli stessi, ma i nemici che ci sono, in realtà, sono tutti molto diversi tra loro.

Combattere una creatura aliena in bilico che assomiglia a un gigantesco “pesce” infuriato, che può sparare laser, è estremamente diverso dall’andare contro un cavaliere santo con lo scudo incrociato che può evocare punte di raggi laser da terra per impalarti male.

C’è creatività e qualità in questo titolo, solo non abbastanza quantità da farti sentire come se fossi costantemente inciampato in cose nuove. Alla fine stavo solo combattendo versioni più deboli e più piccole di boss che avevo combattuto prima.

Anche se ho intenzione di completare le 10 ore di contenuti aggiuntivi post-partita e i boss extra per un finale completo, dove spero di non trovare nuovi nemici che potevano tranquillamente essere inseriti nella campagna principale cosi da renderla più diversificata, le ore di completamento del gioco sono all’incirca 20.

Dipende molto dal vostro stile di gioco, da come volete procedere e da quanto volete livellare per semplificarvi la vita contro i Boss.

Un alto livello di difficoltà è un grande stimolo per i giocatori abituati ai souls-like, ma questo livello in Hellpoint non cambia mai, rimane sempre lo stesso, quindi non c’è una progressione di difficoltà e questo è un punto a sfavore forse per un titolo del genere.

Naturalmente, le prime zone sono estremamente letali e impegnative, in parte perché si sta ancora imparando come funziona il combattimento, un po’ perchè si va totalmente a caso, per cui sperimentare è d’obbligo!

Una volta entrati nell’ottica di gioco, ho scoperto che la curva di difficoltà è frammentaria e incoerente, senza un costante aumento della difficoltà, come alcuni dei combattimenti con i boss che sono riuscita a gestire al primo tentativo, mentre sono morta quasi una dozzina di volte su altri precedenti, in effetti non ho ben capito questa altalena di difficoltà tra un nemico prima e lo stesso dopo.

D’altra parte, alcuni nemici “non boss” hanno presentato una vera e propria sfida anche nelle fasi finali del gioco, a causa della frequenza con cui si affrontano e di quanto possano essere spietati nei loro attacchi.

Mi piacciono questi combattimenti, ma ho avuto la sensazione che mancasse lo stesso qualcosa, forse la scuola di Dark Souls mi ha condizionata per cui i paragoni con questo titolo mi sono venuti alla mente ripetute volte.

Anche Hellpoint ha la co-op e funziona proprio come in Dark Souls, nel senso che si collocano messaggi in cerca di aiuto nell’ambiente in cui gli altri giocatori possono rispondere, anche se qui quei messaggi sono simboli e forme indecifrabili, che li rendono praticamente inutili.

Si è anche soggetti a invasioni da parte di aggressori PvP, oppure ci si può unire direttamente al gioco di un amico usando un codice unico (o in co-op locale). Va bene, ma non c’è una ragione comprensibile per cui questo tipo di giochi non possano avere una co-op più stabile e funzionale che non sia contorta, spero di lanciare un messaggio agli sviluppatori, per questo tipo di titoli cercate di semplificare le co-op non serve a niente farle elaborate e complicate.

Le cose più importanti che ostacolano Hellpoint nel suo tentativo di affermarsi pienamente sono i bug gratuiti e i problemi di performance che lo fanno sembrare come un gioco ancora in lotta con se stesso per definirsi gioco fatto e finito.

Ad un certo punto, quando un altro giocatore si è unito alla mia sessione di gioco, il mio framerate si è ridotto a livelli minimi storici, sconforto e incredulità hanno pervaso la mia stanza.

In un altro, sono caduta attraverso il pavimento e tutto era invisibile, tranne le armi galleggianti che rappresentavano me e i nemici. E un’altra volta uno dei menu di gioco era bloccato sullo schermo e non si chiudeva, impedendomi di attaccare o addirittura di uscire per ripartire dall’ultima Breccia. Per non parlare delle ripugnanti texture pop-up che appaiono proprio davanti alla faccia, interferendo in modo poco dignitoso con lo scenario altrimenti bellissimo.

Si può anche togliere il sangue nelle impostazioni che inspiegabilmente rimuove anche gli effetti sonori che tolgono così ai combattimenti qualsiasi tipo di impatto. Ma poi le armi lanciate fanno comunque schizzare il sangue, quindi qual è il senso? Bho!

Oltre a questo, alcune delle caratteristiche più interessanti di Hellpoint non sono mai state realmente introdotte o utilizzate in modi interessanti. Per esempio, una grande idea che è tristemente non spiegata è il buco nero attorno al quale orbita la stazione spaziale. A quanto pare, a seconda della sua posizione rispetto alla stazione (come indicato dalla cosa simile a un orologio in alto a sinistra dello schermo) possono accadere cose diverse. Per esempio, a volte causerà la nascita di nemici più o meno potenti, (tacci loro se po di?) e così via. Sarebbe stato bello avere un po’ di introduzione a questo concetto in modo da poterlo utilizzare, o comunque approfondire magari, ma allo stesso tempo gli eventi non sono così importanti, anche perchè quando ci sono questi tipi di cambiamenti in gioco, ve ne accorgerete subito! 

Anche se un po carente nelle meccaniche di gioco originali di un souls like, Hellpoint compensa con la sua elegante estetica fantascientifica, l’atmosfera raccapricciante e l’implacabile attenzione nel farci sentire a disagio. Qualche bug di troppo, fa si che non possa uscire dall’ombra dei grandi nomi del genere, che sono venuti prima, ma offre comunque un gioco punitivo, interessante, quasi vecchio stile, con un combattimento soddisfacente e brutale che vi metterà alla prova, per cui lo consiglio spassionatamente agli amanti dei souls like, ma non pretendete di giocare a un Dark Souls, prendetelo come un buon souls like senza fare paragoni, giocate e divertitevi tra una morte e l’altra! 

 

Alessia Lara Padawan – Romana, youtuber, nerd fino al midollo, adora film, serieTV, cartoni animati ed è malata da anni di una grave forma di dipendenza dai videogames. Il suo motto è: “Se credi anche lontanamente che ne valga la pena… allora GIOCALO!”