Disintegration – Recensione – PS4, Xbox One, PC Windows

Disintegration – Recensione di Pietro “OnlyApples” La Selva

Disintegration fa parte di una elite non sempre piacevole, quella dei titoli videoludici con dietro grossissime aspettative a causa di un nome roboante all’interno dell’industria che, quando nominato, fa sussultare e cattura l’attenzione un po’ di tutti i core gamer attenti anche alle cornici del mercato. Si tratta di Marcus Lehto, co-creator della saga di Halo, che ha lavorato su Disintegration, un nuovo sparatutto prettamente multiplayer (ma munito anche di una abbastanza solida campagna single player) con elementi strategici.

 

La presenza, appunto, di tali nomi, si sa, può portare molto entusiasmo all’ambiente di sviluppo, ma anche una certa pressione di dover attendere a determinate aspettative. Soprattutto nel caso in cui il pubblico si aspetti qualcosa di diverso dagli intenti veri e propri degli sviluppatori.

Halo era infatti un blockbuster con dietro una certa liquidità, ed è stato concepito in questo modo sin dal suo primo capitolo. Disintegration vuole essere un progetto decisamente più leggero, non punta alla rivoluzione e all’effetto wow, ma ad una concreta realizzazione capace di farvi passare piacevoli ore, con gli amici e non, in compagnia di navicelle spaziali che si annientano tra loro a suon di razzoni, laseroni ed un pizzico di strategia.

NON PROPRIO ASIMOV

Narrativamente parlando, Disintegration non si pone mai obiettivi troppo elevati, manca probabilmente di qualsiasi tipo di originalità, ma risulta scorrevole e puntellata da personaggi leggeri e divertenti. Vestiremo i panni di Romer Shoal, un ex autista professionista di Gravcycle (ovvero le navicelle che guideremo e che sono un po’ le vere protagoniste del gioco), che ha deciso di fare innestare la propria coscienza all’interno di un robot.

Romer si accoderà presto ad una crew di fuorilegge in fuga dalla Cloud, una mega-navicella gigante nonché base dei Rayonne, che ha intenzione di sterminare o integrare in robot tutti i rimanenti esseri umani da loro chiamati “naturali” in modo dispregiativo. In particolare, il tenente colonnello Black Shuck vuole la testa di questi fuorilegge – intenti a mandare all’aria i suoi piani – su una picca.

Insomma, il nostro compito sarà ovviamente quello di fermare i cattivoni e la loro Morte Nera sotto falso nome, in una classica lotta tra robot buoni con gli occhi blu e quelli cattivi con gli occhi rossi.

STRATEGICO SI, MA QUANTO?

Come detto, Disintegration si presenta come un FPS che integra al suo interno delle meccaniche da strategico in tempo reale. Ma questo concetto quanto bene è sviluppato ed integrato in un gameplay frenetico?

L’uso ottimale delle meccaniche RTS è sicuramente la chiave per avere successo in Disintegration. E’ sicuramente possibile, all’interno della campagna principale, sconfiggere qualsiasi nemico ci si presenti davanti semplicemente aprendo il fuoco senza farsi troppe domande ed avanzando à la Rambo maniera, ma facendo così vi sarà chiaro, mentre giocate, che vi starete perdendo il fulcro del gameplay.

Infatti, impartire comandi alle truppe a nostra disposizione ci renderà la vita notevolmente più facile, ed inoltre ci regalerà una soddisfazione decisamente maggiore una volta compiuta la missione che stiamo affrontando. Come in ogni FPS, alle volte è possibile venire accerchiati e soverchiati dalla miriade di nemici presenti, ed è proprio questo il punto in cui Disintegration si differenzia da altri prodotti, dandoci la possibilità di sopravvivere grazie ad un oculato utilizzo del nostro “materiale umano”.

Gli eserciti ovviamente non saranno l’unica freccia del nostro arco ovviamente, in quanto ogni Gravcycle avrà un proprio arsenale e dei poteri unici, che variano dai mortai al plasma al bullet time. Ad ogni fazione diversa infatti corrisponderanno, appunto, un proprio Gravcycle e dei poteri specifici.

Anche il level design, dal canto suo, regala situazioni in cui dovremo spesso cambiare il nostro approccio ai combattimenti, regalano così una buona varietà alla campagna single player di Disintegration. Ci vedremo quindi catapultati in missioni con equipaggiamento limitato, nelle quali avremo ogni volta diversi obiettivi, ed anche in qualche piacevole missione in cui il puro e semplice sistema di guida della navicella sarà protagonista assoluto.

Sebbene non un capolavoro narrativo, quindi, la campagna principale di Disintegration vi intratterrà a dovere, svelando sotto la sua maschera da videogioco totalmente votato al multiplayer un buono shooter anche nel caso in cui si cerchi un’esperienza in solitaria. Certo, non parliamo certamente di un nuovo Doom o Wolfenstein, ma considerando i livelli produttivi del titolo, ovviamente manchevole di un colosso come Bethesda alle spalle, Disintegration si è rivelato una buona sorpresa.

IL FASCINO DEL FREDDO METALLO

Graficamente parlando, i modelli dei robot e dei Gravcycle sono sicuramente il picco massimo del comparto tecnico di Disintegration. Le animazioni sono fluide e le texture dei modelli stessi sono buoni. Il dettaglio delle ambientazioni, il sistema di illuminazione ed alcuni effetti sono però di fattura notevolmente inferiore. Nulla di inguardabile, sia chiaro, ma è palese i campi nei quali il team di sviluppo ha deciso di concentrarsi. Queste ambientazioni però hanno una buona varietà, ed è raro vedere degli asset riutilizzati.

Il buon comparto tecnico funge da vero e proprio collante per quello artistico, che si contraddistingue per uno stile di robottoni e personaggi leggermente spigoloso, con diversi rimandi alla cultura dei classici Gundam giapponesi uno stile molto cartoonesco che si sposa bene con la già citata leggerezza dei toni della narrativa.

TANTI ROBOTTONI > UN ROBOTTONE

La longevità della campagna single player è abbastanza limitata, ma questo fa parte degli standard di titoli come questo, pensati per essere integrati con un comparto multiplayer.

Ci sono tre modalità multiplayer, ed ognuna di esse prevede uno scontro di 5 Gravcycle contro altri 5, più ovviamente l’utilizzo delle truppe di terra. Sono presenti ben nove equipaggi diversi, con le proprie statistiche, il proprio tipo di unità di terra ed un Gravcycle diverso con armi e statistiche differenziati. Così ad esempio, la crew Kings Guard sarà adatta per chi preferisce giocare tank, mentre i Tech Noir per chi preferisce armi dalla lunga gittata. Il tutto senza dimenticarsi di stare giocando in team, con la possibilità di dare quindi vita a diverse combinazioni più o meno letali.

Le modalità di gioco non sono nulla di rivoluzionario. Abbiamo la Zone Control, in cui combatteremo per il controllo dei territori. C’è poi la modalità Collector, in cui recuperare i contenitori cerebrali dai nemici sconfitti. Infine avremo la modalità Retrieval, che dividerà le due squadre in attaccanti e difendenti, in cui gli attaccanti dovranno rubare dei chip dai difendenti, che a loro volta dovranno tentare di fermarli, per poi swappare i propri ruoli a fine round.

Senza dubbio l’elemento strategico funziona meglio nel multiplayer, contro un nemico reale in cui l’abilità tattica e strategica fa sicuramente la differenza. E’ anche presente uno store in-game, ma limitato ai classici ninnoli cosmetici dei quali si può tranquillamente fare a meno.

Il suo vero nome è Pietro, è del '94 ed è appassionato di videogiochi e di altre forme di intrattenimento, come film e libri, soprattutto a tema fantascientifico. Insomma, il classico nerd ma senza il QI sopra la media. Si nutre di mele pixellose quasi ogni giorno, che di certo non gli levano il medico di torno.
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