Nonostante la stagione 2020 del Motomondiale non sia iniziata per via dell’emergenza COVID-19, Milestone ha permesso a tutti gli appassionati di mettere mano al loro ennesimo titolo sui prototipi a due ruote più veloci del mondo. Sarà riuscita a migliorare rispetto allo scorso anno?
Ogni anno, quando si avvicina l’uscita di un titolo MotoGP, la domanda è sempre la stessa: “Sarà la solita minestra?”. Quest’anno no!
La modalità carriera è stata completamente rivista, nulla è simile allo scorso anno, a cominciare dall’assenza della Rookies Cup.
Quest’anno si potrà decidere se partire da Moto3, Moto2 o direttamente dalla MotoGP.
La grande novità riguarda la gestione manageriale del Team, che può essere un privatissimo (Team inventato all’interno del gioco, personalizzabile nei colori e nei disegni) o uno di quelli con licenza.
Per come venne presentata inizialmente, questa modalità manageriale sembrava essere molto più succosa, invece è “limitata” allo sviluppo della moto, con la gestione degli ingegneri e del manager personale per quanto riguarda i contratti.
Questi sono molto importanti per riuscire a scalare le categorie. Ovviamente più i risultati sono migliori, maggiori sono le possibilità di ottenere una proposta di contratto da qualche Team interessante.
Anche la MotoE è stata sostituita, anche se tornerà in futuro grazie ad un DLC gratuito, in favore di moto storiche.
Tornano finalmente le 500 2 Tempi e le MotoGP che hanno fatto la storia. Personalmente non reputo saggia la scelta di “sostituire” le MotoE per poi rilasciarle in seguito; capisco non possano essere appetibili ai più, ma l’anno scorso mi sono divertito tantissimo con le Energica a girare nel silenzio più assoluto lungo le piste del Mondiale.
Le 500 2T e le MotoGP storiche saranno presenti in una modalità tutta nuova, chiamata per l’appunto “Modalità Storica“, dove si dovranno affrontare delle sfide di varie difficoltà valide per ottenere dei crediti spendibili nel mercato piloti/moto storiche.
Estremamente divertente questa modalità, anche se ci si ritrova in pista con moto estremamente diverse e spesso più potenti. È un dato di fatto che la Yamaha M1 del 2010 sia molto più performante di una Honda RCV del 2003. Agli inizi ci si ritroverà a lottare veramente con le unghie e con i denti per riuscire a vincere, ma una volta sbloccate le prime moto, e presa la mano, tutto risulta essere più intuitivo.
Grandi novità anche per quanto riguarda il multiplayer.
Quest’anno sarà possibile (FINALMENTE) scegliere una lobby, creare e gestire gare private e c’è anche la possibilità di avere all’interno della stanza un Direttore di Gara.
Novità abbastanza importante questa, che permetterà l’avvicinamento anche dei portali che organizzano campionati online su simulatori ben più blasonati.
Per quanto concerne invece il gameplay, quest’anno è stato cambiato molto. Si è puntato molto verso un’impronta più simulativa, restando pur sempre un arcade a tutti gli effetti.
Nella versione dello scorso anno non c’era così tanta differenza tra le varie mescole di gomme, soprattutto nelle categorie inferiori; questa volta la decisione è importante.
Si dovrà decidere in base alla temperatura della pista ed al proprio stile di guida, dando sempre un occhio alla dashboard, molto chiara e leggibile, per l’effettivo consumo e surriscaldamento delle stesse.
Potrà capitare di fare gli ultimi giri di gara con le gomme che tenderanno a scivolare parecchio, e di conseguenza anche la temperatura si alzerà. Sarà a quel punto che uscirà fuori l’abilità del pilota nel gestire la situazione.
Così come si dovranno gestire tutti i parametri relativi all’elettronica. Engine brake, traction control, mappatura motore e benzina. Tutte cose che permettono a MotoGP 20 di avvicinarsi alla simulazione.
Ovviamente nella Moto3 sarà molto facile gestire il tutto, ma mano a mano che si salirà di categoria, le cose si faranno estremamente complesse. La MotoGP non fa sconti, ed è facile restare senza gomma o senza benzina.
La sferzata data da Milestone, quest’anno, è abbastanza importante, anche se il titolo non è esente da problemi.
La gestione del setup, ad esempio, non è sempre ottimale, ed il comportamento della moto non è mai come ci si aspetterebbe toccando un determinato parametro.
Il movimento della stessa e del pilota è ancora piuttosto legnoso, nonostante gli sviluppatori ormai siano abbastanza esperti sul motore grafico Unreal Engine 4.
Si ha ancora la sensazione che il pilota sia piuttosto un manichino in sella, piuttosto che, appunto, un pilota. Anche nelle fasi di caduta manca quel realismo che ci si aspetterebbe da un titolo del genere nel 2020.
Per il resto, graficamente parlando, è veramente ben curato.
Le moto subiscono danni, restano “marchiate” durante i contatti in pista, e stavolta non sono soltanto visivi, ma influiranno direttamente sulla giocabilità.
La gestione delle luci è fatta anch’essa molto bene, così come il sonoro.
D’altronde non si poteva portare sul tavolo un piatto esattamente uguale a quello precedente (Vero EA?). Si sente un po’ la mancanza di un meteo veramente dinamico, ma d’altronde lo swap delle moto non è così facile da replicare in un videogame, senza considerare che soltanto in MotoGP è previsto da regolamento.
Insomma, è si un miglioramento, anche netto sotto tantissimi punti di vista, ma vale effettivamente 50€ su Steam e 70€ su console per chi ha speso altrettanto per un capitolo precedente? Personalmente pernso di no.
Così come non reputo valido il prezzo di altri giochi “sportivi” a cadenza annuale, come FIFA, ad esempio. Ma questo è un altro discorso, che scinde da una recensione.
(La versione da noi testata è stata quella per PC)
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