SCP: Blackout – Recensione – PC Windows

SCP: Blackout – recensione di Alessandro “Venomus” Montenegro

Tutti conosciamo videogiochi ispirati a libri, film, serie TV o altri fenomeni della cultura pop. Nella dicitura “fenomeni della cultura pop” rientra SCP: Blackout, lavoro solitario di Mahelyk, ispirato alle SCP, ovvero creepypasta basate su delle anomalie che ignorano le leggi fisiche e rappresentano un pericolo per gli uomini.

 

SCP: Blackout – Una digressione

È praticamente impossibile descrivere il gioco senza spiegare le origini. Perciò, cosa s’intende per SCP?

SCP è un acronimo (Secure, Contain, Protect) che indica delle entità anomale presenti sulla Terra, che violano qualsiasi legge della fisica conosciuta e che rappresentano una minaccia per l’uomo (o per l’intera razza umana in alcuni casi).

Le SCP possono essere persone, animali, piante, oggetti, mostri, edifici, particelle submicroscopiche e qualsiasi altra cosa che la creatività della community di Internet è riuscita a creare! Nel microverso delle SCP esiste anche una Fondazione, organizzazione creata da vari governi per contenere e nascondere queste anomalie sia dalla popolazione civile sia da altre società che desiderano impossessarsene per scopi non proprio pacifici.

La Fondazione è composta principalmente da un servizio paramilitare chiamato Nine-Tailed Fox, da degli scienziati e dal personale di Classe D (prigionieri scampati alla condanna a morte che fungono da cavie da laboratorio).

SCP: Blackout – Fuga da Alcatraz

In SCP: Blackout, il giocatore impersonerà un membro del personale di Classe-D, fuggito dalla sua cella dopo la rottura del contenimento (termine che indica la liberazione delle SCP dai loro strumenti di contenzione) e che dovrà fuggire dalla Fondazione, superando diversi pericoli (attualmente, essendo il gioco in Early Access, l’unica modalità disponibile è quella Survival, tuttavia è stata già annunciata una modalità storia).

SCP: Blackout – Outlast Mania

La grafica e l’audio sono a buon punto per l’Early Access. Anzi, va fatta una particolare nota di merito per la prima: nonostante alcuni bug grafici (soprattutto sfocature), il gioco permette al giocatore di immergersi perfettamente nell’esperienza che il gioco propone ed è possibile provare brividi anche per cose che non dovrebbero effettivamente far paura (o perlomeno, giuro che a me le bambole non fanno davvero paura).

Possiamo paragonare il gameplay a quello di Outlast: saremo subito armati di torcia (con batterie) e di una radio. Non possiamo distrarre, confondere, o uccidere le anomalie. L’unica via è la fuga. E sapendo che sei l’unica cosa rimasta da uccidere e che, per fuggire, devi trovare documenti e indizi che ti permettono di conoscere l’ambiente circostante (che cambia casualmente ogni volta), la difficoltà sicuramente non cambia.

 

SCP: Blackout – Ne vale la pena?

Il gioco è disponibile su Steam ad un costo un po’ altino (17 euro), che diventa ancora più alto se si pensa che il gioco è in un accesso ultra-anticipato, rendendolo una sorta di affidamento della propria fiducia allo sviluppatore. Tuttavia, su ogni social Mahelyk comunica molto con i giocatori e annuncia patch molto spesso, quindi questa fiducia, in questo particolare caso, sarà ampiamente ricompensata molto probabilmente ed a questo punto non ci resta che consigliare il salto nel vuoto agli amanti di questo fenomeno moderno, ma perchè no, anche agli amanti degli horror e dei thriller.

 

Alessandro "Venomus" Montenegro: videogiocatore di sesta generazione, classe 2001, abitante del profondo Sud. Amante, oltre ai videogiochi, anche di film, serie TV e musica. FACEBOOK - YOUTUBE