Daymare: 1998 – recensione di Alessia Lara Padawan
Daymare: 1998, è stato creato da Invader Studios, piccolo team italiano. Lo studio ha lavorato su “Resident Evil 2 Reborn“, un remake non ufficiale del classico di Capcom del 1998, che ha attirato più di 1 milione di visualizzazioni su YouTube in poche settimane. Il progetto è stato interrotto quando è stato annunciato il remake ufficiale di Resident Evil 2 nel 2015, ma gli Invader Studios hanno ricevuto un invito da Capcom Ltd. a visitare il loro quartier generale a Osaka, in Giappone. Ed ora eccoci ad analizzare la loro creatura…
Questa introduzione è importante perchè fa capire il motivo di come Daymare e Resident Evil abbiano evidenti similitudini, sia nel tema principale che in certe meccaniche e schermate.
Daymare: 1998 – Recensione – La Storia
La storia di Daymare: 1998 ci proietta in un centro di ricerca vicino al villaggio di Keen Sight, dove una sostanza chimica ha trasformato tutti in zombi, ma questo è solo l’inizio della prima parte, che si evolve poi in altri due episodi, che si concentrano nei dintorni del centro ricerca, mettendoci nei panni di 3 diversi personaggi.
Nonostante il tema zombie, Daymare riesce ad avere una propria individualità in quanto punta su un tipo di gameplay diverso rispetto a quello basato sulla trama di RE.
La storia infatti è molto stereotipata, e questo probabilmente di proposito, in quanto non potendo creare troppe somiglianze col titolo Capcom, Invader Studios ha preferito giocare la carta del tipico effetto nostalgia da gioco horror stile anni ’90, rimanendo sul generico, pur riuscendo a creare perfettamente certe dinamiche e atmosfere tipiche dei classici RE.
Daymare: 1998 – Tecnica e sostanza…
In compenso il gioco risulta essere molto splatter e, grazie ad un buon uso delle musiche (o dei silenzi), riesce a costruire una buona atmosfera, che crea tensione ad alti livelli.
Sempre riguardo alla tensione e al panico, altro elemento voluto per rendere il tutto più angosciante è la scarsità di munizioni presenti, elemento che però viene compensato dal non trascurabile fatto di come i colpi alla testa siano assolutamente devastanti: divenire precisi nel mirare diventa quindi mandatorio per aumentare di molto le proprie possibilità di sopravvivenza, evitando lo spreco di preziose munizioni.
Daymare, come detto prima, offre ben tre personaggi giocabili, i quali però non hanno una storia alle spalle particolarmente approfondita (si rimane sul generico come anticipato) anche se si intrecciano fra loro in qualche modo.
I personaggi di cui parliamo purtroppo non possiedono caratteristiche che facciano sentire grandi differenze in termini di gameplay: ripercorrere infatti lo stesso livello con un diverso personaggio non porta alcun cambiamento degno di nota. i tre punti di vista hanno un nome: quello di due soldati dell’unità speciale H.A.D.E.S. (una sorta di U.S.S. per chi ha presente Resident Evil), Liev e Raven, e quello del guardaboschi Sam.
A proposito dell’essere generici, graficamente i volti dei personaggi sono un po’ plastici: si somigliano tantissimo e l’elemento più immediato per distinguerli è quello dei capelli.
Sebbene i movimenti e la gestualità del corpo possano essere accettabili, i volti non si possono definire in altro modo se non brutti, quasi fossero inespressivi, e senza anima, con una mimica facciale inesistente. A questo proposito la mancanza di empatia che si crea con i personaggi è una lacuna che ci dispiace aver avuto durante il nostro giocato.
Daymare: 1998 – Passato, presente e futuro
Un accessorio che i tre personaggi possiedono nell’avventura è una sorta di computer da polso ed è possibile con esso, controllare lo stato del personaggio, la mappa del luogo, i collezionabili raccolti e, cosa più importante, gestire l’inventario, combinando gli oggetti per ottenere cure o boost, consumarne alcuni slegati dal menu rapido, caricare l’arma o riempire i caricatori. Di per sé è un’aggiunta interessante e peculiare.
Ovviamente l’inventario è prevedibilmente limitato e ci sono dati solo 12 slot per gestire tutto quello che possiamo volerci portare dietro.
I nemici in Daymare: 1998 non sono moltissimi e si tratta esclusivamente di creature antropomorfe, con spostamenti e velocità quasi sempre completamente umane: mentre un po’ deludenti sono le boss fight, con i boss che si limitano ad attaccare a testa bassa e una volta sconfitti tornano come nemici normali, durante tutta l’avventura.
La godibilità del gioco però non ne risulta danneggiata, vista invece la grande varietà di ambienti, realizzati con cura sotto ogni punto di vista, pieni di dettagli e dal level design ispirato e molto ben curato.
Se escludiamo una breve sezione della fase iniziale del titolo, il gioco scorre piacevolmente dall’inizio alla fine e invoglia a esplorare ogni angolo, armadietto e porta alla ricerca di segreti e collezionabili.
Per quanto riguarda le meccaniche di gioco, ci troviamo a che fare con un classico survival horror in terza persona: le armi a disposizione di ogni protagonista saranno fino a un massimo di tre, ognuna dotata del proprio caricatore (quando necessario) e di diversi tipi di munizioni da utilizzare.
Daymare: 1998 – Con passione, fino alla fine…
Parlando invece di longevità, la durata del titolo è di 10 ore circa e dipende molto da quanto tempo si perde negli enigmi, nonchè da quante volte si muore random! (Altra similitudine con i RE).
Se consideriamo che questo titolo è stato pensato e realizzato con poco budget da un team italiano di grandissimo talento, spinto (e si vede) da altrettanta passione, beh questo Daymare: 1998 si mostra e ci dimostra che credere in se stessi e perseguire le proprie convinzioni paga.
Ne è uscito fuori un titolo impegnativo e ambizioso che spicca nel panorama videoludico italiano e che chissà, potrebbe essere fonte di ispirazione per altri team talentuosi che cercano spazio nel mercato.
In definitiva questo titolo non ha deluso le nostre aspettative, dopo la Daymare Challenge non vedevamo l’ora di toccarlo con pad alla mano. Lo consigliamo assolutamente agli amanti del genere survival horror condito di enigmi, con uno stile che rievoca i classici Resident Evil… In particolar modo RE4, e facciamo i nostri complimenti ai ragazzi di Invader Studios.
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