House Party – recensione di Alessandro “Venomus” Montenegro
Chi di noi non ha mai visto, in vita sua, uno di quei film americani col classico cliché dei figli adolescenti che organizzano una festa in casa fatta di sesso, droga e rock n’ roll dopo che i genitori sono partiti per una vacanza di una notte in Alabama?
Ecco, prendi questo particolare, rendilo videogioco, e hai fatto House Party, gioco della Eek! Games del 2017. Idea semplice ma altrettanto geniale.
House Party – Tira più un carro di buoi o un…?
Partiamo dal presupposto che se cerchi qualche gioco perditempo da fare nei turni morti del lavoro, sei nel posto sbagliato.
House Party è un simulatore di vita sociale con finali multipli ispirato alle commedie americane di anni ’90 – ’00 e dai giochi punta e clicca che, bene o male, hanno definitivamente formato il genere delle avventure grafiche.
Il giocatore impersonerà un ragazzo invitato dal suo amico Derek ad una festa di un gruppo abbastanza particolare di persone. Uso ‘particolare’ perchè ogni persona rappresenta, più o meno, uno stereotipo da commedia americana: abbiamo infatti l’ubriacone, lo straight-edge, la nerd, la timida, la pornostar e così via…
L’obiettivo di House Party è proseguire in questa storia fino a raggiungere uno dei diversi finali disponibili. Questi finali vanno dal portarsi ragazze avvenenti a letto, far ubriacare qualcuno per fargli sputare verità scomode sulla vita, oppure essere preso a pugni dicendo le cose sbagliate (tipo dire ad uno straight-edge che sei ubriaco come un barbone sotto il ponte di Brooklyn all’una di mattina). Il raggiungimento di questi finali è però intrecciato da mini-storie che si basano su amicizie, amori, litigi o favori.
Oltre ai finali, ci sono anche numerose mini-storie fatte di ex amicizie, amori, vendette e via dicendo che richiedono anche l’interazione con oggetti insoliti: per citarne alcuni, un poster sull’inquinamento dei mari, un pinguino, dei dildo, antidolorifici, jammer, thermos ripieni di alcool, coloranti per capelli e via dicendo.
House Party – Da 0 a 100 in 3 secondi
Il rapporto tra il giocatore e gli NPC dipende da ciò che esso fa e ciò che dice, ed è tutto riassunto in 3 barre, che appaiono durante i dialoghi; queste barre indicano l’amicizia, l’attrazione e la sobrietà di una persona.
Possiamo infatti crearci un arcinemico o un amico intimo, passare dall’essere sconosciuti all’essere praticamente marito e moglie (o marito e marito siccome è possibile), oppure possiamo semplicemente (e sadicamente) mandare in coma etilico qualcuno. Tutto questo, con la stessa velocità di una Bugatti Chiron SuperSport 300+.
La grafica è ovviamente apprezzabile. D’altronde, in un gioco in cui puoi andare ad avere rapporti sessuali con degli NPC è ovvio che deve non solo vedersi tutto, ma anche essere realistico! (per i più desiderosi, Eek! Games ha reso disponibile un DLC che elimina anche la censura durante gli atti sessuali, ringraziatemi dopo).
Anche l’audio merita in quanto ogni singolo dialogo è stato doppiato da un cast abbastanza professionistico e quindi apprezzabile. Unica nota di demerito quella dannata canzoncina ripetuta in loop durante l’esperienza di gioco che, a lungo andare, può causarti acufene.
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