Vampyres (2015) – Recensione – Victor Matellano

Vampyres – recensione di Edoardo “Edux” Babbini

Al portentoso catalogo della Midnight Factory si è aggiunto ad Agosto, con una limited edition in DVD o blu-ray, Vampyres di Victor Matellano. Scritto da Matellano e José Ramón Larraz il film si propone come il remake del celebre Vampyres (1974) di Larraz stesso. L’autore, deceduto prima dell’inizio delle riprese della nuova versione della sua storica opera, non ha potuto però completare il progetto lasciandolo nelle mani del solo Matellano. Il risultato finale è un film riuscito sotto molteplici aspetti ma rovinato da numerose e lampanti sbavature.

 

 

Vampyres – Erotismo rosso sangue

La storia di Vampyres è costruita e si sviluppa attorno alla medesima premessa, due vampire assetate di sangue catturano chiunque si inoltri nel bosco limitrofo alla loro magione per cibarsene. Le ragioni di una così semplice struttura narrativa sono da ricercarsi nell’intento del film. Vampyres è un film horror erotico e costruisce l’intera messa in scena sulla carnale sensualità del sangue, del sadismo e del sesso. Il fulcro dell’azione è allietare e inquietare lo spettatore generando in lui la medesima eccitazione provata da Fran (Marta Flich) e Miriam (Almudena Leon) quando si contorcono in un amplesso fradice del sangue di una giovane ragazza appena sgozzata e penzolante dal soffitto.

Il regista alterna quindi brevi momenti di narrazione esplicita a lunghe, seppur alle volte non abbastanza da rapire totalmente lo spettatore, sequenze erotiche. Che siano gli amplessi con le vittime o i crudi corteggiamenti tra amanti, il protagonista indiscusso delle sequenze più sensuali è il sangue. Un sangue, saggiamente realizzato in analogico, che sgorga libero e indisturbato. Il macabro gioco viene però intaccato da morsi che non lacerano la carne, graffi ed ematomi assenti e corpi che non sudano. La morbosità è quindi concettualmente presente ma a tratti sembra realizzata con pudico intento.

Ed è forse questa l’effettiva marcia in più che manca al remake di Matellano, la ricerca della sensualità. Nonostante sul piano tecnico la costruzione delle scene sia ricercata e riuscita manca nello sviluppo dell’azione un occhio esterno che esalti la carne. I movimenti sono troppo precisi, sono assenti primi piani su elementi erogeni e il feticismo messo in scena non è valorizzato. La telecamera non cerca il lembo ferito e il montaggio non esalta la nudità dei corpi. Lo spettatore vuole la nuda carne che vede ma il regista non gliela concede mai. 

Vampyres – Non tutte le storie hanno un lieto fine…

Se, nonostante l’alternarsi di pregi e difetti, la scrittura e la messa in scena risultano ben riuscite e ben curate non si può dire lo stesso per tutto il contorno. Contorno che in alcuni casi ha sicuramente risentito del budget scarno ma che in altri è invece riuscito a trarre il massimo da questa situazione. Gli effetti speciali in analogico sono realizzati con cura e perizia e il numero ridotto di location esalta il senso di estraneità della vicenda. Ugualmente riuscite possono dirsi la fotografia e l’illuminazione di Daniel Salas Alberola. Alberola in molte situazioni si fa trasportare dalla luce naturale e dona alle ambientazioni quel senso di ruralità tipico delle campagne mediterranee. Quando l’azione si sposta all’interno la fotografia riflette perfettamente il contrasto tra la decadenza della magione e la regalità del sangue.

A questi aspetti non eccellenti ma senza dubbio positivi si affiancano forti criticità. La recitazione è pessima e non si salva prestazione alcuna. Che siano i protagonisti, le vampire o le iconiche Caroline Munro e Lone Fleming le battute, tra l’altro spesso mal scritte, sono vuote e prive di credibilità. La colonna sonora strumentale funziona mentre l’aggiunta di brani cantati distrugge irreparabilmente la tensione in scene molto delicate. Gli effetti sonori sono banali e spesso assenti in situazioni dove chiaramente un suono è stato emesso. Il montaggio spezza spesso l’azione nei momenti sbagliati e questo genera un ritmo scostante; a tratti troppo dilatato e a tratti troppo rapido. Da sottolineare inoltre un non eccelso doppiaggio in italiano.

Il film dimostra quindi di avere anima e di essere realizzato con passione ma dove riesce a trarre beneficio dall’alto budget cade in sfortunate scelte di messa in scena. L’avanzamento della narrazione e la costruzione delle scene sono ben studiati ma la realizzazione pratica delle singole sequenze è spesso costellata da errori che ne minano la forza visiva e concettuale. Un peccato quindi osservare un prodotto che con qualche accorgimento in più in elementi all’apparenza superficiali avrebbe potuto sensibilmente migliorarsi.

Vampyres – Una nera rosa

Arrivati a questo punto è lecito chiedersi se Vampyres sia un’operazione riuscita o meno. Il film ha dalla sua una serie di elementi positivi, qualche picco qualitativo davvero intrigante e dimostra, anche nei difetti, di essere realizzato con amore, vita e voglia di onorare un maestro ormai scomparso. Il lavoro di Matellano è imperfetto, a tratti sbagliato, ma riesce a portare su schermo un macabro erotismo ormai difficile da reperire. Si affaccia ad un genere arduo da realizzare nella pudica distribuzione odierna e ne abbraccia molti degli stilemi tipici.

La mano del regista necessita sicuramente di molte migliorie, ma fa ben sperare per il futuro. Victor Matellano ha voglia di osare e ha voglia di sperimentare e la Midnight Factory onora tale sforzo distribuendo il film in un’edizione limitata di ottima fattura. Nonostante presenti numerosi difetti è quindi impossibile non incoraggiarvi a dare una possibilità a questo remake e cercare di recuperare l‘originale. La forza del cinema horror risiede nell’esistenza di opere imperfette ma capaci di portare su schermo ciò che altri non oserebbero; ed è proprio questo che fa Vampyres

 

Studente di Giurisprudenza e appassionato di cinema, letteratura, videogiochi, fumetti e serie televisive. Le ore che non passa a studiare o interagire con gli altri esseri umani le passa ad approfondire nel modo più completo e approfondito le sue passioni. Il suo motto: “A ogni epoca la sua arte, all'arte la sua libertà”!