Spider-Man: Far From Home – Recensione – Jon Watts (2019)

Spider-Man: Far From Home – recensione di Edoardo “Edux” Babbini

Nonostante la forte ed emotiva chiusura, il ruolo di chiudi-fila della quarta fase del MCU non è spettato ad Avengers: Endgame, bensì a Spider-Man: Far From Home. La creatura di Stan Lee e Steve Ditko torna quindi in sala con l’arduo compito di mostrarci le nuove avventure di Peter Parker e illuminarci sul futuro prossimo del franchise. Il nostro caro Uomo Ragno sarà riuscito a spuntarla anche questa volta?

 

Spider-Man: Far From Home – Recensione – Un viaggio tra alti e bassi!

Il film si apre sulle note amare del finale di Avengers: Endgame. Iron Man, Capitan America e Vedova Nera non ci sono più ed eroi come Thor, Doctor Strange e Captain Marvel sono ormai irreperibili. La terra sembra essere tornata alla normalità e il nostro Peter Parker (Tom Holland) deve fare i conti con la quotidianità. Diviso tra il suo piano per conquistare MJ (Zendaya) e una difficile elaborazione del lutto, si presta ad eventi di beneficenza e solidarietà per le persone colpite e danneggiate dal blip (orrendo termine usato per identificare il periodo di tempo tra lo schiocco di Thanos e lo schiocco di Iron Man).

In questo scenario la sua occasione per tornare alla normalità sembra essere la gita di classe in Europa, ma una nuova minaccia è dietro l’angolo e il costume di Spider-Man non può indossarsi da solo.  La narrazione si protrae per l’interezza del viaggio e fin da subito mostra svariate criticità. Il film fino alla conclusione della parte a Venezia è stucchevole, infarcito di battute scontate e banali, zeppo di luoghi comuni ormai stantii sugli adolescenti in viaggio e sull’Europa stessa. Inoltre i personaggi secondari appaiono subito come nulla più che delle macchiette.

Con l’entrata in scena di Nick Fury (Samuel L. Jackson), Maria Hill (Cobie Smulders) e Quentin Beck/Mysterio (Jake Gyllenhaal) si ha però un notevole cambio di registro. Da Praga in poi, seppur portandosi dietro la zavorra di difetti già elencata, il senso di déjà vu della gita a Washington in Homecoming viene meno, il ritmo diviene incalzante e stimolante e lo spettatore viene proiettato in un viaggio avvincente e trascinante.

Spider-Man: Far From Home – Svariati punti di forza…

Il nuovo lungometraggio sull’Uomo Ragno è una creatura bicefala dotata di svariati punti di forza ma appesantita da corpose criticità. Partiamo dal dichiarare regia, fotografia e montaggio terreno neutro. La Marvel segue da anni la strada dell’appiattimento del linguaggio e Far From Home non fa eccezione. Il lato tecnico deve quindi donare quel senso di continuità con gli altri film del MCU, non distinguersi. Non si può quindi dire essere brutto, bensì banale nella sua correttezza. 

Le positività di quest’avventura sono da ritrovarsi principalmente nel villain e in una storia capace di donare forti emozioni nei momenti in cui decide e prova ad osare. Mysterio, interpretato magistralmente, è infatti una minaccia vera, concreta e pericolosa. Accetta e pratica l’idea di uccidere innocenti per i suoi fini; e questo ci spaventa. Ha un’ideologia chiara e figlia dei tempi in cui noi stessi viviamo. Seppur malato e instabile è quindi comprensibile e capace di mettere in discussione la nostra visione dell’eroe. Tutto ciò trova un magnifico coronamento nel suo fine ultimo, legato a doppio filo con la magnifica prima scena post-credit.

Il ritorno di Happy (Jon Favreau) nel ruolo di spalla, una MJ sopra le righe ma dal carisma travolgente e un Peter Parker schiacciato da un ruolo troppo grande per lui rendono la seconda metà dell’avventura notevole. Le illusioni di Mysterio, oltre dar vita alle scene più belle del film, pongono dubbi in uno Spider-Man affranto, che vorrebbe solo tornare alle sue avventure di quartiere. Decodificare la figura di Tony Stark è ormai una crociata e solo una minaccia intima e viscerale potrà dargli le chiavi della sua Gerusalemme. Tutto ciò viene narrato con ritmo, un’ottima colonna sonora e scene d’azione dinamiche e spettacolari.

Spider-Man: Far From Home – …ma molte criticità

Nonostante lo svolgimento sia nel suo complesso avvincente e interessante il film si posa su fondamenta difettose e confuse. Sul lato tecnico è impossibile non segnalare una CGI di ottima fattura quando si tratta di Mysterio e gli elementali ma davvero troppo finta e poco rifinita nelle interazioni tra Spider-Man e l’ambiente reale circostante. 

I problemi maggiori però sorgono in fase di scrittura. Seppur funzionale alla trama il viaggio è un pretesto debole, a tratti già visto in Spider-Man: Homecoming e davvero poco interessante. La storia d’amore con MJ si sviluppa in una cornice di equivoci adolescenziali e le battute sono scarsamente divertenti. Ned (Jacob Batalon) funziona solamente a tratti e la sua linea comica diventa stantia in breve. L’Europa è inoltre rappresentata secondo il manuale del perfetto stereotipo e assolutamente mal sfruttata come location.

Nonostante vi siano punti di forza la cornice in cui sono racchiusi è quindi debole e poco ispirata. Dopo una trentina di minuti il film ingrana la marcia e si trasforma in qualcosa di interessante, che però non può cancellare una struttura di base troppo semplicistica. Nonostante questo il film risulta però più interessante di Homecoming. A differenza del primo film le criticità sono si’ maggiori, ma accompagnate da veri e propri momenti di forza e scene indelebili. Non si opta per uno scorcio carino ma monotono bensì per un panorama altalenante ma unico.

Spider-Man: Far From Home – Recensione – Una degna conclusione?

La domanda finale sporge quindi spontanea: ci si può ritenere soddisfatti da questa conclusione della terza fase del Marvel Cinematic Universe? Secondo me sì. Nonostante le numerosi e presenti criticità il film porta avanti con forza quel senso di malinconia agrodolce del finale di Endgame e lo declina in un’avventura intima e personale. Il finale col botto lo abbiamo avuto, ora tocca osservare chi raccoglie i cocci

Peter Parker, personaggio fragile e pieno di dubbi è quindi il protagonista perfetto per la prima storia post Thanos. Incarna nel suo piccolo microcosmo un dilemma mondiale e umano. La Terra procede si’ in avanti ma, come Spider-Man stesso è alla disperata ricerca di un nuovo Tony Stark. Chi possa essere non si sa e nessuno può dire quanto manchi all’arrivo della prossima minaccia

Il film che esce da tutto ciò è quindi una fragile forma che vuole narrare una fragilità di sostanza. L’incertezza e il dubbio fanno da padroni l’intera produzione donandole però un fascino unico e, seppur il retrogusto amaro, dolce al palato. Un ciclo si è concluso e adesso siamo tutti pronti a scoprire le nuove avventure che ci aspettano.

Studente di Giurisprudenza e appassionato di cinema, letteratura, videogiochi, fumetti e serie televisive. Le ore che non passa a studiare o interagire con gli altri esseri umani le passa ad approfondire nel modo più completo e approfondito le sue passioni. Il suo motto: “A ogni epoca la sua arte, all'arte la sua libertà”!