Days Gone – Recensione – PlayStation 4

Days Gone – recensione di Gianluca “West” Saitto

L’intento di Bend Studio con Days Gone è quello di lasciarci insieme a Deacon all’interno di un incubo sia letterale che metaforico,fatto di storie sfaccettate ed infette. Svuotati quasi totalmente di un’umanità sempre più latente, tenuta ancora in vita dalla flebile ma immortale scintilla della speranza.

 

Days Gone – Svegliarsi nell’Incubo

L’Oregon è ormai perduto, habitat “naturale” dei furiosi. Gli ultimi sopravvissuti devono rimettere insieme i pezzi delle loro vite andate distrutte, come tanti puzzle rovesciati e frantumati al suolo. I tasselli che rimangono intatti sono pochi e la maggior parte risultano segnati permanentemente.

Deacon St. John è uno dei tanti, i fardelli che si porta come eredità da un mondo precedente lo tormentano giorno dopo giorno da ormai due anni dall’inizio dell’epidemia. La moglie Sarah con la quale condivideva gioie e dolori appartiene a un passato che non sembra mai esistito davvero, è l’incubo ad essere la realtà, ed è nell’incubo che Deacon si sveglia ogni mattina insieme al suo amico fraterno Boozer all’interno di una realtà che non perdona nessun ripensamento.

Bisogna fare i con coi furiosi e le loro impreviste abitudini, alle loro orde, ai loro putridi nidi dislocati in ogni dove, soprattutto la notte, quando si fanno più numerosi, alle condizioni metereologiche, capaci di avvantaggiarli in determinate occasioni e, come se non fosse di troppo già tutto ciò, bisogna badare alle fazioni dei sopravvissuti più bellicose.

Non esistono alternative, e Deacon lo sa bene, in questo incubo o vai avanti o ti fermi, e vieni fatto a pezzi. La scintilla che si scruta negli occhi dei pochi sopravvissuti è una speranza, la stessa speranza che riaccende in Deacon la volontà di ritrovare e poter riabbracciare la sua amata Sarah un giorno o l’altro. Un piccolo spiraglio che gli permette di vedere una luce nell’asfissiante oscurità delle foreste che circondano il biker.

E’ questo il punto di partenza di una narrazione che si presenta fin da subitosfaccettata e ricca di sottotrame.Days Gone è infatti in primis la storia del suo mondo di gioco e dei personaggi che lo abitano, o meglio, che tentano di sopravviverci al suo interno. A noi giocatori è permesso il “lusso” di vivere in Oregon e conoscere tutte le personalità e le loro vicende proprio grazie agli occhi di Deacon, lasciandoci ben ancorati a un suo preciso percorso prestabilito. Non ci saranno infatti alcun tipo di scelte morali che spetteranno a noi videogiocatori, Deacon è un personaggio costruito in un certo modo e ben centrato nel suo modo di pensare, agire e vivere i rapporti che lo circondano. Il suo chiacchierare in solitudine a voce alta ci terrà compagnia nelle scorribande tra un punto d’interesse e l’altro, svelandoci sempre più un carattere che affonda radici precise e con un proprio codice d’onore particolare.

Ci troviamo quindi di fronte a un open world fortemente improntato sulla narrazione, che essa sia principale, secondaria o silenziosa, è palese lo sforzo di Bend Studio nel compattare le tematiche in tutto lo spazio disponibile che il titolo mette a disposizione, raccontandoci sempre più del contesto man mano che andremo ad esplorare le nefaste lande che infestano l’incubo nel quale si trova Deacon.

Days Gone – L’Infetto, il Sopravvissuto e il Motociclista

I temi che compongono il racconto che vuole essere Days Gone sono molteplici, molti dei quali non sono sempre stati sotto gli occhi di tutti fin dai primi annunci. La pandemia ricorda molto quella vista in “28 giorni dopo” (soprattutto fisicamente) piuttosto che, a una visione degli infetti, alla “The Last Of Us” o agli zombi veri e propri visti in “The Walking Dead”.

I furiosi sono coriacei, corrono a gran velocità e non lasciano troppo tempo di reazione ai malcapitati. Si distacca molto per tematiche invece l’inserimento del background di Deacon, un motociclista dei Mongrels, banda di fuorilegge che all’interno dell’incubo si sentono più a loro agio che mai nel compiere azioni deplorevoli e scorrette. Ed è proprio grazie a ciò che Days Gone riesce a mostrare tutto il proprio carattere personale, col quale tenta di proporre una visione ben precisa rispetto alle molte altre produzioni ludiche a tema post-pandemia.

L’inserimento di un codice così particolare come quello delle famiglie di motociclisti, delle caratteristiche toppe ricamate sui giubbini in jeans, del costante rombo dei motori, dello sfrecciare liberamente sulle strade asfaltate e non, da un senso di freschezza al tipo di esperienza. Ed è proprio la moto che diventa parte fondamentale dell’avventura, il più fidato compagno di Deacon, del quale prendersi cura riparandola, migliorandola e personalizzandola sia in giro per il mondo che all’interno degli avamposti.

Il ritmo con il quale si susseguono tutti questi temi, le trame e le sottotrame non è però sempre saggiamente gestito, come molte delle cutscene, alcune brevi e non necessarie. L’altalena di situazioni e missioni comincia ad oscillare fin da subito, soprattutto per gran parte della sezione introduttiva il gioco ci mette un po’ a carburare, quando però lo fa, esplode in tutto un pantheon completo di emozioni puramente travolgenti e soprattutto umane.

Questo riesce ad accadere perché la costruzione di Deacon è un aspetto che non può essere ignorato. Non siamo di fronte al buono che risolve la situazione, quella di Deacon è un anima fatta di malinconia e devastazione, mai in cerca della giustizia e con un proprio codice d’onore personale. Un superstite di un mondo che non esiste più, e che improvvisamente si ritrova in un incubo in primis mentale piuttosto che fisico.

La quest principale ha dei momenti di stanca, soprattutto a causa della scelta di dare una forte importanza non solamente alle missioni di storia ma anche alla stragrande maggioranza delle sottotrame. La sensazione risulta quella di un intreccio fatto di molteplici trame appartenenti a diversi personaggi e modi di vedere il tema della sopravvivenza, peccato che non tutte si rivelino essere particolarmente interessanti. Tutto ciò sembra quasi suggerire che il prodotto avrebbe giovato di una rifinitura più attenta, e non solo riguardo la trama.

Days Gone – Vedute di un Altro Mondo

Anche l’occhio vuole la sua parte no?! Ecco, sembra un bel paradosso, ma quel che si vede in giro per un Oregon devastato, divorato e imbrattato di sangue in ogni appezzamento di terra, lascia senza parole.

Il soggiorno in compagnia di Deacon e la sua moto sarà per noi una gita piacevole fatta di foreste rigogliose, percorsi panoramici e cittadine rustiche, peccato solo per la pessima accoglienza o sarebbe stata una meta vacanziera perfetta. Il bello però sta anche nel vedere riproposti questi scorci realistici in chiave apocalittica, dove le facciate delle architetture vengono ridipinte di chiazze rosso sangue e le strade disseminate di veicoli abbandonati e accatastati alla rinfusa dai quali saccheggiare pezzi di ricambio o beni di fortuna, proprio come un infetto strappa muscoli e organi dai corpi umani.

Il mondo aperto creato da Bend Studio è dettagliato, variegato e capace di dare al videogiocatore che lo percorre, sia in moto che a piedi, una fantastica sensazione di curiosità nell’esplorarlo in lungo e in largo. Il dettaglio visivo non si ferma solo all’ambiente circostante, anche il modello di Deacon, i suoi vestiti, le toppe sulla giacca presentano una cura maniacale che non può fare altro che solleticare quel gusto per i dettagli messi bene in mostra.

Ciliegina sulla torta, capace di dare una marcia in più a tutto Days Gone è il meteo dinamico. Non solo col cambiare del tempo andranno ad alterarsi le condizioni prettamente estetiche ma soprattutto quelle ludiche. La moto si guiderà diversamente su un asfalto bagnato e i feroci avranno diverse reazioni e movimenti su un terreno fangoso dopo una tempesta. Le conseguenze delle perturbazioni atmosferiche avranno degli strascichi; quando smetterà di piovere per esempio il terreno non si asciugherà istantaneamente ma dovrà passare del tempo. Tempo che verrà scandito dal gioco stesso, la conta dei giorni nel menù a schermo e i time lapse prima di alcune missioni sono la testimonianza della volontà di Bend Studio di dare l’idea di quanto lunga e interminabile sia la permanenza di Deacon all’interno dell’incubo.

Days Gone – Survival Horror

Sopravvivere, all’interno dell’incubo non è importante, è fondamentale. Per questo in Days Gone avremo a disposizione una miriade di possibilità per attrezzarci durante le nostre scorribande. Non disporremo però fin da subito della libertà necessaria per girare a nostro piacimento, la moto ha bisogno di benzina, di essere tenuta sotto controllo per eventuali riparazioni, saranno necessari svariati pit stop attui a cercare materiali e munizioni ad ogni cittadina o agglomerato di vetture che troveremo, tutto ciò si porta dietro costanti cambi di ritmo nell’esplorazione.

In secondo luogo la moto non ci verrà consegnata subito full optional, bensì saremo noi a doverla modificare man mano che l’avventura proseguirà acquistando motori, serbatoi, livree, tubi di scarico. Serviranno componenti sempre migliori per permettere a Deacon di non rimanere a piedi e vulnerabile a possibili agguati, e per acquistarli servirà racimolare crediti cacciando taglie o facendo lavoretti per le varie personalità che si incontreranno nei diversi accampamenti

E’ un intento voluto quello da parte di Bend Studio di farci conoscere con calma queste meccaniche di gioco, anche a costo di spezzare i ritmi esplorativi con i tempi che lo studio ha ritenuto necessari. Si nota la sensazione di un tutorial forse leggermente troppo allungato durante le prime ore, ma la realtà è che proprio questa mancanza di frenesia si sposa alla perfezione con il contesto nel quale veniamo inseriti. I pericoli di un mondo sempre in agguato assetato del nostro sangue virtuale li percepiamo tutti, l’anima da survival horror esce fuori a fiotti. I giocatori più attenti e strateghi verranno premiati con un senso di compiacimento anche nello svolgere semplici azioni come ripulire un accampamento di ripudianti o passare inosservati a un’orda di furiosi.

L’impatto iniziale che da Days Gone lascia un buonissimo sapore, proprio perchè si prende i suoi tempi, ci vengono presentate tutte le caratteristiche ludiche in modo semplice ma efficace. Le chicche come il non dare gas alla moto quando ci troviamo in discesa per preservare benzina risulteranno ennesime costatazioni di un attenzione per i dettagli ben ragionata, nonché piacevoli sorprese da scoprire man mano che le si svelano per noi videogiocatori.

Days Gone – Corri Scappa c’è L’Orda

Se c’è qualcosa che in Days Gone arreca un reale e tangibile terrore nel videogiocatore sono sicuramente le orde.

Il primo incontro con questo agglomerato di mostruosità ha la capacità di rimanere indelebile nei peggiori incubi di un essere umano. A primo impatto risulterà particolarmente ostico affrontare questo tipo di pericolo, trovati i giusti mezzi,una maggiore consapevolezza e infine una strategia ben ponderata le orde si riveleranno essere una delle componenti più intriganti dell’intero titolo. 

Non tutte le orde saranno uguali, ognuna avrà un suo modo per essere affrontata, alcune necessiteranno di aprire bene gli occhi e guardarsi intorno sfruttando l’ambientazione, studiando la zona e gestendo nel miglior modo munizioni e barili esplosivi sparsi per la mappa. Questo è indubbiamente uno dei punti di forza del gioco, non solo una buona idea per dare diversità di contenuto all’intero pacchetto che è Days Gone, ma una vero e proprio picco di sviluppo per il team, che è riuscito a mascherare, nemmeno troppo velatamente, una forte parvenza di boss fight unica e irripetibile ad ogni nuova orda che si incontra.

Le funzioni delle orde in termini ludici non sempre saranno inserite nell’arco narrativo, ne sono presenti in tutto una decina e la maggior parte appariranno come un contenuto opzionale da completare o meno. Di sicuro sono le sfide più impegnative in termini di risorse e di attenzione mentale, una delle attrazioni più adrenaliniche dell’immenso parco a tema che è Days Gone.

Days Gone – Oltre Le Aspettative

Days Gone si rivela essere con gran sorpresa un opera molto meno derivativa rispetto a quanto alcuni pensavano dopo i primi annunci.

Bend Studio ha voluto proporre la propria visione e le proprie tematiche, riuscendo a sviluppare una storia sia personale che corale a modo suo, sottolineando a più riprese una forte umanità all’interno di un contesto nel quale la morte e lo sconforto sono realtà tangibili, con le quali tutti i sopravvissuti devono fare i conti giornalmente. Non viene mai a galla una divisione netta tra il giusto e lo sbagliato, ma si vaga sempre in quel confine grigio nel quale Deacon sembra trovarsi a suo agio fin da ben prima dell’infestazione.

La paura che Days Gone potesse essere un The Last Of Us wanna be svanisce all’istante. Si scopre giocandolo che avere tra le fila delle esclusive Sony una prospettiva differente al tema già trattato da Naughty Dog fa capire quanto anche solo cambiando le personalità e le visioni che ci sono all’interno dei diversi studi di sviluppo si possono raccontare storie diverse e uniche, nonostante alcuni aspetti e tematiche vadano a collidere tra le diverse produzioni.

SITO UFFICIALE

 

Gianluca "West" Saitto - Videogiocatore eclettico. Non conosce alcun confine virtuale e si diletta a saltellare tra un genere videoludico e l'altro senza fare nessun tipo di distinzione tra console, dimensioni (del gioco), case di sviluppo o conformazione del pad. Appassionato di tutto il mondo dell'intrattenimento, trova una grande soddisfazione nell'analizzare ogni cosa che gli capita sotto mano cercando di sviscerare tutto ciò che può rendere quel prodotto unico e valido da essere giocato, provato, guardato, letto e raccontato.