Google Stadia: recap a mente fredda – Speciale

Google Stadia recap – speciale di Pietro “Onlyapples” La Selva

La visione del mondo videoludico secondo Google è stata la vera protagonista della Game Developers Conference di quest’anno, tenutasi come da tradizione a San Francisco nel periodo di Marzo a cavallo tra inverno e primavera ed impreziosita, nell’edizione di quest’anno, da questo grande annuncio in esclusiva.

 

La grande G ha tenuto infatti una conferenza che potrebbe rivelarsi ben presto storica, un vero e proprio tuffo in un mare di squali, quel mondo delle console che da una quindicina di anni è letteralmente dominato da una trinità: Sony, Microsoft e Nintendo, osservate a breve distanza da Valve ed Epic Games con le loro piattaforme di distribuzione digitale su PC.

Ebbene sì, perché l’entrata in scena di Google intende fare concorrenza ad entrambi gli universi.

Google Stadia, questo è stato rivelato essere il suo nome, secondo i piani della grande G renderà i giochi “a portata di click” su PC e “accessibili a tutti” come su una console.

Una piattaforma con cui poter giocare “su ogni schermo, in ogni momento”. Questi sono solo alcuni degli slogan lanciati dalla compagnia nelle fasi iniziali della loro conferenza, ma proviamo ad entrare nel dettaglio, ed a mente fredda, cerchiamo di capire il significato pratico di queste parole.

FUGA DI CERVELLI

Non si può realizzare un qualcosa di visionario senza l’aiuto di gente esperta nel settore, e questo Google sembra averlo capito già dalle prime fasi dello sviluppo della piattaforma.

A capo del progetto Stadia vi è infatti un vero e proprio leader del settore, Phil Harrison, che poco più di un anno fa era entrato a far parte di Google come vice presidente. Prima di entrare in Google, Phil ha lavorato, nel corso della sua carriera, per Sony, Microsoft ed Atari, solo per citare le collaborazioni più famose.

Inoltre, Google ha rivelato la fondazione di una propria software house dedita a sviluppare titoli first party in esclusiva per la piattaforma, annunciando come capo di questa divisione Jayde Raiden, che ha lavorato con Ubisoft per portare alla luce i primi capitoli di Assassin’s Creed, Splinter Cell Blacklist ed altri progetti minori, ed anche per brevi periodi con Sony ed Electronic Arts.

Oltre al personale altamente qualificato ed alle esclusive, Google sembra puntare sin da subito anche sulle collaborazioni third party, essenziali per qualsiasi piattaforma o consolle, come dimostra il parziale fallimento di Wii U.

Tra i partner iniziali sono stati presentati Ubisoft (con il recente Assassin’s Creed Odyssey) e Id Software, che si è presentata con una demo giocabile su Stadia di Doom Eternal, oltre ad alcuni studi minori come i Tequila Works ed al supporto per lo sviluppo su Stadia di motori fisici e grafici rinomati come Unreal Engine, Inity e Havok.

LA PRIMA CONSOLE NEXT GEN

Sotto il cofano virtuale di Stadia, Google ha promesso un hardware di prim’ordine che fa pensare ad una vera e propria next gen più che ad un’altra console mid-gen.

Tra le varie collaborazioni, spicca infatti dal punto di vista hardware quella con AMD, la cui CEO, Liza Su, ha presentato sul palco una scheda grafica sviluppata in esclusiva per Stadia, che promette una potenza di circa 10 teraflop che renderà la macchina più potente circa il doppio di PS4 Pro e Xbox One X, oltre ad una memoria RAM da 16 gb ed un processore definito “custom” con caratteristiche non meglio specificate, se non per l’hyperthreading e la presenza di core da 2.7 ghz.

Una macchina impressionante progettata già nelle sue fondamenta per esse migliorata nel tempo, arricchendo quindi un servizio che, dal punto di vista della sola potenza sembra già irraggiungibile anche dalle prossime console next gen e da un pc assemblato anche di alto livello, soprattutto considerando che a detta di Google è prevista la possibilità che più macchine cooperino tra loro per offrire una migliore esperienza di gioco per i titoli più esigenti.

STREAMING VELOCE COME UN TEMPO DI RICERCA?

L’infrastruttura di rete di Google, è innegabile, è una delle poche al mondo che potrebbe garantire ottime prestazioni per un servizio di tale portata.

L’investimento di Google in tal senso è titanico ed esponenziale, esattamente come l’hardware stesso di Stadia, e latenza e qualità dell’immagine non potranno che migliorare col tempo. Google ha però promesso già al lancio il 4k ed i 60 fps, conditi di HDR applicato all’immagine, ed annunciato per il futuro la risoluzione 8k.

Quest’imponente infrastruttura di rete comprende cavi in fibra ottica che collegano un nodo all’altro, collegati attraverso i vari continenti con speciali cavi subacquei di altrettanto alte prestazioni. Più di 7500 sono i nodi di connessione dei server di Google nel mondo, permettendo all’intero pianeta (o quasi) una qualità del servizio più che soddisfacente, una qualità che però, chiaramente, sarà legata a doppio filo a quella della nostra rete domestiche, stando alle dichiarazioni post-conferenza di Phil Harrison stesso, dovrà essere di almeno 25 Mbit di velocità in download minimi per il Full HD a 60 fps. Una richiesta senza dubbio esosa ed ancora poco realistica, soprattutto nel nostro Bel Paese.

POTENZA SI’, MA AL SERVIZIO DELLA CREATIVITA’

Sul palco non si è solo parlato di mera potenza di fuoco, e si è lasciato spazio ad alcune interessanti demo che giravano direttamente su Stadia.

Oltre al già citato Doom Eternal, Google ha infatti presentato una tech demo di un gioco multiplayer improvvisato, uno shooter in terza persona in cui due navicelle giravano in una città fantasma sparando ai grattacieli, per mostrare il livello di realismo raggiungibile dalle macchine da gioco per quanto riguarda la fisica.

Promesso inoltre il ritorno del multiplayer in locale, grazie alla possibilità di mostrare a schermo due istanze di gioco separate e che quindi non necessiteranno di un’abbassamento della qualità grafica dovuto alle limitazioni di una console tradizionale.

Google sembra essere quindi promettente da un punto di vista della sperimentazione, promettendo agli sviluppatori una potenza computazionale allo stesso tempo massimale ed accessibile, e sarà lecito aspettarsi dagli stessi studi di sviluppo interni di Stadia giochi che sfruttino in maniera brillante le feature promesse sul palco, tra cui l’applicazione di diversi filtri grafici in maniera procedurale.

IL RILANCIO DI YOUTUBE GAMING

Dalla conferenza è sembrata inoltre trapelare la volontà di Google di rilanciare la sezione gaming di Youtube attraverso una serie di funzioni che si integrano con Stadia e che aumentano la quality of life dell’utente stesso di Stadia e semplificano le interazioni dei content creator col proprio pubblico.

Guardando un qualsiasi gameplay su Youtube, sarà capitato a tutti di pensare “Cavolo, questo gioco sembra una bomba! Vorrei provarlo adesso!”, no? Ebbene, con Stadia questo sarà apparentemente possibile. L’algoritmo di Stadia riconoscerà infatti il gioco all’interno dei frame del video e ci darà la possibilità, con un semplice click, di avviare una demo temporanea del gioco in modo istantaneo e gratuito, per avere la possibilità di provare il gioco e magari di acquistarlo o di sottoscrivere l’abbonamento, a seconda di quale sarà l’offerta. Questa sembra una delle feature più interessanti della piattaforma in quanto potrebbe invogliare alcuni sviluppatori che ancora oggi ostacolano la creazione di contenuti multimediali sui propri prodotti ad ammorbidire le loro politiche, convincendoli che sia un’efficace pubblicità.

Interessante anche l’introduzione dello state share, un vero e proprio salvataggio condivisibile sotto forma di link che, Google ha promesso, vedrà alcuni titoli progettati completamente intorno a questo sistema. La condivisione dei propri salvataggi, in realtà, è un’usanza tramandata quasi dagli albori del gaming, ma sarà curioso vedere i risvolti che che porterà l’aumento dell’immediatezza di questa feature, anche a livello social.

Grazie anche alla presenza sul palco MatPat, Google ha infine introdotto il Crowd Play, un sistema che permetterà a chiunque stia guardando una live streaming di un gioco multiplayer, di mettersi in coda per fare una partita con lo stesso creator. Il tutto chiaramente in modo immediato, con alcuni semplici click. Google nella conferenza, attraverso alcuni dati, ha dimostrato di essere stata sin dal 2005 la piattaforma più guardata per i gameplay, e di esserlo ancora oggi, ma anche di voler fare un salto di qualità importante per quanto riguarda i contenuti live, contenuti per il quale molti big del settore hanno preferito spostarsi su piattaforme concorrenti come il famoso Twitch.

L’OBIETTIVO DI STADIA: ASSASSIN’S CREED SULL’AUTOBUS

Ma il nocciolo della questione? Ovviamente è il crossplay.

L’obiettivo primario di Stadia è infatti quello di permettere la riproduzione multimediale di qualsivoglia videogioco su ogni singolo dispositivo capace di avviare un semplice browser Chrome, andando quindi a comprendere diversi sistemi operativi, da Android a Windows.

Sul palco, Google ha mostrato appositamente il funzionamento di Stadia prima su un chromebook e poi su un pc fisso (dalle prestazioni “appositamente scarse”, a detta loro), per poi finire prima su uno smartphone Pixel, e poi, senza sfigurare particolarmente per il comparto grafico, su una tv dal polliciaggio piuttosto alto, palesando un passaggio tra i vari dispositivi apparentemente veloce e senza singhiozzi, e soprattutto indipendente dalla pura potenza computazionale dei singoli dispositivi. E’ ovvio che si tratti di una presentazione preparata a tavolino, snellita ed ottimizzata ad hoc per la conferenza ma che rende l’idea di come Stadia funzioni in condizioni ottimali.

Le promesse sono importanti, le premesse un po’ meno, è vero. Abbiamo già avuto un assaggio di cosa un servizio in streaming può offrire grazie al lancio di PlayStation Now in territorio europeo durante le scorse settimane, ma la sensazione che dà Stadia è quella di un servizio dal feeling molto più premium, di un nuovo modo di videogiocare più che di un qualcosa di alternativo, quasi come una filosofia di vita.

Una risoluzione stellare, videogiochi che girano al massimo delle loro potenzialità tecniche e non su di una console “limitata” da un hardware di ormai ben 6 anni fa, il supporto per l’HDR e tutte le funzioni promesse proiettano Stadia nel pionierismo del gaming in streaming al confronto di qualsivoglia altro servizio simile.

Un servizio, Stadia, pensato per rivaleggiare letteralmente con qualsiasi console, fissa, portatile o ibrida, caratterizzata dalla sua forma mutevole che ci permetterà di giocare a titoloni tripla A in salotto, in camera da letto, mentre mangiamo con tanto di rimproveri della nonna o di ritorno da scuola/lavoro sull’autobus. Una console per ogni tipo di videogiocatore… o quasi.

Parliamo infatti di un modo di giocare che se da un lato non dipenderà più qualitativamente dal vostro hardware, dall’altro va legandosi in modo dipendente alla vostra connessione, alla sua potenza e stabilità. Stadia è infatti l’apoteosi dell’Always Online, filosofia completamente bocciata dall’utenza solo 6 anni fa durante il post-presentazione di Xbox One (che però aveva molti meno motivi di presentare tali costrizioni). Dovrete, insomma, essere pronti a dire addio al semplice “inserisci il disco e gioca”, pronti a cambiare il vostro approccio al consumo del videogioco, e chissà cosa farete quando a casa vostra la connessione salterà, facendovi tornare la voglia di giocare a Skyrim per ammazzare il tempo ed accorgendovi che ormai avete venduto tutte le vostre console fisiche.

Nonostante, promette Google, l’input lag su Stadia verrà portato ai minimi storici, esso non sarà mai totalmente cancellato (o almeno, non per come conosciamo la tecnologia oggi). Nonostante anche la promessa, causa la presenza di Doom Eternal sul palco, che anche titoli frenetici e bisognosi di responsività fulminea saranno ampiamente fruibili su Stadia, ci sarà sempre un manipolo di puristi ancora non pronti ad accettare compromessi sotto questo punto di vista, soprattutto per quanto riguarda giochi competitivi come i moba, gli fps o i picchiaduro.

Un’altra nicchia che potrebbe auto-escludersi dall’utenza di Stadia è quella dei puristi della grafica, che potrebbero trovare nella qualità dell’immagine una risoluzione video sì molto alta, ma accompagnata comunque da una compressione inevitabile quando si parla di streaming, che potrebbe restituire all’utente un effetto “cubettoni” soprattutto nei momenti di alto traffico delle linee adsl o nel caso di riempimento eccessivo dei server di Stadia. Per quanto bene possa essere scritto l’algoritmo di compressione, infatti, questi artefatti sono pressoché inevitabili, e mentre fatichiamo a credere che il classico giocatore di Fifa e un’altra manciata di giochi all’anno se ne accorga, l’utenza più conscia e che vuole il massimo dell’immersione nel medium videoludico potrebbe venire allontanata dal dovere tenere presente tali compromessi.

E’ chiaro quindi che Google con Stadia mira ad un’utenza estesa, omnicomprensiva dei più disparati tipi di videogiocatori, dal genitore che gioca a candy crush al patito di sparatutto, dal ragazzino che passa le giornate su Minecraft e Fortnite al ragazzo/studente/lavoratore che ha intenzione di apprezzare opere più mature. La grande G è già di per sè una cassa di risonanza di caratura internazionale, ed una presentazione chiara, pratica e piena di buone premesse non ha potuto che aiutare a catturare l’interesse generale.

Non sappiamo ancora se Stadia sia una piattaforma adatta a chiunque, ma l’unica cosa certa è che ha catturato l’interesse di tutti.

Il suo vero nome è Pietro, è del '94 ed è appassionato di videogiochi e di altre forme di intrattenimento, come film e libri, soprattutto a tema fantascientifico. Insomma, il classico nerd ma senza il QI sopra la media. Si nutre di mele pixellose quasi ogni giorno, che di certo non gli levano il medico di torno.