Tom Clancy’s The Division 2 – Recensione – PS4, XBOX ONE, PC

Tom Clancy’s The Division 2 – recensione di Andrea “Kobla” Panicali

Sono passati tre anni da quando Massive Entertainment ha rilasciato il primo The Division e, nonostante abbia riscosso un discreto successo, non è riuscito a restare nel cuore dei giocatori per via di un “end game” non proprio all’altezza delle aspettative. Ora la software house ci riprova, consegnando ai giocatori un looter shooter con tutte le carte in regola per poter essere un degno successore. 

Questo nuovo The Division è costruito sulle fondamenta di quello che fu il suo predecessore, ma migliora tantissimi aspetti, seppur qualche cosa ci abbia lasciato interdetti. Volete scoprire cosa? Continuate a leggere questa recensione.

Tom Clancy’s The Division 2 – La storia continua

Il nuovo titolo pubblicato da Ubisoft è ambientato a Washington DC sette mesi dopo lo scoppio dell’epidemia che mise in ginocchio tutti gli Stati Uniti. Come in precedenza si vestiranno i panni di un Agente della Divisione il quale dovrà recarsi nella Capitale per poter ristabilire l’ordine, dove ormai il caos regna sovrano e le bande hanno preso il controllo degli edifici e delle strade.

Da un punto di vista narrativo il gioco offre molti meno spunti rispetto al capitolo precedente, il quale era costruito meglio sulla drammaticità dell’evento stesso; in questo seguito, invece, risulta essere semplicemente un enorme campo di battaglia, lasciando al giocatore il solo compito di liberare la città e non approfondendo quella che sembrava una lore veramente ben fatta e ben studiata. Un vero peccato.

Tom Clancy’s The Division 2 – Salva Washington salva il mondo

La struttura di base del gioco resta la stessa, un looter shooter in terza persona, ma con molti più contenuti per quanto riguarda il gameplay, nonostante sia carente e di parecchio, sotto il punto di vista narrativo.

La città è esplorabile quasi interamente, con quartieri suddivisi in base al livello dell’agente, e la possibilità di farlo in solitaria o con l’aiuto di altre 3 persone reclutabili tramite il matchmaking o inviti.

A differenza del primo capitolo, le attività sono molte. Soprattutto al di fuori della Zona Nera, dove la conquista di avamposti, insediamenti, roccaforti ed attività extra rende il gioco vario e mai noioso. Le schiere di nemici sono sempre numerose ed il meteo variabile aiuta a rendere ogni missione diversa dall’altra.

L’IA delle bande criminali, poi, è ben studiata, e ci si ritrova spesso accerchiati con poche chance di sopravvivenza.

La ricerca di coperture tattiche è d’obbligo e non è più possibile andare all’attacco, “senza pensieri”, come avveniva precedentemente. Fortunatamente vengono in aiuto gli equipaggiamenti come le torrette, i droni, le mine, ma ciò non toglie che il grado di sfida sia elevato sin dai primi minuti di gioco, rendendo quasi obbligatoria la presenza di altri compagni.

Tom Clancy’s The Division 2 – Armi tutti i gusti +1

Accennando ai gadget, non si può non parlare della personalizzazione degli stessi e delle armi che, come in ogni looter shooter che si rispetti, non può mancare.

L’idea di base rispecchia molto ciò che si è visto con il precedente capitolo, ma è sicuramente molto più interessante e divertente provare nuovi “equipaggiamenti” per ogni arma. Usando vari oggetti e mod appartenenti allo stesso “brand”, si otterranno dei bonus extra che andranno a modificare vari parametri.

La sperimentazione è, ovviamente, alla base di tutto per trovare build ottimali per ogni tipo di occasione ed arma.

Tutto ciò è ottenibile tramite le attività in città che, completandole, riescono a garantire quasi sempre delle ricompense degne della fatica spesa. Oltre ai bottini si acquisirà esperienza per poter migliorare le proprie attrezzature e delle “abilità passive” dell’agente, una cosa molto, molto simile al primo The Division, ma sicuramente funzionale.

Tom Clancy’s The Division 2 – Migliorare è la parola d’ordine

Oltre alle armi ed al proprio Agente, si potranno migliorare anche le basi operative e gli insediamenti.

Portando a termine determinati compiti, aumenterà la fiducia che alcuni NPC hanno nei nostri confronti, e di conseguenza, oltre che trasferirsi alla base principale, sita nella Casa Bianca, si avranno miglioramenti nei vari insediamenti sparsi per la città. Un qualcosa che mancava nel precedente titolo, troppo incentrato nel semplice looting e farming nella Zona Nera, privo di interazione. In questo titolo, invece, le attività sembrano non esaurirsi mai, soprattutto alla luce del fatto che tutti i contenuti extra del primo anno saranno rilasciati gratuitamente.

Tom Clancy’s The Division 2 – La fine non è altro che l’inizio

L’end-game è qualcosa che lascia veramente a bocca aperta.

Al completamento della storia e dopo aver scacciato tutte le bande da Washington, la città sembra aver trovato pace; invece ecco che giungono i Black Tusk, una nuova fazione, anzi un vero e proprio esercito pronto ad occupare la città.

Si arriva quindi ad un punto in cui la fine del gioco non diventa altro che l’inizio. Sconvolgente. Tutti i progressi fatti fino a quel momento si azzereranno, le roccaforti saranno riconquistate dalla nuova fazione, così come gli insediamenti, dando vita ad un end-game veramente divertente.

La difficoltà sarà decisamente superiore rispetto a quanto visto fino a quel momento, capace di mettere alla prova anche i giocatori più navigati.

Se prima dell’arrivo dei Black Tusk si poteva (forse) riuscire a completare il tutto da soli, da quel momento in poi si sente la necessità di avere qualche compagno, vista la difficoltà, un’intelligenza artificiale capace di circondare il giocatore e metterlo in crisi.

Al raggiungimento del livello 30 si potrà scegliere tra tre Specializzazioni, intercambiabili, con un’arma speciale disponibile per ognuna di esse. Così come il titolo precedente, sarà disponibile, inoltre, il Gear Score, che indica il punteggio complessivo relativo all’equipaggiamento indossato, invogliando il giocatore a cercare componenti sempre più performanti.

Tom Clancy’s The Division 2 – Zona nera non tanto nera

Anche in The Division 2 è presente la Zona Nera: una grande area contaminata in cui si potranno affrontare avversari comandati dalla IA, collaborando con altri giocatori, o tradirli per poter rubare loro tutto il looting.

Si è notato però come gli sviluppatori non abbiano dato molto risalto a questa componente, infatti si nota come ci siano alcuni problemi di bilanciamento e la modalità sia poco divertente rispetto alle battaglie cittadine contro i Black Tusk.

A completamento della componente multiplayer vi è la modalità Conflitto, dove gli agenti potranno scontrarsi in PVP in due modalità: Schermaglia e Dominio. Una componente più classica, ed al tempo stesso con un sistema di leveling diverso rispetto a quello della modalità principale.

Tom Clancy’s The Division 2 – Anche l’occhio vuole la sua parte

Il comparto grafico è curato sotto quasi tutti gli aspetti, forse un po’ meno per quanto riguarda la personalizzazione dell’Agente, soprattutto perchè soffre di mutismo selettivo (Almeno un doppiaggio di base sia per il sesso maschile che quello femminile avrebbero potuto farlo), ma le location sono veramente strutturate bene.

Una nota negativa è il gioco di luci ed ombre, dove le zone d’ombra sono veramente buie e si è stati costretti ad aggiustare più volte l’illuminazione per evitare di essere accecati nelle fasi di esplorazione all’aperto, e poter vedere qualcosa in quelle al chiuso.

Molto positivo il meteo dinamico che, nonostante appesantisca notevolmente tutti i sistemi, non ha fatto riscontrare cali significativi di frame rate (Versione provata per XBOX ONE, su XBOX ONE FAT).

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Proveniente dalle onde marittime di Roma, o meglio Ostia, è un grande appassionato di videogiochi, serie tv, film e libri thriller. Cresciuto a suon di pizza, pasta e videogiochi, si è guadagnato il rispetto tra i più famelici mangiatori d'Italia.