Outward – Recensione – PC, PS4, XBOX

Outward Recensione PC – di Alessia Lara Padawan

Nine Dots Studio ci ha portato nel fantastico, quanto insidioso mondo di Aurai, proponendoci un titolo “ibrido” che fonde meccaniche GDR e Survival, dove la morte non esiste, avete letto bene, in questo gioco non si muore mai, ma…. sarà un cocktail vincente? Scopritelo leggendo la nostra recensione!

Outward – Premessa

Alcuni titoli ci sanno meravigliare e coinvolgere, e non sempre il nostro stupore deriva da una grafica eccellente, nella maggior parte dei casi è la storia ad essere protagonista, a volte il contesto, oppure i personaggi, nel caso di Outward i ragazzi di Nine Dots Studio hanno confezionato un titolo gradevole dal punto di vista visivo, con un gameplay realistico e profondo, ricco di cose da fare, spesso punitivo, che ci ha messo a dura prova.

Eh si, il bello di questo titolo è che a condividere le disfatte non necessariamente bisogna essere da soli, si può infatti condividere una partita online in coop, oppure in locale, nel nostro caso ci siamo fatti compagnia in una divertente e punitiva coop!

Outward – Un classico con qualcosa in più

L’ accostamento a titoli come Dark Souls non è sbagliata, non si può assolutamente affrontare il più debole dei nemici se prima non si è sufficientemente equipaggiati, perchè svenire e ritrovarsi chissà dove è qualcosa di ricorrente, da cui non si può scappare!

Eh già, in questo gioco non si muore, si sviene semplicemente, ma mentre siamo senza conoscenza possiamo risvegliarci in qualsiasi posto della mappa, possono rapirci i banditi e rubarci tutto, quindi tornare a casa potrebbe essere complicato senza acqua nè cibo nè sacco a pelo nè armi!

Dopo la breve e stilizzata personalizzazione del nostro personaggio, ci ritroviamo catapultati nel fantastico ed immenso mondo di Aurai, nel villaggio di Cierzo per l’esattezza, che ci introduce a quella che è la storia del nostro protagonista.

Dopo una sfortunata spedizione in mare, fatta per racimolare denaro che sarebbe servito a saldare un nostro “debito di sangue” maturato a causa della nostra famiglia, dobbiamo fare ritorno alla città natale.

I concittadini infuriati, anche per la perdita di altri abitanti nella spedizione, obbligano il protagonista a saldare il debito di 150 monete in 5 giorni, al fine di non perdere la propria abitazione, il Faro del villaggio.

C’è da dire che Il titolo non fornisce nessun tipo di aiuto, nemmeno una mini mappa a schermo, solo una bussola posizionata in alto al centro.

Come detto in precedenza il gioco non ci accompagna per mano, ma lascia a noi la scoperta assoluta di tutto quello che c’è da fare, con le conseguenze relative alle nostre scelte e decisoni.

Outward – Il viaggio non è facile

Per mettere insieme la somma necessaria a ripagare il “debito di sangue”, esplorare la zona circostante il villaggio ci è sembrata la cosa più logica da fare, così con i primissimi e rudimentali mezzi trovati nel villaggio ci siamo avventurati al di fuori delle mura, con l’entusiasmo della scoperta, uno zaino in spalla, e tanta voglia di avventura.

Nei pressi del villaggio abbiamo incontrato iene e banditi, che ci hanno asfaltato come fossimo grissini! Abbiamo capito fin da subito che non eravamo equipaggiati a dovere! Il mondo di gioco è disseminato di nemici di vario tipo e dungeon che sanno essere molto ma molto punitivi.

In una seconda esplorazione ci siamo resi conto che anche i bisogni primari erano da tenere sotto controllo, infatti la sete, la fame e la stanchezza non sono trascurabili, così come i cambiamenti climatici.

Di conseguenza bisogna non solo partire all’avventura con l’attrezzatura giusta, ma anche con un vestito adeguato al clima, che ci protegga quindi dal freddo o dal caldo e che sia abbastanza resistente in caso di combattimento.

Andare all’avventura in due è divertente, ma bisogna attrezzarsi bene con scorte di cibo sufficienti, acqua, armi adeguate e un sacco a pelo per riposare, oltre ad evitare di ammalarci ovviamente.

Il sacco a pelo (oppure una tenda) serve a recuperare la stanchezza e può essere… Diciamo “settato”, con le ore riservate al sonno, intervallate da turni di guardia, che aiutano a non cadere in attacchi a sorpresa durante la notte e turni di riparazione delle attrezzature, che non vanno trascurate, in quanto col tempo cosi come il cibo, si deteriorano.

Outward Recensione  PC – Il Combat System che ti riporta ai Souls

Pur essendo un GDR non si avanza di livello con il personaggio, ma si acquistano semplicemente le abilità in cambio di monete dal relativo istruttore, basilare infatti è parlare con tutti gli NPC del gioco, per scoprire il tipo di abilità che offrono ed in caso acquistarla, questo aiuta a destreggiarsi meglio negli scontri così da infliggere ingenti danni agli avversari.

Il combat system ricorda moltissimo Dark Souls, legnoso, per niente reattivo, macchinoso, difficile da gestire.

Se non avete giocato i Souls ci vuole tempo per abituarsi ad una meccanica cosi “primitiva” e lenta, che causa spesso attacchi a vuoto, frustranti e punitivi perchè missare più di un attacco vuol dire svenire e ritrovarsi chissà dove nel mondo di gioco, dove nel peggiore dei casi siamo stati anche derubati del nostro equipaggiamento!

Tornare a casa diventa un’impresa molto ardua se il viaggio che stavamo affrontando ci ha portato in terre lontane.

Infatti il mondo di gioco è suddiviso in microaree accessibili solo con il numero giusto di razioni di cibo (che somigliano a dei biscotti) quindi se perdiamo anche quelli è un bel problema!

Outward – La parola d’ordine in questo titolo è farmare! Sempre e ovunque! Non ve lo dimenticate mai!

Il sistema di crafting è ben fatto, si può craftare praticamente tutto, dal fuoco da campo, alle armi, al cibo, alle pozioni ecc.ecc.

Possiamo preparare diversi cibi anche mescolando ingredienti di nostra iniziativa, metodo migliore per scoprire nuove e gustose ricette che danno diversi benefici (potrebbe anche uscirvi una sbobba eh, sono i rischi dei provetti chef!), oppure si possono cucinare le ricette di base raccogliendo gli ingredienti richiesti.

Si possono preparare anche incantesimi per le armi con elementi tipo fuoco, veleno, sanguinamento ecc.ecc. che hanno però una durata limiutata, non sono infiniti quindi, tenetelo presente ed in base a questo quando andate in esplorazione raccogliete tutto, perchè nulla è inutile, sia per creare che per vendere e rimediare quindi denaro, che può essere utile per imparare le abilità (come detto prima).

Dovete fare attenzione a quello che mangiate e ai vari cambiamenti climatici che influenzano la salute del personaggio.

Stare ad esempio sotto la pioggia provoca il raffreddore, oppure possiamo prenderci un’infezione intestinale se abbiamo mangiato qualcosa andato a male. Per farla breve come nella vita reale, se non ci si prende cura di noi stessi ci si ammala.

Le missioni non avendo una mini mappa non vengono localizzate da nessuna parte, è tutto completamente lasciato in mano al giocatore, che ha il compito di scoprire sulla propria pelle dove andare, cosa fare e che tipo di equipaggiamento portare.

Outward – Tecnicamente parlando, gradevole ma non eccelso

Anche se per questo tipo di titolo la grafica a nostro parere non è rilevante e non compromette il nostro giudizio finale, a onor di cronaca c’è da dire che se vi aspettate un The Witcher 3 non ci avviciniamo minimamente.

Ma il fascino di Outward risiede nel gameplay realistico, che ci ha costantemente messo alla prova, spingendoci a testare praticamente tutto, prima di capire e imparare che nulla può essere dato per scontato, nemmeno la semplice passeggiata nei pressi delle mura.

Abbiamo riscontrato un paio di bug fino ad ora: Una forma di pane che ci inseguiva sul terreno, e lo zaino che sparisce quando si sviene.

Per il resto pur non eccedendo in ogni aspetto, questo gioco potrà appassionare gli amanti di genere che non baderanno di certo a quanti pixel o bug si vedono su schermo, ma rimarranno piuttosto affascinati da tutto ciò che il gioco offre, anche se abbiamo comunque apprezzato dei bellissimi scorci suggestivi con colori vivi e caldi.

Il gioco insomma visivamente è gradevolissimo da guardare, questo ve lo possiamo assicurare.

Nemmeno il comparto audio offre chissà quale colonna sonora, però nel complesso ha il suo perchè e funziona a dovere tra le varie situazioni di gioco.

Outward – In conclusione

In conclusione, ve la mettiamo spassionatamente in questo modo: Outward è un titolo diverso dal solito, in cui caratteristiche ed elementi di vario genere si mescolano tra loro, offrendo un gameplay che esce dagli schemi classici e spinge il giocatore ad esplorare non solo il vasto open world, ma anche tutte le varie dinamiche di gioco, in conseguenza soprattutto al fatto che non ci vengono date indicazioni di nessun tipo.

La trama, insieme al comparto grafico, non eccede per interesse, anzi risulta quasi marginale, tanto da diventare presto dimenticabile.

Ad inizio avventura, dopo aver saldato il “debito di sangue”, dovremo scegliere con quale “fazione” partire, il resto sarà marginale.

A nostro parere un titolo che consigliamo agli amanti dei GDR, tenendo presente che ha alcuni elementi classici e alcuni innovativi, non per tutti quindi, ma per i pochi che sanno apprezzare il genere in ogni sua declinazione e che hanno qualche affinità con i survival. 

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Alessia Lara Padawan – Romana, youtuber, nerd fino al midollo, adora film, serieTV, cartoni animati ed è malata da anni di una grave forma di dipendenza dai videogames. Il suo motto è: “Se credi anche lontanamente che ne valga la pena… allora GIOCALO!”