Metro Exodus – Recensione – PS4, Xbox One, PC

Metro Exodus recensione – di Alessia Lara Padawan

4A Games ritorna con Metro Exodus, il terzo capitolo della serie survival horror, che stavolta ci proietta in un semi open world bello ed ostile, dove la claustrofobia della vecchia metro, rimane solo un piacevole ed indimenticabile ricordo.

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Metro Exodus – Premessa

E’ difficile parlare di un titolo come questo, con le sue sfumature, le sue atmosfere, mantenendo il giusto distacco per analizzare a mente lucida senza farsi coinvolgere troppo dall’affetto che questo brand si è guadagnato nel tempo, con i suoi pregi e suoi difetti…

Metro Exodus è basato sui romanzi post apocalittici di Dimitry Glukhovsky, la profondità della storia di Artyom è stata raccontata sempre con grande accuratezza, nonostante nei precedenti capitoli la location ci tenesse “prigionieri” nella desolata buia ed inquietante metropolitana, quello che ha sempre distinto il brand è sicuramente la grande capacità di tenere vivo il gioco grazie ad una narrativa di notevole spessore.

Questo nuovo capitolo, che ci catapulta in un semi open world, alla ricerca di sopravvissuti, risposte e di se stessi, sarà il degno epilogo che ci si aspetta? Ve lo raccontiamo nel nostro viaggio insieme al buon Artyom senza spoiler!

Metro Exodus – Il viaggio della speranza

Con queste premesse si apre quindi Metro Exodus, che come il titolo stesso lascia intendere, ci spingerà molto lontano da Mosca.

Il gioco, però, non è un seguito diretto di Last Light, bensì il sequel del romanzo Metro 2035, che va così a chiudere l’intero arco narrativo dedicato ad Artyom.

Durante una perlustrazione, la prova tangibile che oltre alla metropolitana, in superficie, c’è ancora vita… Un treno, fa il suo ingresso in scena e così la speranza lascia spazio alla certezza nel cuore di Artyom e della sua Anna. Al treno verrà dato il nome di Aurora, e sarà il nostro mezzo di locomozione per raggiungere mete lontane, inseguendo la speranza di trovare qualcosa dove ricominciare, alla ricerca di risposte, che presto o tardi, potrebbero finalmente arrivare.

Nel nostro lungo viaggio siamo accompagnati dagli Spartani, un gruppo di forze speciali al cui comando c’è Miller, il padre di Anna, a cui abbiamo spesso in passato dato una mano in più di un’occasione.

Puntando tutto sull’esodo, questo nuovo capitolo, ha aperto al gameplay interessanti possibilità, sia in termini di varietà delle ambientazioni, sia per l’esplorazione, che offre svariate diversificazioni. Nulla a che fare con le gallerie buie e claustrofobiche del passato, qui infatti si passa da paesaggi innevati ad altri desertici, a verdi foreste, e all’aria aperta cambia sensibilmente tutto!

Metro Exodus – Il semi open world ed il sistema di crafting

Forse gli ambienti aperti danno meno il senso di inquietudine che si provava nei tunnel della metro, dove ci si aspettava sempre l attacco di qualcosa di terribile da un momento all’altro, al buio e con poco spazio per muoversi e scappare.

Vien da se che la componente horror, negli spazi aperti, ne risente un po’, anche se ci ritroviamo in ogni caso in ambienti chiusi spesso e volentieri; non tutta la storia si svolge all’aperto.

C’è da dire che in superficie si ha modo di guidare anche con alcuni mezzi, pur non essendo un Open World puro, si ha modo di esplorare una vasta mappa, lo potremmo paragonare ad un The Last Of Us per farvi capire in che misura si può esplorare.

L’esplorazione ci da modo di raccogliere materiali, fondamentali per il crafting, introdotto con questo capitolo, per avere un’equipaggiamento sempre ben attrezzato e ci consente di portare a termine le richieste dei nostri compagni. Inoltre la scoperta degli avamposti ci permette di assemblare le armi sul tavolo da lavoro, oltre ad offrirci un riparo sicuro, dove riposare alternando cosi il ciclo giorno/notte.

Affrontando missioni di giorno ovviamente l’incontro con creature mutanti è ridotto, ma si rischia di essere più visibili ai nemici, mentre di notte gli incontri poco piacevoli con i mutanti sono notevoli, ma di contro si ha la possibilità di sorprendere i nemici con il favore della notte, prendendoli alle spalle con un accurato e sempre efficace stealth!

Come nei precedenti capitoli la legnosità del personaggio non cambia, così come le armi che più si sporcano e più funzionano male, quindi la pulizia è fondamentale!

Tra le novità, oltre al crafting, troviamo lo Zaino, che si apre in qualsiasi momento senza interrompere l’azione di gioco, e ci da accesso a molteplici cose da poter fare, come ad esempio: creare medikit per ripristinare la nostra salute, creare armi da lancio ed altro. Invece per la pulizia delle armi oppure per interagire con l’attrezzatura in uso bisogna essere ad un banco di lavoro, che è presente sia sul treno (l’Aurora) che negli accampamenti che man mano scopriremo.

E’ possibile invece modificare le armi in uso in qualsiasi momento, cambiando un mirino, una canna, un caricatore e cosi via, recuperando anche le modifiche dalle armi che troviamo a terra sui nemici oppure nascoste da qualche parte.

Ciò che rimane del passato invece, e che rende il titolo unico nel suo genere, sono la maschera antigas, l’orologio per avere sempre sotto controllo la durata dei filtri, il taccuino, la mappa per avere sempre presente il punto di destinazione, l’accendino e la dinamo da usare per la torcia. L’utilizzo di tutto l’equipaggiamento non è proprio immediato da imparare e padroneggiare, richiede il suo tempo, ma basta prenderci un po’ la mano.

Metro Exodus – Le ambientazioni suggestive, l’IA che non sa cosa deve fare, qualche bug di troppo e i caricamenti troppo lunghi

In termini visivi questo capitolo rende moltissimo; le ambientazioni sono tutte ispirate grazie all’ottimo level design, panoramiche difficili da passare inosservate, si va da paesaggi innevati a terre dai colori caldi, con credibilità.

L’uso davvero sapiente delle fonti di luce, i cambiamenti atmosferici, la maschera che si sporca, tutto questo rende l’esplorazione uno spettacolo per gli occhi!

Di contro a tanta bellezza, presente sotto molti aspetti, c’è purtroppo da dire che la legnosità che contraddistingue ogni personaggio nei movimenti e nelle espressioni facciali rimane uno degli aspetti che sinceramente ci aspettavamo di non ritrovarci anche in questo capitolo.

In generale è invece azzeccatissima la colonna sonora, che accompagna l’evolversi dell’azione ottimamente, così come gli effetti sonori, quando si spara, i bossoli che cadono a terra, i versi terrificanti delle creature, il rumore del vento e i suoni degli agenti atmosferici, danno veramente tanto in termini di ansia, quindi possiamo dire che pur non essendo esente da difetti, i pregi fanno quasi dimenticare quel che non soddisfa… Come delle inspiegabili compenetrazioni poligonali.

Un’altra nota dolente è la reattività dell’IA! Alan Wake era poco poco più reattivo, ma di sicuro non aveva le reazioni inspiegabili che abbiamo trovato in questo capitolo di Metro.

I nemici che di punto in bianco dopo averci scoperto rinunciano a cercarci tornando alle loro faccende, questo accade di notte, mentre di giorno attaccano come se non ci fosse un domani, tipo kamikaze impazziti, senza mai mettersi al riparo, così da renderli vulnerabilissimi.

Discorso diverso invece per le creature mutanti, che quando attaccano lo fanno in maniera costante, senza ritirate, a testa bassa insomma! Finchè non vi uccidono!

Questo gioco sa essere punitivo, anche a difficoltà normale, tenetelo presente eh!

La durata della campagna, giocata a livello normale è di circa 20 ore, e racconta la vita di Artyom nell’arco di un anno circa. 

Se invece decidete di esplorare tutto quello che può darvi il gioco, facendo anche tutte le missioni secondarie e dedicandovi all’esplorazione, siamo sulla trentina o forse più, dipende dal vostro stile di gioco, l’esplorazione da se fa “perdere” molto tempo, abbinata alla campagna completa di secondarie, fatevi due conti! La longevità non manca!

Pur non mantenendo il ritmo serrato degli altri capitoli, per la componente Open World, esplorando vi ritroverete immersi in tante storie, a volte raccontate tramite appunti, oppure file audio, altre invece incontrando i vari personaggi sparsi nel mondo di gioco, ed in base alle scelte che farete, tra uccidere o meno un nemico di una fazione, potrebbero anche cambiare alcune situazioni.

Consiglio spassionato: questo titolo va giocato con le cuffie, per una più completa immersività, paura e ansia in game!

Fate attenzione ai dialoghi, ce ne sono molti e a volte i volumi del parlato hanno picchi di calo impressionanti (ma davvero impressionanti eh!), quasi da non sentirli più, quindi potreste perdervi qualche consiglio o peggio ancora dei passaggi fondamentali della trama. L’uso dei sottotitoli risolve il problema, anche se rimane un bug che andrebbe risolto al di là dei sottotitoli, che però per ovviare al problema sono caldamente consigliati!

Altra nota dolente sono i caricamenti! Quando si muore e si torna in partita, bisogna aspettare veramente troppo! Almeno per quanto riguarda la versione giocata da noi su PS4.

Metro Exodus – Tirando le somme

Un terzo capitolo diverso, un FPS che non perde la sua identità, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la sua identità, anche se all’inizio può spiazzare, ma le novità come il sistema di crafting e la possibilità di esplorare la superficie nel semi Open World, lasciano presto spazio all’entusiasmo, di una nuova avventura sotto l’aspetto non solo puramente visivo, introducendo splendidi giochi di luci, paesaggi e nuovi orrori da affrontare, ma anche sotto quello puramente narrativo.

Alcuni difetti tecnici hanno tentato di scoraggiarci, ma andando avanti abbiamo appunto apprezzato la trama e un gameplay ricco di cose da fare, capace di regalare sempre momenti di tensione e paura, come in passato, anche se in maniera diversa, per un finale emozionante.

Detto questo, a noi questo Metro Exodus non è dispiaciuto, sicuramente diverso, ma le emozioni che questo brand riesce a trasmettere rimangono le stesse di sempre, con una nota nostalgica ai tunnel indimenticabili dei primi capitoli.

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Alessia Lara Padawan – Romana, youtuber, nerd fino al midollo, adora film, serieTV, cartoni animati ed è malata da anni di una grave forma di dipendenza dai videogames. Il suo motto è: “Se credi anche lontanamente che ne valga la pena… allora GIOCALO!”
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