Soldado (2018) – Recensione – Cinema di Seconda Mano

Soldado – recensione di Edoardo “Edux” Babbini

Soldado è sicuramente un azzardo sotto ogni aspetto produttivo. Taylor Sheridan si trova infatti a dover espandere una sceneggiatura conclusasi nello scorso film e per metterla in scena viene chiamato Stefano Sollima. Il regista italiano, sicuramente noto in patria per “ACAB”, “Suburra”, la prima stagione di “Gomorra” e “Romanzo Criminale – La Serie”, per il pubblico estero poteva risultare invece poco accattivante. Sarà dunque riuscito a fugare questi dubbi il prodotto finale?

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Soldado – La costruzione di un conflitto

Se Sicario si poneva nel mezzo del conflitto col cartello messicano, Soldado mostra come costruirne uno.

Gli USA, a seguito di attacchi di matrice terroristica sul loro territorio, sospettano che i narcotrafficanti aiutino cellule islamiche a infiltrare nel paese dei militanti. I vertici della Difesa decidono dunque di sfruttare questo dubbio per inserire i narcos nella lista dei terroristi e avere quindi ulteriori mezzi per poterli colpire e controllare. Decidono quindi di inviare Matt Graver (Josh Brolin) ed una sua squadra per dare vita ad una guerra tra cartelli. Guerra che verrà sfruttata dagli Stati Uniti quando saranno legittimati a intervenire sul territorio coi nuovi mezzi a loro disposizione.

Nella costruzione di tale conflitto il personaggio cardine sarà Alejandro (Benicio del Toro), che ci mostrerà le conseguenze di tali operazioni sia con lo sguardo del carnefice, sia con lo sguardo della vittima.

Mostrando infatti aspetti della guerra di frontiera più oscuri e sconosciuti sarebbe stato fallimentare descriverla col nudo realismo del precedente capitolo. Per questo motivo il focus narrativo si sposta sulle persone che si trovano in questa oscurità e le situazioni dove potrebbero trovarsi diventano da vere a verosimili. Tale focus però si porterà dietro alcune scelte di sceneggiatura già viste in molte altre pellicole.

Soldado – I Personaggi e la Frontiera

La costruzione dei personaggi diventa quindi centrale ed è nella loro scrittura che si è giocata la partita di Soldado.

Da un lato del confine abbiamo Matt Graver, freddo e spietato come lo conoscevamo, dall’altro Alejandro e Isabela Reyes (Isabela Moner), ovvero uno spietato sicario e la figlia di un boss del cartello. Entrambe le parti in gioco vedranno sgretolarsi il terreno sul quale hanno sempre camminato e le certezze per le quali hanno creduto di lottare.

Il sistema dove nuotano ha ormai troppi cadaveri sepolti e alcuni di essi non potranno che venire a galla. La spietata logica statunitense non fa sconti nemmeno a chi si sia sporcato per essa ma anzi, è sempre stata pronta a sacrificare i suoi soldati “migliori”. Ed è questo il filo seguito dalla pellicola per instillare poche gocce di umanità nei personaggi che abbiamo visto agire senza la minima remora morale.

Nel fare ciò emerge sicuramente vincitrice la scrittura dei personaggi ma risulta meno chiara e limpida la critica al sistema mossa già dal primo film. Guardando infatti Soldado senza aver visto o mal ricordandosi Sicario si rischia di vedere alcune scelte quasi un velato elogio alla potenza americana.

Soldado – Il fattore Sollima

C’è poco da girarci intorno, il lato tecnico di Soldado rischiava di uscire sconfitto nel confronto con la messa in scena ineccepibile di Villeneuve. Sollima decide quindi furbamente di mantenere inalterata la colonna sonora e apportare solo qualche modifica alla fotografia di Sicario. Rimane quindi si fredda e cupa ma con l’aggiunta di esplosioni di colore in situazioni che non posso però svelarvi. Così facendo l’impatto con lo spettatore risulta attenuato e permette a Stefano di poter lavorare più liberamente sulla regia.

Le scene d’azione sono infatti meno dilatate e più serrate. Il montaggio veloce ma mai frenetico si sposta come un proiettile tra tutti gli attori in scena e segue, così facendo, il punto di vista di ognuno di essi.

I dialoghi sono più statici e rendono la mimica corporea degli attori la padrona di casa nelle suddette scene. L’effetto complessivo a essere onesti non risulta quindi così lontano da Villeneuve, ma alcune scelte registiche, seppur timidamente, mostrano la cifra stilistica del regista nostrano.

Soldado – Leggi non scritte

Soldado mostra quindi il disinteresse per le vite dei singoli quando vi siano interessi di politica militare nel nome dei quali un paese decide di lottare.

La tutela dei propri cittadini avviene a discapito di quelli di paesi spesso privi di colpa ma da punire politicamente e militarmente. La “lotta” ai narcotrafficanti è portatrice di interessi sottesi tali da giustificare profondi traumi nella popolazione civile. 

Seppur zoppicando in un paio di passaggi il giudizio sulla frontiera non muta e continua a mettere in luce le leggi non scritte che la regolano; leggi che però possono mutare da un giorno all’altro a causa di un singolo passaporto.

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Studente di Giurisprudenza e appassionato di cinema, letteratura, videogiochi, fumetti e serie televisive. Le ore che non passa a studiare o interagire con gli altri esseri umani le passa ad approfondire nel modo più completo e approfondito le sue passioni. Il suo motto: “A ogni epoca la sua arte, all'arte la sua libertà”!