Sicario (2015) – Recensione – Cinema di Seconda Mano

Sicario – recensione di Edoardo “Edux” Babbini

Diretto da un Denis Villeneuve in stato di grazia e sceneggiato da quel geniaccio di Taylor Sheridan, Sicario mostra con verità e crudezza la moderna frontiera messicano-statunitense senza risparmiare alcuna delle parti in causa nella sanguinosa guerra portata su schermo.

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Sicario – La Trama

La storia di Sicario prende piede a Phoenix. In seguito a un’operazione dell’FBI andata storta Kate Macer (Emily Blunt) e Reggie Wayne (Daniel Kaluuya) vengono trasferiti in un’unità speciale diretta dall’agente della CIA Matt Graver (Josh Brolin) e dal misterioso Alejandro (Benicio Del Toro).

Compito di questa Task Force sarà estradare Guillermo Diaz, fratello del rinomato e temuto narcotrafficante Manuel.

Da questa base apparentemente semplice e lineare Sheridan costruisce lentamente e con pacata costanza un invisibile fronte di guerra composto da segreti di stato, interessi velati, vendette personali e scomode verità. Fronte che viene traslato in immagini da Villeneuve scegliendo come forma quella del “Neo-Western”

Sicario – Le due anime della regia

Sicario è nella sostanza un film con due anime: una di costruzione e una di distruzione. Ogni azione compiuta o decisione presa è indotta da un ragionamento politico sotteso e ogni conseguenza, anche ove abbia risvolti tragici, è voluta e pianificata.

Ed è proprio nel rappresentare questa realtà che Villeneuve costruisce i dialoghi e le scene investigative che si consumano dietro le quinte dell’opinione pubblica. La quale verrà alla luce in sanguinose e distruttive azioni para-militari magistralmente girate.

La regia, composta da piani sequenza costruiti con droni e camera a mano, porta infatti eleganza e pacatezza in scene al cardiopalma ove un singolo movimento sbagliato potrebbe comportare il fallimento dell’intera operazione.

Non c’è spazio per movimenti bruschi e avventanti, ma solo per una calcolata freddezza. Ampie inquadrature della desolata frontiera entrano dunque delicatamente nei blindati o nei cunicoli utilizzati per trasferire la droga negli USA per poi spostarsi negli occhi dei personaggi ed uscirne per posarsi sull’elemento di scena successivo. Con lenti movimenti vengono enfatizzati tutti gli attori in scena, tutti i luoghi mostrati e tutti i proiettili sparati. Ogni pressione sul grilletto è narrativamente importante e ogni movimento di un personaggio fa parte di una precisa coreografia.

A tale ineccepibile regia si accompagna una fotografia cupa e grigia, ben lontana da quei colori caldi e accesi che ingenuamente si accostano sempre al Sud America nell’immaginario collettivo. I colori taglienti sono inoltre in grado di mostrare l’assoluta mancanza di gloria e giustizia nelle azioni compiute nella lotta al narcotraffico, nonostante esse dovrebbero essere compiute al fine di sradicare suddette organizzazioni criminali.

Sicario – I personaggi

Il secondo pilastro a reggere la costruzione di Sicario è la scrittura dei personaggi, la quale si muove su due strade parallele.

Sul primo binario verrà infatti approfondita Kate Macer, mentre sul secondo Matt Graver e Alejandro.

Ogni aspetto che conosceremo della prima corrisponde però ad un oscuro retroscena degli altri due personaggi; i quali rimarranno perennemente avvolti da una nube di mistero.

In questa duplice via lo spettatore si troverà proiettato negli occhi dell’agente del Bureau e troverà quindi anch’esso sempre più oscuri e difficili da decifrare i ruoli della CIA e del sicario ad essa affiancato.

Questa dicotomia nella scrittura rappresenta perfettamente il ruolo degli Stati Uniti d’America nella frontiera, ruolo costruito sul far luce su una vicenda per poter in realtà agire nelle ombre da essa generata.

Ciò che la protagonista compirà nel nome di un’istituzione sarà quindi sempre e solo un modo per poter agire segretamente dietro ai riflettori. Il suo ruolo sarà quindi avvolto da una perenne nube di incertezza, la quale si dissiperà solo al termine della pellicola.

Fondamentale è però specificare come la situazione di confusione e incapacità di agire della protagonista non siano utilizzati da Villeneuve per indebolirne la forza, bensì, come emerge d’altronde in ogni altro lavoro del regista, per sottolineare come solo una donna possa lottare e prendere ardue decisioni in situazioni così dure e complesse.

Non sarà il branco di lupi intorno a Kate a banchettare con le sue carni, bensì l’istituzione che si trovano a “rappresentare”.

Sicario – Briglie a stelle e strisce

Questi elementi, uniti a una colonna sonora martellante e metallica, mostrano dunque una frontiera spietata, cruda e inesorabile.

Non esiste alcun interesse a fermare il narcotraffico ma lo si vuole solo imbrigliare in redini a stelle e strisce. Il confine non è altro che un campo di battaglia dove si consumano faide politiche nascoste in operazioni istituzionali. Nessuno può fermare i meccanismi instauratisi e, dove sembra il contrario, è parte di un disegno più ampio.

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Studente di Giurisprudenza e appassionato di cinema, letteratura, videogiochi, fumetti e serie televisive. Le ore che non passa a studiare o interagire con gli altri esseri umani le passa ad approfondire nel modo più completo e approfondito le sue passioni. Il suo motto: “A ogni epoca la sua arte, all'arte la sua libertà”!
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